28 febbraio 2007

E La Fabbrica del Programma???

Tra tutte le faraoniche bestialità mediatiche compiute da Romano Prodi e dai suoi amici, collaboratori, compagni, alleati, consiglieri, complici e così via, quella di varare La Fabbrica del Programma fu l’operazione di pura immagine più dispendiosa e disonesta perpetrata ai danni del povero popolo di sinistra.

Al confronto neppure le primarie furono un insulto tanto grande alla buona fede e al fideismo ideologico degli elettori dell’Unione.

Lo sapevamo allora, oggi se ne ha un’ulteriore conferma, alla luce dell’osso spolpato che è il dodecalogo dei pii desideri irrealizzabili di Prodi e alla luce della sua mesta comparsata di ieri al Senato.

La ricordate la dismessa fabbrica di Bologna riaperta a febbraio del 2005 per accogliere l’imponente pensatoio antropologicamente superiore che avrebbe finalmente salvato l’Italia, riscattandola da anni di orribile dittatura berlusconiana?

Un anno di febbrile lavoro di meningi e di sudore sulla pelle, che avrebbe dovuto produrre il miglior programma di Governo mai apparso prima sul tavolo di un esecutivo della Repubblica Italiana.

Ma ora basta coi commenti, lasciamo parlare la storia!

Qui il ministro Santagata, il genio responsabile dell’opera.

Qui architetti e architettura de La Fabbrica del Programma.

Qui da Prodi come e perchè.

Qui La Fabbrica del Programma come il Libro Cuore.

Qui La Fabbrica del Programma inciampa

Qui La Fabbrica del Programma viaggia scomoda sulla Tav

Qui Prodi vittorioso ringrazia La Fabbrica del Programma

Qui La Fabbrica del Programma al Governo

Qui un Romano deciso: “Porteremo avanti l’eredità della Fabbrica del Programma.”.

Ehm, ehm...

Ma questa sera Marini dichiarerà chiusa la votazione e: "Maggioranza 161, hanno votato sì 163, il Senato approva!"

Perchè quando c'è la fiducia c'è tutto!!!

Tags: La Fabbrica del Programma, Romano Prodi, Giulio Santagata

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27 febbraio 2007

Un logopedista per Prodi, grazie!

Si è appena concluso l’intervento di Romano Prodi al Senato. Non ci ho capito molto.

Tuttavia, non essendo mai stata un’appassionata delle tematiche clericali e anticlericali, posso dire, senza pregiudizi, che Prodi mi è parso un vecchio prete che, svogliatamente e senza più la fede di un tempo, recita la sua ultima predica.

Un prete stanco che si mangia le parole in continuazione!

Con una grande differenza, però: il sacerdote vero parla con la consapevolezza di essere il portatore della Verità rivelata, mentre il Prodi di oggi si accontenta di spacciare per vere le falsità che la convenienza congiunturale gli impone.

Si è mangiato centinaia di parole ma è stato attento a scandire bene quelle rivolte direttamente a Pallaro, a Follini e ai senatori borderline che potrebbero essere tentati di votargli la fiducia.

Ma il senato-mercato è chiuso e i voti in vendita sono ormai stati comprati tutti!

Nulla di nuovo sotto il sole di Roma, forse solo un bigiore invernale più intenso.

Aspettiamo che la serata si chiuda...

Tags: Romano Prodi, Fiducia, Senato

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23 febbraio 2007

Attenti, Prodi sta violando la Costituzione!

Per dieci mesi l’Italia è vissuta sotto una dittatura della minoranza, ma da domani neppure questa minoranza avrà più diritti perchè il potere assoluto passerà direttamente nelle mani del suo capo.

Se un Quirinale complice approverà, sotto il ricatto e la minaccia del: “O me o morte!”, Romano Prodi assumerà il totale controllo antidemocratico dell’esecutivo!

Solo il dittatore venezuelano Chavez era riuscito a fare peggio, esautorando il suo parlamento, avocandone a sé i poteri.

Ma tuttavia, allo stesso modo, la sottomissione degli alleati dell’Unione all’osservanza muta e supina dei dictat imposti da Prodi provocherà delle gravi ripercussioni sui parlamentari, causando forti limitazioni all’autonomia e alla libertà che il mandato costituzionale affida ai rappresentanti del popolo sovrano.

