31 marzo 2006

C'è posta per me ma solo dall'Unione

Che avrei votato per FI era scontato. Non sarebbe stata di certo l'ultima lettera di Romano Prodi a farmi cambiare idea. Ma quanti elettori all'estero sono determinati come Perla? La furia antiberlusconiana che ogni giorno si scatena dai media stranieri non aiuta certo l'elettore italiano all'estero ad esprimere un sereno giudizio e un voto ponderato. Per questo mi aspettavo che dall'Italia la macchina organizzativa della Cdl (ma esiste?) si muovesse con tempestività olimpionica inondando le circoscrizioni estere di materiale informativo sull'operato del governo. E invece nulla! All'opposto ho potuto apprezzare ancora una volta l'efficienza bellica della propaganda unionista. Da oltre una settimana il centrosinistra si è peritato di mettermi al corrente dei disastri compiuti da Berlusconi in questi suoi cinque anni a Palazzo Chigi. A tempo debito noi Italiani in Europa siamo stati messi a giorno del programma e dei candidati prodiani ma nulla ancora abbiamo avuto la grazia di leggere di provenienza Cdl. Immagino allora che le scelte della quasi totalità degli elettori si baseranno sulle parole dell'Unione e su quelle di "Citizen Berlusconi". (!?) La tempistica della corrispondenza dall'Italia è quasi scientifica: tutto il materiale dall'Unione è arrivato precisamente il giorno precedente alle schede elettorali inviate dal Consolato! Naturalmente questo significa che quello stesso giorno dall'estero si poteva votare e ogni giorno di ritardo da parte del centrodestra sarebbe potuto ipoteticamente concretizzarsi in un voto in più per l'unico schieramento che si era messo con superba puntualità all'attenzione dell'elettore. Ecco una piccola parte del materiale informativo entrato nelle case degli Italiani in giro per il mondo.

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30 marzo 2006

Liberali si nasce, Neo-Lib si diventa? Jinzo ci prova

Jinzo è bravissimo e il suo blog Italian libertarian sarebbe da leggere ogni giorno, oggi più che mai, per seguire l'iniziativa (accolta con grande entusiasmo, anche da Arturo Diaconale e dal suo giornale L'opinione) lanciata proprio dal nostro Jinzo che consiste nella formazione di un nuovo soggetto politico denominato Neolib. Come non condividere questa idea se si è oppure ci si sente genuinamente liberali? Infatti io sono d'accordo e, nonostante la distanza che mi separa dai promotori dell'iniziativa, mi sento vicina idealmente e quel che posso, coi miei scarsi mezzi, lo farò. Ammetto però di essere sempre stata un pò scettica sui tentativi di aggregazione di partiti che non fossero fondate su basi più solide del mero, per quanto lodevole, incontro delle idee. Chiunque sa quanto sia fondamentale, in simili prospettive, passare velocemente dalle parole ai fatti e i fatti richiedono denaro per la loro concretizzazione. Bisogna allestire sedi dalle quali lanciare le iniziative per consolidare, diffondere e ingrandire il progetto e questo comporta costi economici non indifferenti. Poi c'è la battaglia per la conquista degli spazi per la presentazione del progetto e dei suoi rappresentanti, la scelta dei quali spesso diventa lo scoglio contro il quale si infrangono i migliori ideali. Nel caso dei liberali poi c'è l'aggravante del carattere individualista e indocile del singolo soggetto. Il liberale è per definizione insofferente ai vincoli di partito e si assoggetta malvolentieri alle decisioni delle quali non é promotore in prima persona. Lo so, lo so, sto semplificando ed estremizzando, però credo che quando Diaconale lamenta il fallimento di precedenti tentativi di aggregazione pensi anche a dinamiche come queste tra le cause determinanti. Ciò detto, personalmente convinta come sono che liberali "si nasce" ("...e io lo nacqui," direbbe Totò) e che con lo studio delle teorie filosofiche ci si perfeziona, mi auguro che sempre più amici si scoprano finalmente liberali, (anche nel Nuovo Psi, perchè no?) magari proprio per collaborare al successo dei Neolib. Hai visto mai che questa sia la volta buona? In bocca al lupo, Jinzo!

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27 marzo 2006

Newsweek o l'amico americano

Questa mattina il "buongiorno" me lo ha dato Mario Calabresi (redattore capo di Repubblica) durante la sua rassegna stampa dei giornali in onda tutte le mattine su Radio3. La lettura delle prime pagine dei quotidiani italiani si è irritualmente arricchita (grazie al solerte giornalista di Rep.) della recensione di Newsweek Europa. Chi ha tempo non aspetti tempo e la rapidità con la quale Repubblica e l'Unità hanno divulgato la copertina del settimanale americano, sfruttando anche il servizio pubblico Rai, non può che lasciare ammirati oltre che stupefatti. Forse sono troppo di parte, forse vedo troppi film di Moretti, non so...eppure quest'uscita del periodico statunitense, che molto aveva fatto (secondo l' interpretazione della sinistra) per smontare l'entusiasmo dei suoi lettori in occasione della visita di Silvio Berlusconi alla Casa Bianca, non riesco a leggerla se non con lo stesso spirito col quale avevo guardato quell'orrendo manufatto che è "Citizen Berlusconi". Quasi nulla di ciò che viene scritto in queste redazioni estere contro l'Italia e il suo Presidente del Consiglio sembra farina del sacco dei loro inviati. Queste bassezze sembrano scritte da Furio Colombo, Curzio Maltese o Antonio Padellaro. Ma se anche così non fosse su gran parte della stampa estera pesa l'influenza dei "grandi" quotidiani italiani che attraverso le redazioni estere vengono ampliamente diffusi fuori dal nostro Paese. Ricordando come l'Unione tutta era insorta chiedendo l'applicazione della par condicio persino al Presidente Bush, anch'io mi appello alla legge per pretendere da Newsweek un'altra copertina con Silvio Berlusconi, questa volta però titolata e commentata da Emilio Fede, cribbio! Aggiornamento: Questo post è stato pubblicato anche su Libero blog. Lo trovate qui: http://liberoblog.libero.it/politica/bl3082.phtml

