28 aprile 2006

Torniamo alle urne!

San Francesco D'Assisi o San Franco d'Assirgi oppure San Franco da Siena? La seconda carica dello Stato è stata affidata per qualche ora al calendario dei santi festeggiati nei nostri onomastici. Da pochi minuti abbiamo finalmente avuto la sentenza dei 6 segretari (4 dell'Unione e 2 della Cdl (?!?!)) affinchè venga ripetuta la seconda votazione per il Presidente del Senato. Questo è quanto per Palazzo Madama ma alla Camera dei Deputati le cose non si prospettano più rosee nonostante la maggioranza assoluta che l'Unione ha ricevuto in regalo dalla legge elettorale. Una legge elettorale che è stata varata senza il paracadute della certezza matematica del risultato della conta dei voti. L'ultima riforma consegna il potere a una coalizione anche per un solo voto in più! Non si può scherzare su questo! Fino a ieri 24.000 voti in più o in meno o anche 3 voti in più o in meno al massimo spostavano un eletto da un partito all'altro ma oggi no! Oggi basta un voto per dare il potere all'una o all'altra coalizione! Torniamo a votare e si imponga un metodo di conteggio dei voti che sia preciso fino all'ultima scheda. Si controllino i verbali ma anche le tabelle che neppure la Cassazione pochi giorni fa ha tenuto in considerazione. Non esiste in nessun Paese democratico un sistema elettorale perfetto. Lo abbiamo visto con gli Usa, con la Francia, la Germania e con tutti i sistemi di voto del passato in Italia. Anche il fattore umano incombe su ogni consultazione elettorale mettendone in crisi il funzionamento. Per cui ribadiamo: si torni alle urne dopo aver introdotto il voto elettronico con un moderno metodo di conteggio del voto. Off topic: vi ricordo Quote Intelligenti

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27 aprile 2006

Dalla parte dei nostri caduti a Nassiriya

Gli ho scelti io e ho i miei buoni motivi: Inyqua e il suo amico che è stato là Bisquì il marine La rabbia di Otimaster Il Pensatore inquieto per dovere d'ufficio Quote Intelligenti

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26 aprile 2006

La Bibbia civile di Ciampi non è quella di Bertinotti

Bertinotti il 25 aprile: "L’Italia deve tornare un paese di pace, la Costituzione impone il ritiro delle truppe". Da questa dichiarazione si può affermare che il candidato alla presidenza della Camera ha tutti i numeri che gli servono per essere eletto (la maggioranza assoluta dei deputati) ma certo gli mancano i numeri intesi come capacità di governare l'Aula secondo Costituzione. L’art. 11, della Carta recita: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.” E pertanto non si capisce bene a che cosa il segr. del Prc si riferisca quando parla di ritiro delle truppe. Da Rainews: “Il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi torna a parlare dell'intervento italiano in Iraq. Le truppe italiane sono andate in Iraq quando gli eventi bellici erano già finiti, ha affermato Ciampi, rispondendo ai giornalisti che ricordavano che l'Italia è ancora in guerra." "Noi siamo arrivati in Iraq quando la guerra era finita. Ricordiamocelo sempre. Le nostre truppe - ha precisato - sono andate lì nel giugno 2003 quando gli eventi bellici veri e propri erano finiti, alla fine di marzo primi di aprile. Ricordiamo sempre questo" (purtroppo queste parole Ciampi non le pronunciò mai quando lo scontro in Parlamento e nelle piazze era al calor bianco). Il governo Berlusconi seguì pedissequamente quanto gli imponeva il rispetto della legge italiana e delle risoluzioni ONU, (altrettanto non fece il governo D’Alema quando ordinò i bombardamenti sui Balcani senza neppure consultare il Parlamento) inviando le nostre truppe in Iraq dopo mesi che la guerra fu dichiarata finita. Con la dichiarazione di ieri Bertinotti non fa che mancare di rispetto al primo garante della Costituzione accusandolo di aver mancato al suo dovere istituzionale non vigilando sulla Legge fondamentale della Repubblica. Ma tutto questo gli verrà perdonato per primo da Ciampi stesso che proprio ieri ha fatto dono a tutto il centrosinistra di un efficacissimo slogan che da oggi campeggia su tutte le prime pagine dei suoi quotidiani. “La Costituzione è sempre stata la mia Bibbia civile”. Non è la prima volta che il Presidente gioca di sponda per Prodi e non si è fatto sfuggire la ricorrenza del 25 aprile per scandire con tutta la solennità possibile un messaggio inequivocabile: votare no al referendum! Ciampi, perfettamente edotto di quanto avveniva fuori dal Quirinale con le polemiche dure innescate dalla coalizione unionista, ha pesato e scandito ogni lettera di quel passaggio del suo discorso, affinchè giungesse come dichiarazione di voto al referendum sulla riforma istituzionale attuata dalla Cdl. Con la ricorrenza appena trascorsa è partita quindi la grande campagna referendaria per il no che si arricchirà ogni giorno di nuove iniziative; è già in edicola l’ultima fatica di Giovanni Sartori “Mala Costituzione e altri mali” (più o meno questo è il titolo) ma il dibattito è già entrato nel vivo anche nelle radio e lo vedremo presto entrare nelle case attraverso i teleschermi. Il regime è ripartito in pieno.