E questo non varrà solo per gli eletti della maggioranza, costretti a votare qualunque cosa i loro ministri saranno costretti a imporre loro, ma determinerà l’inutilità della presenza di un’opposizione paralizzata da un’esecutivo blindato e castrante.

Chiunque non si renda conto dello scempio che si sta perpetrando ai danni delle residue regole democratiche ancora vigenti nel nostro povero paese, per primo si pensi all’ispiratore di questo vulnus istituzionale, il Presidente della Repubblica, o ha perso il senno o non è mai stato un vero democratico (liberale sarebbe pretendere troppo).

Davvero gli italiani sono caduti sotto uno stato ipnotico tale che impedisce persino all’opposizione di gridare allo scandalo?

Per molto meno e pretestuosamente, il popolo della sinistra ha riempito le piazze alzando il pugno chiuso intorno alle pagine della, mai allora violata, Costituzione.

Non si può accettare, sorridendo o semplicemente ironizzando, questa vergogna, come non si deve tollerare e definire utile gioco democratico la compravendita di senatori e deputati che si è squallidamente aperta tra i partiti, terrorizzati dalla prospettiva di perdere le poltrone e il potere usurpato in tutti questi mesi.

Giorgio Napolitano faccia, per una volta, il garante della Costituzione (sua principale prerogativa) e sciolga le Camere con parole di dura condanna contro chi la Costituzione la sta abolendo.

Tags: Dittatura, Romano Prodi, Costituzione, Parlamento

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22 febbraio 2007

Come baccalà alla vicentina

Dopo il voto di ieri la faccia di D’Alema, si è detto, era proprio quella di uno che c’è rimasto come un baccalà. E se è vero, come è vero, che Vicenza ha determinato la caduta dell’impero di Romano, viene spontaneo il riferimento a questo delizioso quanto indigesto piatto veneto.

Come baccalà ci sono rimasti tutti nel centro-sinistra ma ancora nessuno di loro è disposto ad ammettere che aver esasperato lo scontro politico interno, soprattutto col grottesco spettacolo offerto nelle piazze della città veneta, ha legittimato i senatori antagonisti, come Rossi e Turigliatto, a continuare la loro battaglia antiamericana in Parlamento. Per contro, però, ha sciolto Andreotti e Pininfarina dal gravoso impegno di salvare una inesistente maggioranza sempre più rabbiosa, antiatlantica e bizantina.

Ieri Scalfaro non era trasportabile neppure in ambulanza, per cui sembra che Fassino in persona abbia condotto, con la propria auto, il senatore vicepresidente della Confindustria (mai presente a Palazzo Madama) e lo abbia consegnato tra le braccia dei capigruppo Finocchiaro e Franceschini, dopo avergli estorto il sì alla mozione a prima firma Anna Finocchiaro.

Secondo i comunisti più complottisti, Sergio Pininfarina e Giulio Andreotti, il primo in quanto sporco capitalista, il secondo in quanto sporco papista, hanno scientemente nascosto la loro vera intenzione di voto, per trarre in inganno la spavalda Finocchiaro, la quale avrebbe così, a sua volta, ingannato uno spavaldissimo D’Alema.

Ma oggi che questo voto è alle spalle, non lo è affatto il caso Dal Molin, che ha segnato una spaccatura non più sanabile dentro la defunta maggioranza.

Anche se Prodi ottenesse la fiducia delle due Camere (cosa che gli è garantita dall’attaccamento alle poltrone, senza se e senza ma, dei suoi alleati), l’abbraccio rinsaldante e rivitalizzante tra la sinistra più estremista del governo e i movimenti pacifisti, antagonisti e no global ostacolerà, più che in passato, l’unanimità sulla politica estera tanto disperatamente sbandierata in questi ultimi giorni.

E visto che i comunisti e gli ambientalisti eletti ritengono fermamente che la democrazia della piazza è sovrana e prevalente su quella elettiva, sarà impossibile per loro smentire i No Tav e approvare tutte le opere pubbliche a grande e piccolo impatto ambientale che un altro Consiglio dei Ministri, sempre a guida Prodi, dovrebbe varare.