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24 marzo 2006

Troppi pupari muovono il Prodi e lui s'incarta

La lettura dei quotidiani di questi ultimi giorni offre spunti di riflessione molto melanconici sulla figura del candidato premier "leader" del centrosinistra. Commentatori, editorialisti, alleati e sostenitori di varia e vasta umanità sembrano fare a gara per portare il loro consiglio accorato al povero disarticolato Prodi sempre fuori tempo e fuori sincrono tra il labiale e i suoni da emettere. Se lo stucchevole Moretti implorava D'Alema di dire qualcosa di sinistra, altri oggi sembrano implorare il prof. (?!) di tacere quando parla e di parlare quando tace. Facile a dirsi ma difficile a farsi quando si "guida" una coalizione tanto eterogenea dalla quale spuntano tante teste alla ricerca parossistica di un'inquadratura, di un microfono o di una foto sul Corriere pur di aggirare la maledetta par condicio. La concorrenza nell'Unione è spietata e bisogna lanciarsi con felina rapidità appena il pupo Prodi smette di parlare o di tacere... Per cui ecco i moderati pronti ai blocchi di partenza quando Diliberto offende il nostro maggior alleato atlantico con truculente immagini di mani insaguinate che si stringono a Washington e non riceve le giuste reprimenda dal "leader unico" della coalizione. Una volta conquistata la ribalta con dichiarazioni moderatamente costernate i dirigenti centristi rientrano soddisfatti nei ranghi. Nella stessa circostanza gli fanno pronunciare parole astiose contro il presidente del consiglio invitato a parlare davanti al congresso degli Stati Uniti. Il giorno seguente viene strigliato dai suoi alleati e dai giornali amici per queste maldestre dichiarazioni anti italiane. Un quartiere di Milano viene messo a ferro e fuoco dagli autonomi e dai centri sociali e il pupo Prodi viene attivato e quello che riesce a dire questa volta scontenta quasi tutti. I moderati scattano in quanto avrebbe potuto essere più fermo nella condanna e gli smoderati scattano in difesa dei terroristi della piazza vittime della provocazione fascista e della volontà del governo (quindi di Berlusconi) di causare incidenti. Un giorno va al congresso della Cgil e abbraccia forte il compagno Epifani e i pupari lo fanno parlare, parlare. parlare di una totale sintonia col sindacato più conservatore e retrivo della trimurti. Ed ecco i i sedicenti liberisti fiondarsi nelle agenzie accusandolo di tradimento del programma (nb.: in quei giorni Montezemolo non trovò nulla da dire impegnato com'era a definire l'attuale un "governo del menga"). Un altro giorno il cardinal Ruini si rivolge ai cattolici condannando i pacs e il riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali e il pupo Prodi dichiara condivisibili le parole del cardinale. Il tempo di leggere l'Ansa e via con gli smarcamenti: rosa nel pugno. comunisti italiani e rifondati, verdi e consumatori fanno ressa e sgomitano per trasmettere una sdegnata citazione anticlericale e antiprodiana. L'ultimo scherzo gli è stato propinato ieri l'altro quando si è accorto che stava parlando del Dipartimento di Stato americano come se ne fosse lui i direttore. Di fronte a un'iniziativa d'ufficio della Sicurezza degli USA che allerta i suoi cittadini presenti in Italia a tenersi lontani dalle manifestazioni di piazza che possono degenerare in violenze, (come troppe volte è accaduto) lancia accuse all'amministrazione americana, telefona all'ambasciatore a Roma Ronald Spogli e al Presidente della Repubblica Ciampi e, se qualcuno non l'avesse fermato, temo che avrebbe chiesto il rientro della delegazione diplomatica italiana a Washington. Povero Prodi, anche stavolta i suoi amici giornalisti si sono trovati più d'accordo (senza darlo a vedere) col Cav. e lo hanno pazientemente consigliato di tacere prima di attaccare un Paese come quello americano perchè mal gliene potrebbe venire una volta presidente del consiglio. E che dire dell'ingorgo di parole impossibile da districare ogni volta che parla di tasse? Chiunque riesce a strappare la cordicella del pupo la tira e gli fa dire sì alla tassazione delle rendite dei bot e dei cct mentre quell'altro gli fa dire no, solo quelli non ancora in circolazione. Ma Bertinotti dalla cabina di doppiaggio parte dicendo no, anche quelli già in circolazione ma solo oltre i 100.000 euro! Fassino gli strappa di mano la maniglietta e sussurra: "Romano tranquillizza tutti che non si tassa nessuno!" E le successioni? E le donazioni? E il cuneo fiscale che si può abbassare solo se si aumentano le tasse? Che fare? Che dire? Chi ascoltare? Impossibile capire.