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24 aprile 2006

Chi ha liberato chi?

Domani tutti in piazza! Domani tutti antifascisti! Domani la piazza tutta antiberlusconista! Retorica resistenziale fino alla nausea con la novità delle anziane donne pacifiste perchè vittime e partigiane non violente. Riavremo i ricordi ben archiviati dall'ANPI e sempre riesumati nelle grandi occasioni, racconti di eroismo all'ennesima potenza, testimonianze ancora oggi raccontate tra le lacrime, come se sessant'anni non fossero mai trascorsi per i protagonisti a libro paga della retorica resistenziale. Tutti eroi, domani, ancora e sempre eroi della libertà! Domani però le manifestazioni si arricchiranno di un valore aggiunto: la liberazione dal governo berlusconiano! Di più: avremo la chiamata alla difesa della costituzione, figlia della resistenza messa in pericolo dalla Cdl. Da ogni palco grideranno che la libertà si difende anche votando per i referendum contro le riforme del governo di centrodestra. L'Unione sarà su tutti quei palchi a ricordare che bisogna stare all'erta perchè il 25 aprile si difende ogni giorno e magari lo si fa anche andando a votare centrosinistra alle prossime amministrative. Quante bandiere rosse sventoleranno domani! Quanta ipocrisia avvolgerà questa giornata! Nessuno, da Milano a Palermo, avrà il coraggio di opporsi a tanta nauseabonda falsificazione della storia. E qui non si tratta solo di parlare del sangue dei vinti (che furono assai di più di quelli registrati da Pansa) ma del tentativo che questi "liberatori" dal regime fascista fecero per gettarci tra gli artigli del regime comunista! La Storia la scrivono i vincitori, si sa, ma questa sembra scritta dai vinti della Storia: i comunisti che guardavano a Mosca e che, se gli anglo-americani non avessero vigilato, ci avrebbero accompagnati fino a Stalin passando per Tito. Domani il clamore di "Bella ciao!" coprirà ogni pensiero anticonformista, piegando il capo di chiunque cerchi di ribellarsi contro i sacerdoti del culto partigiano. A sentire costoro si direbbe che i nostri alleati anglo-americani siano passati dall'Italia per trascorrere le loro vacanze nei luoghi ameni della nostra penisola. Chi veramente ha liberato il Paese si chiama Giorgio Bocca ? Chi lo sa? Quello che si sa è che le generazioni di Italiani nate dopo il '45 sono state defraudate della verità sulla nostra liberazione dalle dittature. Quella storia è stata manipolata per decenni da falsi storici prima fascisti e poi antifascisti impegnati ferocemente nel cercare di autoassolversi spacciando per verità assoluta una piccola parte della realtà storica. La verità è che se oggi il nostro Paese gode di una democrazia (ancora troppo socialista per potersi definire davvero compiuta) lo dobbiamo ai nostri liberatori di oltre Manica e di oltre Atlantico che riuscirono a tenere Stalin oltre i confini italiani e fermare le insurrezioni dei partigiani comunisti impegnati ad aprire le porte all'armata rossa. Chissà se domani qualcuno rivolgerà un pensiero alle centinaia di migliaia di vittime delle rappresaglie partigiane? Da democratica non affetta da nostalgie (assurde anche per fatto generazionale) chiedo se a qualcuno domani sfuggirà una parola di condanna contro i boia che organizzarono ed attuarono quell'esecrabile eccidio di Mussolini e Petacci, offerto al popolo di Milano come si offrivano le teste dei ghigliottinati a Parigi centocinquantanni prima? Temo che sarà l'ennesima minestra riscaldata al fuoco dell'antiberlusconismo servita in salsa unionista e divorata da metà del Paese, colpita nel profondo dall'egemonia culturale di sinistra.