Ma intanto al Senato della Repubblica si apre il “mercato delle vacche” e chissà quante, questa maggioranza uscente, ne riuscirà a comprare.

E, in tutto questo, , molto democristianamente, Casini cerca di guadagnare tempo nella speranza di costruire il grande centro senza più comunisti e pannelliani. Le grandi manovre di Pierferdinando sembrano infrangersi contro la compattezza del resto della Casa delle Libertà, ma gli effetti disturbanti sulle scelte dei prossimi giorni, si faranno sentire.

Al voto, al voto, gridano molti dal centro-destra. Peccato, però, che questa libidine ci venga negata proprio da una legge elettorale troppo pericolosa, varata dalla stessa Cdl!

Forse è proprio per questo o forse per dovere istituzionale che Silvio Berlusconi, che fu facile profeta quando dichiarò che Prodi sarebbe caduto senza la spinta dell’opposizione, appare prudente e disponibile a trattare con l’avversario.

Tags: Politica, Senato, Crisi di governo

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21 febbraio 2007

D'Alema toglie la spina al Governo

E’, come dice Francesco Cossiga, il meglio fico del bigoncio! Non c’è dubbio.

La sua replica, seguita al dibattito generale sulle dichiarazioni della mattina, è stata uno schiaffo all’inadeguatezza dialettica del braccio destro di Prodi, il ministro Parisi.

Le dichiarazioni del min. della Difesa su Vicenza furono esposte nel rispetto coerente dei patti con gli alleati americani e questo gli costò il ridicolo del voto contrario della sua maggioranza e il voto favorevole dell’opposizione.

Ma il fichissimo comunista D’Alema è l’unico uomo politico al mondo (oltre a Lenin, Stalin e successori del Pcus) che si può permettere di appellarsi alla pace e contemporaneamente ordinare di bombardare il Kosovo, per obbedienza non all’art. 11 della Costituzione, nè al Parlamento italiano, nè all’Onu ma solo al presidente degli USA, Bill Clinton!

Baffino tenta, con questi precedenti, di convincere la sua maggioranza antiamericana che mai il suo governo avrebbe partecipato alla guerra in Iraq. Poco gli importa tacere che neppure il precedente governo vi abbia mai mandato soldati, se non dopo la dichiarazione della fine della guerra da parte degli USA!

Ma l’attuale ministro degli esteri deve dimostrare la discontinuità della politica della sua coalizione dal precedente governo di centro-destra, una discontinuità inesistente nella realtà dei fatti.

La continuità dell’Unione ci fu col ritiro dei nostri militari da Nassirjia, già programmato da Berlusconi.

Continuità c’è quando lo stesso D’Alema dichiara che non verrà ritirato il contingente italiano dall’Afghanistan che porterebbe il nostro Paese all’isolamento, anche dai loro amici spagnoli!!!

Continuità c’è sull’ampliamento della base americana di Vicenza, confermata anche questa mattina dallo stesso ministro.

Dopo aver ascoltato il dibattito in aula, D’Alema si è sentito molto rassicurato (colpa della Finocchiaro?) al punto di schernire l’opposizione e, con la sua solita arroganza, disdegnare e respingere la risoluzione salva-governo a prima firma Calderoli!

E’ stato l’unico gesto di vera coerenza e di discontinuità (coi suoi stessi alleati) che però gli è costata la plateale e inequivocabile sconfitta.

Due Senatori a vita non gli hanno dato il voto e i 160 sì indispensabili sono stati solo 158.

Lo psicodramma della coalizione di governo ora continua nel peggiore dei modi!

Ma, come il paradiso, anche l’elettorato può attendere! Il potere prima di tutto.

La crisi è grave ma non è affatto scontato che il Presidente della Repubblica sciolga le Camere e ponga fine all’agonia dei poveri italiani.

Tags: Massimo D'Alema, Governo Prodi, Senato, Politica estera

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19 febbraio 2007

Norvegia-Italia, mal comun...ista...?