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22 marzo 2006

Pochi giorni al voto ricordando un becero sciopero della sete

Com'è possibile votare Pannella e i suoi nuovi alleati! Io capisco tutto e posso anche accettare che la lotta politico-elettorale al fine di conquistare visibilità per un simbolo completamente nuovo come quello dei rosapugnanti dovesse aver bisogno di una strategia mediatica forte per arrivare al grande pubblico. Quello che è inaccettabile però, credo non solo per me, è che "l'operazione lancio" abbia utilizzato dei mezzi di propaganda troppo spudorati anche per un esibizionista estremo come Marco Pannella. Mentire al pubblico mostrandosi disfatto da cento e più ore di fame e di sete, con la voce ridotta a poco più di un rantolo, recitando la parte del Gandhi della domenica, anzi di "Buona domenica", carpendo la buona fede degli spettatori, puntando sull'emotività e la compassione, supera ogni limite della decenza anche in politica. Fummo tutti costretti a subire un gennaio di passione contro la nuova legge elettorale definita dai pannelliani "liberticida", "irrispettosa dell'illegalità", "antidemocratica", "immorale", "varata con l'unico scopo di impedire alla rosa nel pugno di presentarsi alle elezioni", "un ennesimo atto sfascista che mette l'Italia negli ultimi posti della graduatoria delle democrazie" ecc... Ascoltammo da Pannella dichiarazioni come questa: «Stiamo ponendo e proponendo un problema morale: si sta andando velocemente in una di quelle situazioni nelle quali poi nella storia i popoli si chiedono "come mai non ce ne accorgemmo"». Orbene: gennaio è passato e la norma che regola la raccolta delle firme per la presentazione dei simboli e dei candidati non è stata mai modificata. Eppure (come già sapeva chiunque avesse un minimo di conoscenza dei meccanismi elettorali, Pannella e compagni per primi) la presentazione della lista dei martiri della "lotta nonviolenta" contro questo governo fascista si è svolta con assoluta rapidità. Quella che secondo i sedicenti "laici liberali socialisti radicali" (ma quando mai!?) doveva essere una legge lesiva dei diritti fondamentali degli elettori, limitativa delle loro scelte pluralistiche, a quanto pare non ha impedito che al vaglio del Viminale venissero sottoposti 174 simboli per altrettante liste per le quali i promotori non hanno certamente temuto il numero di firme da raccogliere previste da questa legge. Ma quale questione di civiltà? Pannella ha per l'ennesima volta abusato della credulità popolare, ha abusato degli strumenti della nonviolenza, ha sfruttato il falso mito che si è cucito addosso e senza nessun pudore ha violentato la storia e la figura di Gandhi, appropriandosene per mediocri e meschini calcoli di squalida bottega elettorale. Ci sarebbe da ridere e da ironizzare molto sulle sceneggiate melodrammatiche del leader dei pannelliani ma sono troppi quelli che continuano a credergli e ha utilizzarne l'immagine per fini come questo e non c'è molto da ridere. Votarlo? Ma come è possibile? Costui si è alleato (anche per uscire dai suoi guai finanziari) con coloro che rappresentano tutto ciò contro cui diceva di combattere. Dopo soli 5 anni di un governo nuovo che ha operato con le grandi difficoltà che tutti conosciamo la parola d'ordine autogiustificativa di Pannella è "alternanza"! Alternanza a favore di chi? Di coloro che hanno governato e sottogovernato l'Italia da oltre quarant'anni?

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21 marzo 2006

I sette vizi capitali

Io la ringrazio tutti i giorni per l'allegria che mi mette leggere i suoi post ma questa volta Zanzara l'ha proprio combinata sporca coinvolgendomi in questa catena, cribbio! :-))) Vabbè ormai sono in ballo. Allora di cosa devo parlare? Ah sì, l'accidia: "l'indolenza nell'operare il bene" dice il catechismo. Ora capisco perchè i cattocomunisti dell'Unione vogliono obbligare tutti al servizio civile. Con me non funzionerebbe, sono troppo gelosa del mio tempo e dell'uso che mi piace farne. Lussuria? Tutto ciò che non è costrizione nel sesso è piacere puro, se poi vogliamo chiamarlo lussuria va bene ma non è vizio, è solo vita. Ira: boh... Qualche volta mi è capitato di arrabbiarmi ma l'ira proprio no. L'invidia la nomino spesso quando mi trovo davanti a qualcuno che ammiro e che non potrò mai eguagliare nel suo campo. Per esempio invidio Zanzara perchè sa dare piacere ai suoi lettori mentre io sono una pizza coi miei post...:-D -) Il vizio della gola non può essere accettato come peccato in quanto è paragonabile alla dipendenza da un'arte (diciamo l'ottava musa) per cui come esistono i collezionisti d'arte figurativa o i musicomani, io mi pregio di essere una buongustaia. Trascorrerei gran parte del mio tempo dentro i migliori ristoranti italiani apprezzandone le qualità gastronomiche, fino a scoppiare...:-D Sono generosa di tutto, del mio tempo, della mia persona e del mio denaro per cui l'avarizia la coltivo quando penso che tutto ciò che posso mettere a disposizione del mio prossimo verrebbe male adoperato o addirittura gettato al vento. No, la superbia no davvero! Ho troppo amore e rispetto per il mio prossimo per sentirmene superiore. E adesso a chi passare la palla? A... 2twins (per punizione visto che mi snobbano alla grandissima) Phastidio (per simpatia) Mikereporter (per simpatia) Lo Pseudo Sauro (per riprovarci) Saura Plesio - Nessie (per simpatia) Led (per simpatia) Barbara (per simpatia) Il partecipante a questo gioco pubblica un nuovo post nel proprio blog intitolandolo "I sette vizi capitali", scrivendo il proprio pensiero riguardante ognuno dei vizi. I Bloggers invitati a partecipare riporteranno questo regolamento nominando altri sette giocatori ai quali passare il test. Non bisogna dimenticare di avvertire i prescelti tramite il commento obbligatorio: "vieni a leggermi... e a confessare i tuoi peccati".