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21 aprile 2006

George e Silvio chiamano tutti... meno lui

Da Il Foglio di oggi una strepitosa "Andrea's version": "Ieri ha chiamato anche me, driiin, pronto, "Sono l’Amor vostro", chi? "Congratulazioni vivissime", a che proposito? "Congratulazioni vivissime", clic, e ha chiuso. Sta chiamando al telefono chiunque. L’ex ministro Ruggiero: "Complimenti sinceri", perché? "Così". Il deputato Schultz: "Mi felicito". Si è rallegrato con Follini per la combattività dimostrata, con la procura di Milano per il puntiglio, ha riconosciuto il valore imprenditoriale di Carlo De Benedetti e l’ha voluto fare a tu per tu. Passa ore al telefono. Ma Prodi? Niente, non lo chiama. E quello s’incazza. Forse lo chiamerà oggi, forse nemmeno oggi. Forse domani, forse nemmeno domani. C’è chi dice che fa bene, c’è chi dice che fa male. E’ una cosa poco inglese. No, è una cosa abbastanza inglese. E normale. E’ anormale. E’ democratico. Non è democratico. E’ accettabile. E’ inaccettabile. Anzi, è barbaro. Ma no che non è barbaro, il dibattito scoppietta, i giornali ci sguazzano, l’attesa di un trillo fa più rumore di Piedigrotta e quello poveretto si deprime: "Tutto questo è triste, molto triste". Ecco. Dev’essere per tirarsi su che incontra così spesso quel mattacchione di Fassino." Commovente questa versione del compassionevole Marcenaro per il quale qui si nutre una vera e propria adorazione. Chi scrive vorrebbe condividere i tanti "interrogativi" di Andrea e allo stesso tempo rassicurarlo per il fatto che a Romano una telefonata importante e consolatoria è arrivata, quella di Hamas. Per quanto riguarda Silvio poi, qui non siamo negli USA e il presidenzialismo bipolare è ancora da venire, per cui il rito della telefonata in stile Al Gore - Bush non è ancora in uso, nè la si può definire uno sgarbo istituzionale quando non venisse effettuata dallo sconfitto che nel nostro caso non è neppure sconfitto. In quanto a George W. Bush, bè anche lui ha il telefono costantemente occupato. Ora sembra che abbia mandato a dire a Prodi che, appena finirà di parlare con Silvio, magari un salutino by phone glielo farà. Ancora un pò di pazienza... E intanto Prodi si consoli con la telefonata di felicitazioni di Hamas. -Aggiornamento doveroso per i posteri- Bush ha telefonato Ultimo aggiornamento affidato ancora alla "Andrea's version" da Il Foglio del 22 aprile 2006: "Berlusconi e pure Bush, questa dell’apparecchio che a Prodi non squillava stava diventando un tormento. Ha detto ancora ieri che lo hanno chiamato tutti meno loro due. Poi Bush ha chiamato, ma solo lui. Dispiaceva, ma cosa si poteva fare? L’avrebbe potuta risolvere alla svelta Paolo Guzzanti, ma non ha voluto perché è senatore. S’era liberato Tabacci, ma non sa fare le voci. Non viene in mente niente. L’unica, per Prodi, è forse aver pazienza e consolarsi pensando all’apparecchio di Follini. Lo chiamavano ogni giorno dal Corriere: “Congratulazioni, Follini, molte congratulazioni”. Poi dev’essere successo qualcosa. Anzi, qualcosa di strano. Adesso è lui che chiama, chiama, chiama, e al Corriere non gli risponde nessuno. Che abbiano le orecchie a culo di gallina?"

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18 aprile 2006

Beppe Giulietti: "Bonaiuti si rivolga all'Onu"

Beppe Giulietti non è stato eletto al Parlamento ma questa sconfitta pare non avergli tolto il buonumore. L'ex segretario del sindacato dei giornalisti Rai (Usigrai), il mastino più feroce da sempre a guardia del loro strapotere e dei loro privilegi, continua sprezzante come non mai a rilasciare sarcastiche dichiarazioni e ad emettere condanne senza appello contro l'odiato regime berlusconiano. Dopo gli attacchi di Prodi ai giornalisti Rai e dopo le difese di Bonaiuti agli stessi, lo strenuo paladino diessino della libertà di espressione senza se e senza ma ha invitato ironicamente il portavoce di Berlusconi a rivolgersi alla Commissione sui diritti umani dell'Onu! Giulietti sa molto bene di che parla perchè all'ONU e a quella commissione lui ci è già arrivato provocando un'inchiesta contro il nostro Paese senza precedenti, che avrebbe dovuto portare alla messa in mora internazionale il governo della Cdl, reo (soprattutto per colpa del suo capo) di aver licenziato dalla Rai Biagi, Luttazzi, Guzzanti (Sabina) e pure la Gruber. Il rapporto della commissione ONU tocca, giocoforza, livelli di comicità involontaria assolutamente elevati. Forse la relazione sullo stato della democrazia in Italia è stata letta dal presidente di turno della commissione sui diritti umani proveniente da Cuba, piuttosto che dall'Iran o dalla Cina, dopo una discussione serrata a difesa dei detenuti di Guantanamo. Nonostante questo però nessuno gli ha impedito di fare il giro del mondo e venir preso in considerazione da molti ambienti nei quali si è sancita la definitiva condanna dell'Italia come Paese sotto la dittatura mediatica del liberticida Silvio Berlusconi. Oggi però Giulietti (membro uscente della Commissione vigilanza Rai) non si è sentito neppure sfiorato dalle parole arroganti e censoree rivolte da Prodi a quelli che stanno per ridiventare i suoi colleghi (dopo il distacco dalla Rai come parlamentare) e non una parola ha speso in loro difesa nè ha chiamato a raccolta Serventi Longhi, la Fnsi o l'Ordine dei giornalisti per un girotondo in p.za Santi Apostoli. Questo episodio apre quindi ufficialmente la strada alla riedizione del regime televisivo ulivista che già abbiamo conosciuto nei suoi cinque anni e di cui non ci siamo mai liberati del tutto, dove (come larvatamente minaccia Oliviero Bea) le epurazioni Rai avverranno nel silenzio e senza strepiti. Riavremo i tg di Zaccaria dove l'opposizione avrà la parola solo per le critiche che rivolgerà a se stessa e la maggioranza occuperà due spazi: quello di D'Alema...pardon, Prodi e quello della sua "opposizione" interna rappresentata da Diliberto, Bonino, Mastella, Bertinotti... Tornerà Raitre spalmata su tutte le reti e l'opposizione del centrodestra finirà sotto processo da Santoro, Floris, Travaglio e di tutti i guitti sedicenti intellettuali che imperverseranno nel servizio pubblico a spese dei contribuenti tutti. A meno che ... a meno che la Cassazione certifichi quanto la metà esatta di Italiani che hanno votato per la Cdl sta aspettando e sperando.