Ebbene sì, costa fatica ammetterlo, ma anche la Norvegia si trova a fare i conti con un governo socialdemocratico nella quale maggioranza sono entrati i socialisti pacifisti, ambientalisti e demagogisti.

L’Arbeidspartiet (Partito del lavoro) che dal 1935 guida quasi ininterrottamente tutte le legislature norvegesi, dopo la risicata vittoria dello scorso anno, ha dovuto arruolare anche l’SV (Sinistra socialista) per formare il governo.

Purtroppo, per effetto di quella formidabile macchina politica (molto rafforzatasi in questi ultimi anni) chiamata Internazionale socialista, pare che, nelle pur numerose divisioni ideologiche e filosofiche, tutti i partiti social-comunisti europei finiscano sempre con l’accordarsi, accomunati dall'antico sentimento antiamericano e antiisraeliano.

Il povero primo ministro Jens Stoltenberg si trova quindi a fare i conti col mal di pancia della sua estrema sinistra e a doversi esibire in acrobazie verbali quando la NATO gli chiede più contributi in termini di soldati da mandare in Afghanistan.

Che fare? Nulla, secondo la SV, semplicemente non si inviano i 150 uomini pattuiti durante la conferenza dei 26 capi di stato del patto atlantico, svoltasi a Riga nel novembre scorso!

Nulla di più difficile! L’opposizione, Fremskrittspartiet (Partito progressista, liberale) in testa, accusa il governo di stupidità e di slealtà con gli USA che manda a morire i suoi cittadini mentre la Norvegia cerca di nascondersi dai pericoli dislocandosi a Kabul invece che nel sud del paese, dove i Talebani costituiscono la minaccia vera.

Fin qui lo spettacolo sembrerebbe praticamente identico a quello messo in scena dal barcamenante governo rosso-verde italiano.

Non è così. Il provincialismo della politica e del giornalismo italiani non si trovano nella piccola Norvegia, la quale, nonostante l’influenza dei redattori di Repubblica (privilegiati corrispondenti dall’Italia), mantiene la sua impostazione di pluralità di opinioni, nel dare una notizia. E se il tg della tv di stato diffonde la manifestazione dei giovani, anzi giovanissimi, militanti dell’SV che in duecento circa manifestano a Oslo, senza la presenza di deputati e tantomeno di ministri del partito, ritiene altresì utile trasmettere una lunga intervista al portavoce della NATO, mr. James Appathurai!

Capita, in questo modo, di sentir porre al severissimo esponente dell’organizzazione per la difesa militare dell’Occidente le stesse domande che vorremmo sentir porre dai nostri inviati del tg1 in questo frangente.

E quando mr. Appathurai si dice sereno perchè certo che il primo ministro norvegese ricorda bene cosa ha firmato a Riga viene automatico sostituire all’aggettivo “norvegese” l’aggettivo “italiano”.

Il giornalista scandinavo insiste e chiede se l’intervistato sa delle preoccupazioni che vive la Norvegia ed è allora che Appathurai dice qualcosa che il domestico Gianni Riotta non amerebbe mai far sapere e cioè che le uniche preoccupazioni che contano sono quelle dei paesi più generosi che vedono tornare i loro soldati dentro le bare.

Tags: Norvegia, Italia, Nato, James Appathurai, Informazione

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14 febbraio 2007

Boccassini la rossa indaghi su se stessa!

Ci risiamo, anche in questa occasione, vergognosamente, stralci di intercettazioni telefoniche passano dalle “mani pulite” dei pm di Milano ai giornalisti.

Sono ben selezionati e calibrati, in modo che il vero bersaglio del terrorismo di questi ultimi anni non risulti troppo centrale nei commenti politici e dei mass media.

Eppure, lo sappiamo bene che, non da oggi, è proprio Silvio Berlusconi a trovarsi nel mirino dei terroristi.

Non è solo uno dei possibili obiettivi, come anche Massimo Franco cerca, frettolosamente, di minimizzare con una mezza riga sul Corriere.

Questa mattina un ex di Lotta Continua come l’on. Marco Boato, intervenendo a Montecitorio sul dibattito relativo all’operazione antiterrorismo di oggi, ha pensato bene di colpevolizzare il suo collega Scajola di FI, per aver insultato Marco Biagi.