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19 marzo 2006

Silvio Berlusconi, il principe del Popolo dei Produttori

Se è vero che esiste un Popolo dei Produttori, come scrive lo psicologo liberale, libertario, autore di saggi sulla psico-politica prof. Luigi De Marchi, ieri Silvio Berlusconi si è presentato come il leader di questo Popolo che tale lo ha riconosciuto dalla platea della Confindustria. E' arrivato claudicante sul palco degli oratori e a tutta prima ha assecondato la paludatissima e ingessatissima organizzazione della convention vicentina per, poco dopo, scagliare lontano da sè la fastidiosa feluca calzata di malavoglia e lanciarsi nello sfogo. E' stato durissimo, riuscendo a scuotere così dal torpore la sua gente, i suoi antichi alleati tra quel Popolo dei Produttori schiacciato e tiranneggiato dai veri padroni dell'Italia: i burocrati, gli statalisti e la loro classe dirigente parassitaria. Il Cav. ha voluto difendere le idee che ha sempre considerato patrimonio condiviso da quel mondo che ancora ieri lo circondava ma che quelle idee si accingeva a svendere per allearsi al "nemico" di sempre. E allora ha gridato in faccia ai traditori la sua rabbia, mentre questi si stringevano tra di loro ormai già schierati col "nemico" di un tempo ma compagno nei salotti romani dei nuovi potenti di oggi. Infatti sul palco, come in un moderno Colosseo, sedevano i nobili col pollice verso mentre in platea l'entusiasmo per il ritrovato orgoglio da chi forse si stava rassegnando a consegnarsi mani, piedi e impresa, a una sinistra che, come ha detto persino Mario Monti, ha nella sua coalizione forze che impediranno ogni riforma auspicata dagli stessi imprenditori organizzati. Neppure il colpo della strega (una strega della CGIL, come ha detto scherzando) lo ha fermato. "La rabbia e l'orgoglio" sono echeggiati nella sala attraverso lo sfogo del premier, forse ancora intento a stropicciarsi le orecchie e gli occhi incredulo per tanto "capovolgimento totale della realtà". Dalla prima fila della platea il Della Valle-Casarini (uno che parla come quelli che è facile incontrare nelle birrerie dei centri sociali, intenti a bere Mecca cola e fumarsi uno spinello) gridava insulti mentre veniva fischiato dai suoi stessi colleghi. Più tardi il calzaturiero parlerà di clac e di una sala piena di infiltrati di FI. Vi ricordate i figuranti che applaudivano Berlusconi al Congresso americano? Ieri a Vicenza c'erano i clacchisti a conferma che non può esistere al mondo nessuno che possa spernacchiare un ricco capitalista di sinistra come Della Valle e applaudire un uomo in preda a confusione mentale come Berlusconi. Per questo, col sarcasmo degno di un disobbediente alla Caruso Diego, Della Valle ha dichiarato riferendosi al Presidente del Consiglio (al quale dà sempre del tu, come usa fra i compagni): «Mi preoccupa molto lo stato in cui ho visto Berlusconi. Tutte le persone che gli vogliono bene gli stiano vicino». Forse all'imprenditore neo global sfugge che, per poco che siano, sono comunque alcuni milioni i cittadini che vogliono bene al premier e che gli staranno vicino, pertanto non farebbe male a ricordarsene e non mancare di rispetto tutti coloro che hanno votato l'attuale capo del governo. Quanto avete appena letto è un testo semiserio o semiallegro, dipende dalla prospettiva, la parte seria della cronaca dell'assemblea di Vicenza sta nell'ipocrisia con la quale Montezemolo e Pininfarina (almeno su questo Della Valle è il più trasparente) cerchino di nascondere la scelta di campo che Confindustria ha compiuto da un pezzo. Sull'IRAP e sul cuneo fiscale Montezemolo è ottimista quanto Prodi su come trovare i fondi e magari andare oltre i i 5 punti promessi dall'Unione (anche 10 dice il pres. confindustriale), in contrasto con Tremonti, scettico sulla reperibilità dei finanziamenti. La parola concertazione non è uscita dalla bocca di Luca Cordero ma il senso di ciò che egli auspica va in quella direzione. Ascoltando l'intervento finale del presidentissimo Fiat, si può rilevare quanta indulgenza egli abbia speso verso il centrosinistra e quanta severità verso il centrodestra, persino criticando duramente la nuova legge elettorale. Ma le parole più chiare e inappellabili le ha pronunciate Andrea Pininfarina: "...A noi non interessano gli errori commessi nel passato ma giudicheremo ciò che verrà fatto nel futuro..." Queste parole, arrivate dopo quello che i giornalisti del Corriere chiamano "lo show di Berlusconi", sono risuonate come una promozione a Prodi e al suo nefasto programma.

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17 marzo 2006

Lettere kafkiane da Torino

Questa volta parlo per fatto personale. Sono arrabbiata, anzi inorridita! Da quasi sette anni ho lasciato l'Italia, l'ho fatto in pieno regime ulivista. Non è stato facile sciogliere tutto il groviglio di nodi burocratici di cui è ricco il sistema italiano: notai, carte bollate, veri furti legalizzati chiamati tasse, code agli uffici, odissee tra mediatori immobiliari senza scrupoli e tanto, tanto altro. In compenso nulla di tutto questo mi riservava la Norvegia: persone e uffici accoglienti, totale assenza di lacciuoli burocratici ad osteggiare il progetto di una futura vita in un Paese completamente nuovo e pertanto pieno di incognite. Quindi mentre ogni passo per lasciare l'Italia si presentava pesante e faticoso, ogni passo per entrare in Scandinavia procedeva talmente leggero da lasciarmi sbalordita. Così è stato all'inizio così è proseguito fino ad oggi. Dall'Italia, invece, sono continuate le piccole e grandi "persecuzioni" fino a quattro anni fa, dopodichè avevo creduto che il cordone ombelicale con la "madre patria della burocrazia" fosse stato finalmente e definitivamente reciso. Ieri purtroppo ho scoperto che non era affatto così...Nella cassetta della posta c'era una lettera di quelle alle quali non ero più abituata, tutta timbri e pessimi preludi. Arrivava da Torino (la città delle olimpiadi invernali che ha stupito il mondo per efficienza organizzativa, disponibilità e accoglienza) e in sintesi c'era scritto che l'esattoria comunale delle imposte mi riteneva irreperibile (eppure sono iscritta da sette anni nell'anagrafe dei residenti all'estero del comune, l'A.I.R.E.) e pertanto la mia pratica era stata sigillata in un plico e trasmessa in una non meglio definita "casa comunale" di una certa via della città. Perentoriamente, anonimamente, senza se e senza ma, mi si intimava di pagare omettendo di comunicarmi che cosa e quanto! Ben in evidenza era, al contrario, il numero di contocorrente sul quale versare l'ignota somma. La "gentile missiva" si sprecava in riferimenti a misteriosi articoli e commi dei codici civile e penale che rendevano ancora più inquietante e intimidatorio tutto l'insieme. Ho letto e riletto la pagina alla ricerca di un nome, di un numero di telefono, di uno straccio di riferimento al quale una persona distante poco meno di tremila km si potesse rivolgere per ottenere le essenziali spiegazioni, ma nulla di ciò era stato aggiunto. Solo chi ha letto "Il processo" del geniale Kafka, può capire quanta frustrazione e senso di impotenza si possono provare dopo la lettura di simili comunicazioni in autentico stile appunto kafkiano. Per fortuna esiste internet e a chi scrive non ha mai fatto difetto l'intraprendenza e la caparbietà con le quali partendo da quel poco di dati che aveva è riuscita, attraverso una via crucis tra i centralini musicali e call center di facciata, a raggiungere un direttore di sezione... Ho scoperto così che, dopo aver lasciato definitivamente Torino, non avrei mai pagato la tassa rifiuti al comune!!! Mi sono sentita una latitante ricercata dalla pubblica amministrazione locale nonostante ogni fine d'anno proprio il primo cittadino del capoluogo Chiamparino mi pregia di una sua corposa lettera con vari allegati (prodotta e spedita a spese della cittadinanza tutta) e che quindi tanto irreperibile non mi considera. Questa storia mi è apparsa ancora più kafkiana dopo che, ricerca su ricerca, ho potuto raggiungere telefonicamente l'attuale proprietario dell'alloggio in questione che quasi incredulo mi ha rassicurata sulla sua puntualità nei pagamenti della tassa in oggetto (come si dice in burocratese) mentre mi copriva di nostalgiche quanto inaspettate tenerezze (ma questo non c'entra, è solo che Perla è vanitosa e ama raccontare delle persone che pur avendola frequentata solo per poco tempo, non se la dimenticano a distanza di anni :-D). Ma torniamo a Kafka e alla vicenda dell'assurdo, da lui raccontata quasi un secolo fa e ambientata in una non identificabile città alla quale oggi (2006) posso dare un nome. Non so come riuscirò a cavarmela se non grazie all'aiuto dei parenti torinesi disponibili a intraprendere per mia vece trafile e insopportabili vessazioni di fronte ai vari sportelli del Comune anzi della "casa comunale". Certo è che colui che si è inventata la parola "casa" dev'essere stato un sadico o un commissario del popolo di sovietica memoria, vista l'inospitalità dell'ambiente domestico. Dopo aver vissuto sette anni in una realtà dove l'amministratore pubblica é sempre stata al mio servizio nel modo più trasparente possibile (pur non essendo io cittadina norvegese), mi ha riempita di incredulità e di una certa sofferenza l'essere stata catapultata nel suo opposto torinese.