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15 aprile 2006

Dittatura della maggioranza in salsa prodiana

Per chiarire meglio quanto, nel post precedente, non mi interessasse aprire un dibattito teorico-filosofico sul termine "dittatura della maggioranza (sia che partisse da Tucidide/Pericle, piuttosto che da Tocqueville o Hamilton), riporto alcune delle dichiarazioni di "altissimo livello" profuse da quel finissimo filosofo liberale che è Romano Prodi... e di alcuni suoi alleati.
Leggere quanto segue alla luce dei dinieghi che il capo della futura minoranza di governo oppone alle offerte di collaborazione di Silvio Berlusconi (l'altro vincitore delle elezioni 2006).
Buona Pasqua!
Perla

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14 aprile 2006

E la chiamavano dittatura della maggioranza

Le elezioni del 2001 si conclusero con la vittoria nettissima della Casa delle Libertà. Senza premi di maggioranza sia alla Camera che al Senato la supremazia numerica del centrodestra fu sancita dal solo voto democratico degli elettori. Senza entrare nel merito dell'orribile mattarellum, c'è da interrogarsi sbigottiti sulla sfrontatezza di questo centrosinistra che senza ritegno scatenò una campagna di delegittimazione del governo ben orchestrata e (come sempre sostenuta dai grandi quotidiani) al grido di "dàgli alla dittatura della maggioranza!". Questo concetto dilagò e fu oggetto di convegni, editoriali e girotondi, tutti tesi a disconoscere la base stessa di una democrazia: il rispetto della sovranità popolare. Questa stravagante tesi per cui la maggioranza decide solo in accordo con la minoranza, ebbe un successo tanto inspiegabile quanto idiota. Oggi si può solo rimanere esterrefatti quando vediamo gli stessi che sostenevano con ferocia tante assurdità appropriarsi di una vittoria infima e festeggiarla come se si trattasse di un successo senza precedenti e di una prova di grande risposta democratica del Paese. Ma non basta, se il leader "perdente" chiede maggiori certezze sul risultato (lo fa per sè e per il 50% di coloro che lo hanno votato) ecco cosa gli riserva Massimo d'Alema dal Corsera di oggi: «Voglio invitare il Presidente del Consiglio ad abbassare i toni e a fermarsi in questa che appare come una vera e propria strategia della tensione, una delegittimazione della vittoria elettorale che inasprisce lo scontro. Noi abbiamo piena fiducia nei confronti dei magistrati delle Corti di Appello che hanno sempre fatto con scrupolo le verifiche» (qui D'Alema ammette che le verifiche si sono fatte altre volte, fino a questa mattina pareva che Berlusconi fosse il primo nella storia a richiederle). Il relativismo la sinistra lo applica soprattutto a suo favore pertanto da domani Massimo D'Alema (il vero futuro Presidente del Consiglio) non si farà nessuno scrupolo a governare in piena dittatura della minoranza.

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11 aprile 2006

La troppa sete di potere causa miraggi di vittoria

A tarda notte Piero Fassino si presenta al residuo popolo della sinistra ancora ostinatamente in piazza Santi Apostoli e, (a scrutinio ancora incompleto) con tono solenne, annuncia urbi et orbi la vittoria delle elezioni, in quanto alla Camera avranno i loro 340 deputati. "E il Senato?" chiede qualcuno ma Piero non ci sente da quell'orecchio e pertanto Palazzo Madama e i suoi 315 Senatori della Repubblica scompaiono grottescamente dai risultati elettorali. Arriva Prodi! "Grande" discorso da premier! (Lo spoglio per la Camera ancora non è stato completato). Forse anche a lui qualcuno chiede: "E il Senato?" Boh? Quale Senato? Il Senato non c'è più. Eppure è stato "conquistato" dalla Casa delle Libertà con 350.000 voti di vantaggio. Ma sì, bazzecole! Ciò che conta sono i 20.000 voti in più che sono andati all'Unione per la Camera dei Deputati. "Sono state annullate 500.000 schede", contesta la Cdl, determinata a ricorrere alla loro verifica. Ma che importa? La festa in piazza si scatena al suono dell'inno dell'Unione cantata da Ivano Fossati. E' un tripudio di bandiere rosse. Scattano i flash sugli scambi di abbracci tra Prodi e Rutelli che da domani (anzi da oggi) faranno il giro del mondo. Le immagini dei festeggiamenti di una vittoria solo bramata ma non colta arriveranno sui tavoli dei governanti di tanti Paesi, che si affretteranno a felicitarsi con Prodi...Forse quelli meno prudenti lo faranno. Tutto questo non crea imbarazzo alla coalizione di centrosinistra, impegnata ad ipotecare Palazzo Chigi, costi quel che costi. Ma speriamo che nei costi non sia compreso l'acquisto di una decina di Senatori della Cdl, visti i precedenti assalti al carro del vincitore. Nel caso consigliamo ai candidati voltagabbana di attendere almeno i 20 giorni previsti per il controllo delle schede della Camera dei Deputati... Non si sa mai.
Di governabilità qui se ne parlerà più avanti, per oggi c'è da stropicciarsi gli occhi e le orecchie per lo spettacolo indecoroso che l'Unione ha offerto, dimostrando, una volta di troppo, il suo assoluto disprezzo delle istituzioni e della volontà popolare.