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15 marzo 2006

Il Cav. lo trovò perfetto per la parte di un kapò ma si sbagliava

Relegare un grande condottiero tedesco e socialista come Martin Schulz nel ruolo di un mediocre kapò non è stato affatto di buon gusto da parte di Silvio Berlusconi. Basterebbe aver seguito con maggiore attenzione le straordinarie campagne politiche condotte dal deputato del PSE (molte rivolte contro Berlusconi e l'Italia) per rendersi conto di quanto egli sia più adatto alla parte di un furher che a quella di un anonimo kapò. Schulz è capogruppo del PSE al Parlamento europeo ma la sua indole di autentico duce lo spinge a invadere gli altrui lidi politici dove va cercando di imporre la sua volontà persino agli avversari. Così scrive una lettera agli otto capi di governo di centrodestra invitandoli a boicottare il premier italiano non partecipando al vertice del PPE in programma a Roma alla fine di marzo. Che importa se i leader europei esprimono la loro irritazione per la scorrettezza politica e per il cattivo gusto del kapò...scusate del furher socialista? Come il suo connazionale più famoso e più temuto, pure Schulz cerca alleati per combattere la sua guerra anche in casa del diavolo. Ma nonostante questa iniziativa abbia ricevuto solo reazioni piccate da parte dei destinatari, Schulz non si è dato per vinto e ha scritto (questa volta in compagnia di un altro passionario antiberlusconiano, il verde Cohn Bendit) al Presidente del PPE Wilfried Martens per chiedergli di fermare il Cavaliere Nero che in Italia sta per portare al governo un plotone di neo nazisti che inneggiano a quell'altro dittatore. Anche questa volta le risposte sono state alquanto seccate ma poco importa: queste, fuor di scherzo, sono vere e proprie astuzie mediatiche tipiche della sinistra italo-europea. La creatura di D'Alema e Amato nota come Fondazione Italianieuropei lavora molto e il D'Alema deputato europeo non occupa mica il suo tempo solo facendosi intervistare da Giannini per Repubblica. Ci sono molti elettori sparsi per l'UE, per cui è indispensabile lanciare questi drammatici allarmi contro l'Italia se poco poco possono portare voti all'Unione.

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12 marzo 2006

Umberto Eco il fomentatore chieda scusa ai Milanesi!

Se queste di Umberto Eco non vi appaiono parole gravi e fomentatrici di rivolta, allora proprio non so cos'altro si possa definire istigazione alla violenza: "Siamo di fronte a un appuntamento drammatico. Dal 2001 a oggi l’Italia è precipitata spaventosamente in basso quanto a rispetto delle leggi e della Costituzione, quanto a situazione economica e quanto a prestigio internazionale. Se dovessimo avere altri cinque anni di governo del Polo, rappresentati di fronte al mondo dai Calderoli e dalle ultime leve (appena arruolate in Forza Italia) dei più impenitenti tra i reduci di Salò, il declino del nostro Paese sarebbe inarrestabile e non potremmo forse più risollevarci. Quindi l’appuntamento del 9 aprile è diverso da tutti gli altri ..." -U. Eco- Queste sono le parole d'ordine infuocate che hanno fatto proprie i vandali politicizzati (quelli che non possono aspettare il 9 aprile) che ieri hanno terrorizzato adulti e bambini innocenti (toccante il post di Daw), devastato quartieri, incendiato e distrutto proprietà di povera gente "gravemente colpevole" di possedere un'auto o un motorino; ma soprattutto hanno ferito profondamente le regole democratiche che garantiscono la libera espressione delle idee come previsto dalla Costituzione che costoro (dai tempi dei girotondi di Scalfaro) agitano senza conoscerla e soprattutto senza osservarla. Mentre da ieri sera meditavo su questa degenerazione della lotta politica irresponsabilmente e stupidamente "comandata" dai cosiddetti "intellettuali" della sinistra, non avrei creduto che grazie a The Right Nation mi sarei potuta avvalere della testimonianza scritta di ciò che già in cuore sapevo. Ecco alcune frasi quindi molto esplicative di ciò che intendo: Da Indymedia: "by covo Saturday, Mar. 11, 2006 at 5:36 PM (...) ricordiamo a lor signor che la costituzione italiana vieta l'apologia del fascismo...ma pare che sia tempo che i fasci si candidino alla guida del paese..." " by liberale Saturday, Mar. 11, 2006 at 10:35 PM Ha ragione U. Eco quando sostiene che i nostri governanti hanno lavorato per ipotecare la fragile democrazia italiana. Le prove risiedono nella diffusa condanna dei fatti di oggi a Milano: i passanti avrebbero linciato i ragazzi che manifestavano la loro rabbia contro le autorità che vergognosamente hanno concesso diritto di cittadinanza ai coglioni fascisti ! Se l'Italia fosse un Paese democratico non dovrebbero esserci "autorità" (pagate dai lavoratori) che favoriscono manifestazioni di pazzi fascisti che professano l'abbattimento della democrazia. I giovani antifascisti hanno sbagliato a reagire con la violenza ma la Procura dovrebbe perseguire chi ha proditoriamente autorizzato la sfilata dei neri." Solo due esempi ma rappresentativi di come le menti fragili di questi fanatici "resistenti" possono essere facilmente armate dagli apologeti di un antifascismo sotto forma più di ossessione psicotica che di istanza politica. Quello che ieri Milano ha subito lo deve quindi anche a tutti coloro, Eco in testa, che dai fogliacci deliranti della sinistra "per bene" ogni giorno chiamano i loro "pacifici" lettori a vigilare e lottare contro i fasci alleati di quel "pazzo fascista e mafioso" di Berlusconi. Ma che lo dico a fare? Nessuno oserà alzare lo sguardo irriverente sul "genio" della cultura italiana e pretendere un atto di condanna per ciò che ha innescato. E Prodi? Prodi in questo caso non è preoccupato. Il terrorismo messo in azione dai suoi diretti e indiretti alleati "...non appartiene al nostro concetto di civiltà", questo è quanto ha affermato Romano Prodi e se lo dice lui... -Aggiornamento- Opinione di Camilleri, tratta dal Corsera di oggi 13 marzo.: "... Quanto a Berlusconi,«il suo è un regime strisciante. Non a caso un vero estimatore di Mussolini oggi non vota Fini, vota lui. Non sono d’accordo con l’editoriale di Angelo Panebianco sul Corrier e, l’allarme di Umberto Eco è giustificato: se decidesse di lasciare l’Italia in caso di una nuova vittoria del Cavaliere non lo biasimerei. Io invece resterò: non ho né l’età né la voglia per espatriare. Preferirei rompermi le corna, continuare a dare interviste finché sarà possibile». Rubrichista di Micromega , Camilleri è grande amico dell’ex procuratore di Palermo Giancarlo Caselli..." ---------------- Se non avessimo appena vissuto il terrorismo di piazza a Milano, ci sarebbe anche possibile ridere delle idiozie di Camilleri ma troppi Milanesi stanno ancora soffrendo sulla propria pelle gli effetti delle parole scagliate in libertà e leggerezza da emeriti imbecilli come questo.

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11 marzo 2006

La magistratura telecomandata e le ansie di Prodi

Prodi è indubbiamente definibile un ragazzo molto sensibile per come reagisce di fronte all'illegalità e alla menzogna. Infatti alla notizia per lui "inaspettata" dell'inchiesta sulle intercettazioni imputate all'ormai ex ministro Storace, diffusa dai media con la "consueta sobrietà", si è dichiarato istantaneamente "molto preoccupato". Qualcuno forse potrebbe notare una leggerissima contraddizione nei comportamenti del candidato a Palazzo Chigi, ricordando il mutismo assoluto che lo colse (di certo dovuto allo shock) quando emersero le malefatte dell'Unipol che portarono alle dimissioni dei suoi dirigenti, notoriamente organici ai Ds. Ammutolì in diverse imbarazzanti occasioni che coinvolgevano la sua parte politica, per esempio quando il neo candidato Caruso difese i terroristi di Hamas davanti alle telecamere di Al Jazira o quando altri suoi alleati bruciarono le bandiere americane e israeliane in piazza. Tacque recentemente (sempre per il forte turbamento) quando Diliberto insultò il Presidente e il Congresso degli Stati Uniti. Infine non è apparso per nulla preoccupato, anzi la cosa lo ha molto divertito, quando (dimostrando un ben strano senso dello Stato) si è fatto beffe del Parlamento, della legge e delle regole democratiche, sottraendosi alle prescrizioni della commissione parlamentare di vigilanza della Rai. Sì, Prodi è molto preoccupato ma noi umili cittadini lo siamo di certo più di lui. Ci preoccupa soprattutto che le procure offrano ai media interi fascicoli di inchieste dove un candidato alle elezioni è chiamato in causa dalla pubblica accusa e che ciò avvenga senza che nessuno reagisca appellandosi a uno straccio di codice sulla turbativa del sereno andamento di una campagna elettorale. Sappiamo che esiste un articolo del codice penale che punisce coloro che turbano l'ordine pubblico (Art. 656: Chiunque pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l'ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a lire seicentomila.); è accettabile quindi che in una vera democrazia si continui a cercare di condizionare la volontà degli elettori a colpi di indagini di certa magistratura senza che questo possa essere considerato reato? Abbiamo o no il diritto di preoccuparci per il fatto che anche in questa tornata elettorale Silvio Berlusconi sia stato colpito dalla procura milanese? A differenza del sig. Prodi che ne è il pupillo, possiamo preoccuparci per il comportamento della stampa che all'unisono e con gli stessi toni da apocalisse ha trattato l'inchiesta sulle intercettazioni telefoniche (di oltre un anno fa) ai danni di un candidato uscito tra l'altro vincitore su Storace? Possiamo sentirci molto ma molto preoccupati per questi arresti eseguiti tanto platealmente in favore dei media neanche si fosse trattato della cattura di Provenzano e dei suoi accoliti? Qualcosa non torna e soprattutto i tempi elettorali non tornano. L'esperienza di questi anni ci conferma che non c'è nulla di più scontato di un Prodi coniglio che tanto teme il suo brillante avversario da aver chiesto agli amici-compagni magistrati e giornalisti un altro aiuto (tanti ne sta ricevendo in queste settimane) al fine di indebolire la posizione del Presidente del Consiglio e trovarsi avvantaggiato grazie a queste propizie, per lui, vicende.