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9 aprile 2006

La Casa delle Libertà vincente come terapia sociale

Non so se il mio si possa definire un appello al voto, per la Cdl, naturalmente. Non so come si scrivono gli appelli, io. Una cosa però la so bene: questo governo deve continuare il suo lavoro! Mi aspetto, da italiana che dall'estero guarda con attenzione maniacale quanto sta avvenendo nel suo Paese d'origine, l'avverarsi di un desiderio: il compimento della desocialistizzazione della cultura italiana. Vorrei che un uomo ricco, anzi ricchissimo, continuasse a governare la nazione europea più comunista d'occidente. L'Italia ha bisogno di un Presidente del Consiglio come Berlusconi, ne ha bisogno come terapia contro il male che l'affligge da oltre cinquant'anni: l'odio di classe! Un odio instillato a piccole e grandi dosi nelle coscienze di noi Italiani immersi e sommersi dalla cultura antifascista, resistenzialista, operaista che, a partire dalla nostra Costituzione a forte impronta togliattiana, ha intossicato le coscienze di generazioni di italiani con dosi massicce di venefica invidia sociale. Attraverso i libri di testo, dalle aule scolastiche della nostra infanzia fino all'università, abbiamo imparato quanto fosse stato crudele il fascismo e quanto buono e da imitare fosse il modello comunista, che "povero" è bello e "ricco" è criminale. Ci siamo convinti che "la classe operaia va in paradiso" e la ricca famiglia Berlusconi (già mostruoso protagonista con questo cognome di un film di straordinario successo del 1977 di Dino Risi, "La stanza del Vescovo") va dritta all'inferno. Ci hanno manipolati tanto bene da convincerci che la meritocrazia è un male che porta ingiustizie e disuguaglianze mentre il 6 politico per tutti è un diritto, una grande conquista per il proletariato sempre ostile ad ogni forma di perversa competizione individualista. Quel 6 politico per tutti (apparso e scomparso col sessantotto) si è trasformato in un anticorpo ideologico latente nel nostro comune sentire, pronto ad attaccare e distruggere il pericoloso "virus" liberale del rischio individuale come valore da promuovere in una società moderna occidentale. Per alcuni decenni siamo vissuti ignorando, noi stessi per primi, quanto fossimo dei comunisti "in sonno", finchè uno stramaledetto riccone della Brianza non ci ha sfidati col suo successo mettendosi contro i nostri padri-padroni statalisti, potenti professionisti della politica partitocratica e assistenzialista. Ci siamo svegliati così antiberlusconiani viscerali cantando "Bella ciao", ignari che con quel canto cercavamo di esorcizzare non tanto l' invasor ma la nostra imbarazzante mediocrità di fronte alla quale ci aveva posti quel Cavaliere del Lavoro. L'odio latente per quel produttore di ricchezza é deflagrato coinvolgendo quasi metà di noi Italiani. Alla sinistra non é restato che raccogliere e organizzare quest'odio e farne il suo unico potente strumento di conquista del potere. L'antidoto "omeopatico" contro tutto questo può essere solo lo stesso Silvio Berlusconi.

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7 aprile 2006

Se il Cav. non avesse neutralizzato la par condicio

Avete presenti le illiberalissime supplettive? Quelle che, nel silenzio generale, venivano vinte sempre dall'Ulivo grazie al suo elettorato in servizio permanente effettivo e disertate dal centrodestra sempre in altre faccende affaccendato? Avete chiare le primarie dell'Unione? Avete idea di quanto sia capillare la presenza del maggior partito del centrosinistra (ds-prc-pci-sdi) sul territorio? Siete consapevoli del preciso significato che si deve dare al concetto di "popolo della sinistra"? Vi rendete conto che basta l'ordine dei capi impartito dal centro e con la velocità del suono parte la macchina dell'Unione? E' un irresistibile tam tam che chiama a raccolta tutti: giornalisti, attori, magistrati, cantanti, mega imprenditori, banchieri, comici, scrittori, accademici, operai, sindacalisti, immigrati e terroristi, miss italie con i registi, le shampiste e gli studenti, i professori e gli spaccavetrine, coopisti rossi e arcigaysti, (quasi tutti parassiti o aspiranti tali).. Bene, se siete informati, come lo è la sinistra, che nulla di quanto sopra può vantarlo il centrodestra, allora potrete capire perchè l'Unione si sia irrisolutamente affidata alla sovietica par condicio. Proprio per il semplice motivo che da quelle parti non hanno bisogno di televisione per mobilitare l'esercito del voto pronto a marciare contro Berlusconi al primo... VIA! Ora supponiamo che il Cav. sia sempre stato consapevole di tanta inferiorità organizzativa e del carattere poco incline all'ubbidienza ideologica del suo elettorato, cosa avrebbe dovuto fare se non mandare in frantumi il muro di silenzio che la par condicio metteva tra lui e il grande pubblico? Gli ultimi sondaggi parlano di quasi il 20% degli Italiani che a tutt'oggi non è neppure a conoscenza dell'esistenza delle elezioni, immaginiamoci quanti ne sarebbero informati se Silvio Berlusconi non si fosse messo in gioco ogni giorno con la passione e l'abnegazione di cui è stato capace. Conoscere per deliberare dovrebbe essere il primo diritto riconosciuto all'elettorato, un diritto che gli è stato espropriato da una vergognosa legge col silenziatore. Appena un mese fa Prodi e la sua coalizione vantavano quasi un 6% di voti in più della Cdl e tale vantaggio sarebbe stato destinato a permanere e forse anche a crescere se le uniche finestre sull'elezioni fossero state quelle sonnolenti conf. stampa ingessate o quei talk show chiassosi e con ascolti da due o tre milioni di spettatori già politicizzati. Forse oggi la Casa delle Libertà non ha la vittoria in tasca ma neppure l'accozzaglia dell'Unione ce l'ha e questo grazie all'antipolitico e a volte un pò "sgraziato" Berlusconi. Oggi dalle pagine dei grandi quotidiani suonano già le campane a morto per il Cav. ma al di là di come andrà a finire non gli si potrà disconoscere di aver fatto, persino con rabbia, tutto ciò che doveva. E ora accada quel che può...la vittoria della Cdl, naturalmente.

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6 aprile 2006

Il video della conferenza stampa di Silvio oggi a Palazzo Chigi

Grazie al superlativo Kagliostro per avermi inviato questo "drammatico" video. Ecco un Berlusconi che non fa sconti a nessuno. Denuncia gli attacchi vergognosi subiti in questi ultimi giorni dalla stampa. Carte alla mano disinnesca (ma con questi media rimarrà solo una pia illusione) l'ultima trappola tesagli dai pm della Procura milanese. E' davvero un Berlusconi amareggiato ma determinato e combattivo quello che ha parlato oggi, forse per l'ultima volta prima del voto.
 
Anch'io voglio omaggiare Watergate per il suo grandioso post sul'euro-gaffeur Prodi.

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5 aprile 2006

Caro Cavaliere, io l'ho già votata, ora mi liberi dallo Stato

Caro Cavaliere, il mio voto per Lei è già partito in busta chiusa. Come vede non sono stata una cogliona (ehm, quando la esortavo a parlare alla pancia degli elettori non intendevo così in basso, però) e ho scelto chi promette meno tasse per tutti. Ho votato Lei e la Sua coalizione per non tornare indietro ma ora mi chiedo e Le chiedo: come andiamo avanti? Vivere all'estero mi ha portata ad avere una visione più ampia e precisa dei mali endemici di cui è afflitto il nostro Stato iperburocratizzato, perciò quando Lei dice che l'Italia è "un'azienda complicata" le rispondo che, vivendo nel Paese dell'amministrazione pubblica più semplificata d'Europa, ne colgo tutta l'abissale differenza. Le istituzioni italiane sono diabolicamente complicate e questo le rende insopportabilmente onerose per le nostre tasche. Sono troppe, invadenti, spesso stupide e mai al nostro servizio. Butti giù questa "azienda Italia" appesantita da un esercito smisurato di burocrati inviso a qualunque liberale, liberista o coraggioso produttore di beni e di benessere, prigioniero dei mille sportelli dietro i quali siedono comodamente a vita i dipendenti dell'italico pubblico apparato. Riduca gli sprechi. Abolisca i privilegi statali. Privatizzi e liberalizzi tutti i servizi. Semplifichi a misura di bambino il rapporto tra individuo e Stato. Lasci nelle mani del Pubblico solamente i servizi essenziali alla sicurezza, alla sanità e all'istruzione. Faccia in modo che tra chi paga le tasse e chi eroga i servizi da queste finanziate nasca un patto di reciprocità, un trade off basato sull'interesse del contribuente a pagare in cambio di servizi utili ed efficienti. Le basteranno cinque anni? Temo di no ma un buon risultato potrebbe ipotecarne altri cinque. Non poniamo limiti alla Provvidenza! Anticipatamente La ringrazio e La saluto cordialmente Perla