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7 marzo 2006

L'abbraccio mortifero tra Prodi ed Epifani

Questi sono tempi difficili, forieri di ogni sorta di incertezze    specie per coloro che, come noi liberali, moderati o semplicemente simpatizzanti della Cdl, si apprestano al voto di aprile senza essere sorretti da quella forza cieca ed assoluta rappresentata dall'odio per l'avversario e dalle antiche ideologie che ancora governano le scelte del popolo di sinistra. Noi elettori del centrodestra siamo, grazie al cielo, individualisti e problematici, pronti a scontrarci al nostro interno su tutto (ultima occasione il manifesto per l'Occidente) e uscendo sbattiamo persino la porta. E' giusto e intellettualmente sano che sia così e che i motivi di unione di intenti siano sempre dettati da oggettive ragioni politiche. Io credo di averne individuata una di ragione che vale davvero la messa in disparte di molti distinguo che ripetutamente ci fanno dimenticare la prospettiva inquietante rappresentata dalla possibile vittoria dell'Unione. Torniamo indietro al 4 marzo scorso e ricordiamo l'abbraccio tra i due nosferatu che rappresentano interessi che da decenni hanno vampirizzato le casse dello stato e, dopo soli cinque anni di apparente rallentamento, ritorneranno a farlo con ancora maggiore determinazione e libertà di manovra. Il prossimo governo di centrosinistra godrebbe indisturbato di una rete di protezione e di alleanze rappresentata dalla quasi totalità delle regioni nelle sue mani e dal numero impressionante di strutture locali istituzionali e para istituzionali sotto il suo controllo. Sarebbe il trionfo della concertazione che significherà governare col sindacato e con tutto l'indotto di affari e servizi che la Cgil di sempre controlla e alimenta a costi non indifferenti per la collettività. Quell'abbraccio pubblico tra Prodi ed Epifani offerto ai media come fossimo di fronte a chissà quale novità di alleanza tra i due da sempre sodali compagni, dovrebbe aver suscitato in molti di noi un impeto di orrore per ciò che evoca. Epifani, grazie al senso dell'umorismo di cui dev'essere molto dotato, ha fermamente ribadito il concetto di autonomia del suo sindacato dalla coalizione a "guida" Prodi. Sì certo, la stessa autonomia esistente tra due gemelli siamesi uniti dalla testa! Noi dovremmo dimenticarci la rete di interessi, di iscritti e di eletti, condivisi dai partiti della sinistra, Ds in testa, con la super potenza chiamata Cgil? Un potere che nessuno è mai riiuscito ad espugnare e che si rafforza ogni giorno di più anche grazie alla segretezza dei suoi bilanci impossibili da conoscere in quanto a tutt'oggi nessuna legge è riuscita a imporne la pubblicazione. Per la verità non è che nella Uil e nella cisl dominino trasparenza e indipendenza ma, come si sa, la Cgil ha sempre goduto di quello straordinario valore aggiunto rappresentato dall'essere stato da sempre il sindacato del Pci. Grazie a questo inscindibile quanto inestricabile rapporto, i ruoli degli appartenenti alle due formazioni sono sempre stati interscambiabili e a geometria variabile. Le interessenze e le proprietà della Cgil in quanto anc'essa azionista dell'Unipol e quindi delle coop rosse , rientrano in quel mondo di interessi affaristici rappresentati anche nel partito azienda ieri Pci oggi Ds. Inoltre con la sconfitta della Cdl non ci rimarrebbero più speranze di vedere riformato davvero il mondo del lavoro e le sue regole dettate ancora dal modello sovietico dei CCNL. Sappiamo quanto il conservatorismo di Epifani nasconda il terrore di perdere i costanti flussi di denaro provenienti dallo Stato e dagli enti locali che finanziano gli innumerevoli patronati e associazioni gestiti dall'organizzazione (miniere inesauribili di iscritti). Epifani, al pari dei suoi predecessori, teme le riforme che riducessero la predominante rappresentanza della Cgil nelle aziende, garanzia per il controllo sociale sul territorio nonchè dello sfruttamento gratuito delle strutture che le aziende stesse mettono a disposizione delle sigle sindacali interne. Insomma il rinnovato connubio governo-sindacato coprirebbe l'Italia con una coltre di parassitismo, clientelismo e gestione mafiosa del mondo del lavoro tanto diffusi da rendere soffocante la vita di ciascun cittadino che non si assoggettasse alle imposizioni dirette o velate dei padroni delle tessere e del governo rosso della cosa pubblica.