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4 aprile 2006

Gran finale berlusconiano col botto

Ora Prodi vada a raccontare agli Italiani che no, l'ICI non si tocca...Continui a cercare di convincere gli elettori che verranno tassati solo i beni di "quelli che guadagnano parecchi milioni" (di euro o di lire?) e col solito cipiglio da "prof. Divago" cerchi di definire di quanti "parecchi punti" sarà il prelievo fiscale applicato a detta fascia di reddito tanto "inequivocabilmente" indicata. Anche ieri sera Prodi è andato davanti alle telecamere per interpretare un personaggio da cartone animato, buffo e patetico allo stesso tempo quando tenta di essere suadente. Un candidato che parla come solo chi ha la consapevolezza di non portare nessuna vera responsabilità sulle spalle può fare. Al contrario Berlusconi sembrava caricato di tutta la tensione del Capo di governo consapevole di aver lavorato (tra immense difficoltà) come meglio non si poteva e che oggi vede messi a rischio quei cinque anni di duro lavoro dagli elettori che decidessero di dare il voto al campione degli utili idioti che gli sedeva accanto. Nel mio post di ieri mi chiedevo se il Cav. sarebbe riuscito a parlare anche alla pancia degli indecisi e ora posso dire che l'appello finale ha ottenuto anche questo risultato, checchè ne dicano i Paglioncelli, i Crespi e i Mannheimer coi loro sondaggi a misura d'Unione. Bravo quindi Silvio anche quando ha utilizzato la regola della pubblicità comparativa del "loro vi ritasseranno i vostri beni mentre noi detasseremo sempre di più.". Bravo anche quando ha ammesso che forse si poteva fare di più. Speriamo però che questa sia l'ultima volta della par condicio. Un altro duello così non si può reggere! Complimenti a Daw per il suo magnifico post.

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3 aprile 2006

Un duello per colpire la testa, il cuore e la pancia degli indecisi

Questa sera per i due candidati sarà l'ultima occasione di confronto. Per Romano Prodi i giochi sono fatti e i numeri possono solo ridimensionarsi ancora. Lo sfidante in questi giorni è apparso molto nervoso e, a leggere queste dichiarazioni, oggi sembra in crisi di panico. Come un pugile un pò suonato cerca di attaccare l'avversario utilizzando i media qualche ora prima di salire sul ring. Non lo fa da solo, lo assiste Piero Fassino (il suo secondo) in questo tentativo di demolizione a distanza. Speriamo che il premier non ci caschi (lo si dice più per celia che per non morir). Ma ecco qui, a cura del prezioso Renzo Rosati, otto consigli assolutamente da seguire per il Cav. ma anche per il prof. Quello che spero è che Silvio Berlusconi (dopo aver parlato per settimane alla testa degli elettori, sfoderando cifre a ripetizione, non utilizzando mai termini demagogici (da perfetto liberale, direi) raccontando il suo quinquennio come se relazionasse il consiglio d'amministrazione e l'assemblea degli azionisti) questa sera puntasse alla pancia degli elettori. Il cuore forse lo ha già ipotecato in reazione degli attacchi personali e delle criminalizzazioni che anche questa tornata elettorale gli ha riservato da parte di tutti i settori della sinistra. Ma la pancia, quella che risponde solo ai richiami della demagogia, quella che prevale tra i molti moderati che vedono nello statalismo, nell'assistenzialismo, nella delega delle responsabilità e nell'assenza della competizione il loro futuro e quieto vivere, quella parte lì diffida del ricco uomo di successo divenuto anche Presidente del Consiglio. Il nostro sarà pure un Paese di moderati che non voterebbero mai a sinistra però tra questi una grossa fetta non voterebbe neppure per i liberali-liberisti che vedono come un'arma pronta a recidere il cordone ombelicale che li unisce alle piccole e grandi greppie dello Stato. Riuscirà il Berlusca a sedurre anche costoro? Un successo indiscutibile il Cav. lo ha già incassato: essere riuscito a forzare la par condicio che, producendo narcolessia diffusa, avrebbe dovuto garantire al centrosinistra la superiorità numerica garantitale dal suo elettorato militarizzato. Berlusconi è riuscito a rompere il silenzio e a creare attesa ed interesse nel grande pubblico. Ora l'Unione nonè più sicura di vincere. p.s.: sottotitolo del post: "Scusate il ritardo!"

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2 aprile 2006

Non archiviamo "l'appello ai delusi", prego!

Questo documento non lo si può liquidare alla stregua di un editoriale scritto, letto e dimenticato nel breve volgere di un mattino. Credo che nelle intenzioni e nelle speranze di chi ha redatto questo appello ci fosse il poter rimanere all'attenzione degli elettori fino al 9 e 10 aprile. Ma se anche la mia interpretazione fosse fallace, trovo nelle parole dei due esponenti di FI il pensiero riassunto e concentrato che ben rappresenta l'elettore deluso da questa maggioranza. Secondo me gli autori dell'appello forniscono agli ex simpatizzanti della Cdl uno strumento utile per identificarsi con loro e (perchè no?) seguire il consiglio "pratico" di recarsi a votare domenica prossima. Ho copiaincollato dall'ottimo Starsailor. 29 marzo 2006 APPELLO AI DELUSI 1. Il 9 e 10 aprile a decidere delle sorti dell’Italia sarà paradossalmente chi non voterà, piuttosto che chi si recherà alle urne. L’Italia è infatti divisa tra la minoranza guidata dall’ex partito comunista, e la maggioranza che ad esso si è sempre opposto e si oppone. E mentre gli elettori della sinistra sono tutti determinati al voto, tra gli elettori di centrodestra è forte la tentazione di disertare. 2. In tanti, infatti, serpeggia un sentimento di delusione. Si aspettavano una rivoluzione liberale che non si è ancora realizzata, si aspettavano che l’Italia cambiasse più e meglio di quanto non sia cambiata. 3. Noi li comprendiamo, condividiamo con loro questo sentimento e vogliamo essere interpreti e garanti della loro volontà di un più deciso impegno a realizzare la rivoluzione liberale. 4. Noi crediamo che in tante, troppe, occasioni la Casa delle Libertà abbia peccato di ingenuità, di sudditanza nei confronti dei poteri forti, di incapacità di gestire il potere con la determinazione e la dignità che vengono dal consenso, di eccessiva ricerca del compromesso anche quando non era necessario, di estenuante litigiosità interna, di disattenzione e scarsa disponibilità ad ascoltare e a stare tra la gente, di incapacità a comunicare tutto il buono realizzato e di contrastare tutto il falso sparso sul Paese dai nostri avversari e dai media con loro compiacenti. E, cosa più grave di tutte, di aver sottovalutato i tanti segnali di allarme che venivano dalle infelici prove elettorali degli ultimi anni. 5. Noi siamo convinti che, nonostante tutto questo, il governo Berlusconi sia stato il migliore dal secondo dopoguerra. Che le tante riforme fatte siano state tutte importanti, coraggiose, intelligenti, necessarie e che abbiano dato inizio alla irreversibile modernizzazione dell’Italia e alla sua trasformazione in un Paese fondato sulla libertà. 6. Noi, però, sappiamo che le riforme hanno bisogno di tempo per manifestare i loro effetti, mentre gli italiani hanno dovuto scontare il prezzo di una crisi economica le cui responsabilità vengono da lontano, insieme al continuo attacco di una politica intrisa di odio nei nostri confronti, ai limiti della guerra civile, scatenata con cinismo e spesso con violenza fisica da una sinistra che non ha nulla a che fare con il laburismo e la socialdemocrazia delle democrazie occidentali. 7. Noi diciamo ai delusi che quella rivoluzione è ancora a portata di mano, della stessa mano che segnerà sulla scheda la sorte dell’Italia e degli italiani. 8. Noi ricordiamo ai delusi che quel popolo che ha sempre resistito attivamente all’equivoca egemonia comunista è ancora maggioritario nella società italiana, nel lavoro, nelle imprese, nelle professioni e nei cuori della gente. Ma rischia di diventare per la prima volta minoritario nelle urne, per nostra responsabilità e per loro delusione. 9. Noi avvertiamo i delusi che la sconfitta della Casa delle Libertà provocherebbe il crollo della speranza della gente libera che vedrebbe tramontare, chissà per quanto, l’unica occasione possibile di una rivoluzione liberale. Guai se ciò accadesse. 10. Per questo rivolgiamo ai delusi un appello. E offriamo loro un impegno sull’onore per il quale chiediamo ancora cinque anni di fiducia. Lo chiediamo con l’orgoglio degli obiettivi realizzati, e con la volontà di fare di più e meglio. Noi siamo consapevoli che le grandi rivoluzioni liberali del nostro tempo, come quelle della Thatcher in Gran Bretagna e di Reagan negli Stati Uniti, si sono sempre realizzate con il secondo mandato, non con il primo. Il lavoro iniziato cinque anni fa deve essere compiuto. 11. Noi ci impegniamo a batterci per un governo di persone competenti, che abbia e dimostri sempre una forte e visibile passione politica, capace di fare, ma anche di ascoltare, comprendere, rispondere e decidere. 12. Noi ci impegniamo a lavorare ancor di più per Forza Italia, per farne un partito diverso dagli altri, dove si discutano ancor più apertamente idee, uomini e programmi, capace di rappresentare sempre meglio quel blocco sociale e politico che a Forza Italia ha dato in questi anni la sua fiducia, ma anche affidato una missione in parte incompiuta. 13. Noi siamo con Berlusconi e a Berlusconi intendiamo garantire tutta la forza politica necessaria per resistere all’assedio soffocante della vecchia politica che spinge sempre, come è nella sua natura, a compromessi al ribasso. 14. Tanto leali, quanto liberi: questa è la nostra identità e la nostra credibilità, insieme al nostro impegno a saper dire di no, a dire sempre la verità e a mostrare la verità ai cittadini, nonostante l’assordante rumore delle mistificazioni che oggi provengono da quasi ogni parte. 15. Chiediamo ai delusi di non disertare le urne, consegnando l’Italia a coloro che la riporterebbero indietro. Lo chiediamo con orgoglio, con passione, con animo libero e sincero, e col sentimento di chi è con gli italiani che lavorano, che producono, che rischiano tutti i giorni, che si affacciano al futuro e lo vogliono limpido e rassicurante, ricco di libertà e di opportunità. Gli italiani liberi possono vincere ancora. Renato Brunetta Paolo Guzzanti

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