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5 marzo 2006

Napoli 1994 - Washington 2006: quante imboscate in mondo visione

Il 28 febbraio scorso è stato il giorno della conferenza stampa di Bush e Berlusconi alla Casa Bianca. Un grande giorno per il nostro premier che ha raccolto attestati di stima e di affetto personale dal presidente della prima potenza del mondo. Un giorno importante anche per il nostro Paese che avrebbe visto il suo Presidente del Consiglio tenere un discorso davanti al Congresso degli Stati Uniti. Ma si poteva permettere tutto questo al Cav.? No, infatti, con un tempismo perfetto, l'Istat dà in contemporanea alla stampa i dati "sconfortanti"degli ultimi rilevamenti su economia e lavoro: governo Berlusconi bocciato! I media si sprecano nel raccogliere pareri soprattutto dell'opposizione che, col solito compiaciuto sarcasmo, sottolinea l'effetto guasta feste prodotto dal documento di questa Istat che, da come si può dedurre qui e qui, non avrebbe molto in simpatia l'attuale governo. L'opera di ridimensionamento dell'evento in mondo visione continua quando la giornalista, creando un certo imbarazzo, durante la conf. stampa chiede a Berlusconi di rispondere a Prodi sul party d'addio che Bush gli avrebbe organizzato, permettendo così all'opposizione di fare il suo ingresso "virtuale" pure a Washington allo scopo di deprimere l'atmosfera serena dell'avvenimento. In questa mirabile opera di demolizione e oscuramento concertata, il lavoro più sporco però se l'è accollato Diliberto con la battuta a effetto assicurato sulle mani insaguinate che si stringono. Il fine giustifica i mezzi e Diliberto (estremista da salotto ma sopratutto tattico) ha usato parole tanto forti soltanto per occupare tutte le prime pagine, (comprese quelle vicine al premier) distraendo l'attenzione del pubblico dal trionfo berlusconiano. Naturalmente tutta l'Unione ne ha tratto vantaggiosa visibilità col teatrino delle condanne, dei distinguo e pure dei silenzi neanche fosse stata colta di sorpresa dalle dichiarazioni dell'alleato. Questo gioco al massacro che il centrosinistra ingaggia ogni volta che Silvio Berlusconi è impegnato in missioni internazionali non è nuovo e non è privo di efficacia, anzi. Mi è venuta perciò la tentazione di riassumere in questo piccolo post alcuni di questi agguati tesi al premier nei momenti di sua maggiore esposizione mediatica. Anche se non ci sono tutti credo che tuttavia questi esempi provino con quanta protervia, con quante alleanze e quanta professionalità di scuola sovietica la sinistra sia in grado di colpire il suo nemico Silvio Berlusconi. -Novembre 1994: a Napoli gli viene consegnato l'avviso di garanzia in pieno vertice ONU sulla criminalità internazionale. (qui qualche accenno all'episodio). -luglio 2001: nell'angusta Genova si tiene il vertice del G8 voluto da D'Alema e Amato fin dall'inizio del 2000, come grande regalo alla regione rossa ligure. Il summit, in quanto voluto dalla sinistra, risulta poco o nulla appettibile per i pochi movimenti no global di allora. Dopo il maggio 2001 (con la vittoria della Cdl) l'occasione internazionale si trasformerà invece in una guerra civile dichiarata contro il nuovo governo. Leggendo gli atti del'inchiesta parlamentare che seguirà ai fatti del G8 salta agli occhi il tentativo che l'opposizione, appoggiando apertamente o velatamente i movimenti che nasceranno come funghi in quelle poche settimane, contava di destabilizzare l'esecutivo. -febbraio 2002: al vertice dei G7 di Madrid Silvio Berlusconi viene fotografato mentre fa il gesto delle corna. Il premier racconterà, lo ha fatto anche di recente, che in quell´attimo si stava rivolgendo ad alcuni ragazzi indisciplinati che mostravano a distanza il gesto delle corna, come a dire "non si fa". In Italia quella foto condannerà il premier alla berlina. Verrà spacciata per essere lo scherzo di pessimo gusto di un premier inadeguato a rappresentare il Paese in sede internazionale. Un buffone che mostra le corna dietro le spalle di un ministro spagnolo alla stregua di un Pierino qualunque. Leggendo qui Michele Serra si può avere un'idea di cosa passò in quei giorni ma ancora per settimane, mesi e anni a seguire, sull'episodio. -maggio 2002: a Pratica di Mare summit internazionale per la firma dell'accordo tra la Nato e la Russia. Questo e questo sono due esempi di commenti con cui la sinistra trattò su larga scala un evento così straordinario per l'immagine internazionale dell'Italia. Si potrebbe andare avanti citando le iniziative personali di Romano Prodi che da Parigi, Londra, Madrid si spreca in insulti al nostro Primo Ministro e quindi a tutti coloro che l'hanno votato. Vi ricordate quando riferì delle preoccupazioni di Chirac per l'Italia governata da Berlusconi? E poi, per concludere questo squallido elenco di colpi bassi inferti alla persona del primo ministro ma anche a coloro che egli rappresenta, vorrei ricordare quell'inqualificabile film intitolato "Citizen Berlusconi", spacciato per essere una produzione indipendente della tv pubblica americana PBS ma che invece venne prodotta soprattutto grazie all'iniziativa e alla collaborazione dei Furio Colombo, Marco Travaglio e di tutto quel mondo del giornalismo italiano mosso solo dall'odio anti-berlusconiano. Quel video fece il giro di mezzo mondo e passò addirittura due volte sui teleschermi della tv pubblica del Paese in cui vivo. Quella visione fu un colpo davvero duro da assorbire. Ho scelto il blog di Beppe Grillo per documentare le assurdità che il popolo di sinistra è riuscito a inventarsi intorno a questo video che tanto ha danneggiato da molti punti di vista, anche economici, il nostro Paese. Lo affermo in quanto nel film si parla di un Silvio Berlusconi mafioso, proprietario di banche, aziende, giornali, tv e che, come illustra al mondo Giovanni Sartori, osteggia ogni concorrente alle sue imprese. Un bell'incoraggiamento agli investitori esteri, non vi pare?

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2 marzo 2006

Prodi, un anarchico a Palazzo Chigi

La data del primo faccia a faccia tv (13 marzo) tra Berlusconi e Prodi si sta inesorabilmente avvicinando ma lo sfidante ancora scalcia e recalcitra. La Commissione di vigilanza Rai ha stabilito le date e le linee guida per il duello tra i candidati applicando la legge più amata proprio da Prodi e dai prodiani: la par condicio. Una legge che Silvio Berlusconi ha sempre deprecato ma che, seguendo il motto: "dura lex sed lex", sta rispettando da autentico liberale. Ma il leader della coalizione che tanto ha fatto per varare la norma più liberticida di questi ultimi anni, da vero anarchico fin de siècle, si rifiuta di assoggettarsi ad essa. Il neo Gaetano Bresci non riconosce le regole democratiche dell'attuale potere costituzionale e si ribella con veemenza appellandosi (questo è incredibile) alle regole in auge nel Paese del nemico americano dal quale (vedi programma elettorale) vuole separarsi definitivamente. C'è di che rimanere strabiliati da questa tragicommedia che vede lo sfidante candidato alla presidenza del Consiglio insultare il Parlamento e la base stessa su cui esso si fonda: il voto di maggioranza! E' solo un anarchico al quale dovremmo inviare un bel fazzoletto rosso da stringere intorno al collo o è più semplicemente un fellone che si arrampica sugli specchi per non affrontare un avversario che teme? O (e chi lo sa) questo suo negarsi è una tattica da vero boxeur per trasmettere al contendente una debolezza disarmante e poter meglio sorprenderlo sul ring? A noi purtroppo non rimane che recriminare su una legge assurda che censura la politica nel momento indifferibile in cui la politica stessa è al centro dell´interesse dei cittadini chiamati a pronunciarsi sul loro futuro governo.

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