Boato, naturalmente, citava una dichiarazione fatta dopo l’assassinio del gius-lavorista, tentando di far dimenticare le odiose parole di un certo Cofferati (allora segretario della CGIL) contro l’uomo che sarebbe stato massacrato a poca distanza di tempo.

Ma per tornare a queste ultime minacce terroristiche e al suo oggetto, non ci sarà bisogno di leggere quei verbali, basterà ricordare l’istigazione alla violenza contro Berlusconi che da anni esce dai “palazzi” verso le “case occupate”, le scuole e i suoi Collettivi, le fabbriche e i suoi sindacati.

Coi “Dagli al mostro Berlusconi”, “Dagli al riccone corrotto e mafioso!”, “Dagli al duce di Arcore!”, “Dagli a chi ha le mani lorde di sangue!”, non ci si poteva aspettare che le reazioni si fermassero a un treppiedi scagliato contro la testa del nemico più disumano che sia mai apparso sul pianeta.

Paradossalmente uno dei Palazzi più impegnati in questa “crociata” anti-berlusconiana è proprio quello della Procura di Milano!

Pubblici ministeri e presidenti di tribunale hanno ingaggiato una guerra politica senza quartiere, pur di rinchiudere nelle patrie galere il dittatore. Ma, ove questo non fosse stato possibile, almeno distruggerne l’immagine e debilitarne il fisico.

Operazioni riuscite entrambe.

Oggi la rossa passionaria Boccassini, quella che ha affermato, alla fine della sua ultima requisitoria, che l’imputato Berlusconi (mai che le fosse sfuggito di chiamarlo presidente o almeno signor) non era degno di fare il Presidente del Consiglio.

Il modo col quale lei e i suoi colleghi magistrati hanno condotto inchieste e processi, spesso ridotti a farsa, è stato seguito con fanatica partecipazione e calorosi riconoscimenti.

Gli animi della sinistra, non solo quella più estremista, sono stati esacerbati a tal punto che ogni indagine, ogni udienza e ogni sentenza (possibilmente decise quando il leader di FI era alla vigilia di passaggi politici delicati, come convegni internazionali o elezioni) era attesa da costoro con lo stesso sentimento d’odio dei parigini davanti alla testa da mozzare di Luigi XVI.

Con quale fiducia, quindi, si può guardare a questo pm e alla sua serenità nel condurre l’inchiesta contro coloro che, in clandestinità, hanno condiviso e continueranno a condividere l’odio per il comune nemico politico che la dottoressa Boccassini ha tanto scelleratamente e pubblicamente alimentato?

Tags: Brigate rosse, Toghe rosse, Ilda Boccassini, Silvio Berlusconi

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9 febbraio 2007

Anche dello stesso sesso

Trascrizione di uno stralcio dalla conf. stampa sui Di.Co (ex Pacs)

Giuliano Amato la mette così: ”…Se io sono legato da un rapporto amoroso con una persona del mio stesso sesso, omosessuale, e ho la legittima aspettativa che se mi ammalo e sono in ospedale l’unica persona al mondo che si occupa di me, che è il mio partner omosessuale, possa venire in ospedale a portarmi i ricambi e ad assistermi moralmente, perchè dovrei dire no, questo diritto dev’essere solo mio? ....

Se si tratta di una zia che ormai vive sola con la nipote, a lei no? Perchè dovrei dire di no?

Chi avrà domani, in Italia, il coraggio di dire di no, di pretendere questa esclusiva?

E’ possibile, perciò, che formule come quelle di questa legge siano tali da ospitare le due interpretazioni non diverse ma che si aprono a mondi diversi.

Vedete, la legge si apre dicendo due persone maggiorenni e capaci, anche dello stesso sesso, unite da reciproci vincoli affettivi, che convivono stabilmente, ecc.

Anche dello stesso sesso include la coppia omosessuali e includono anche i due anziani rimasti vedovi che hanno paura a stare soli in casa e che vivono insieme, così se uno si sente male c’è l’altro che chiama il 118.

Anche dello stesso sesso. Può significare entrambe queste cose...”

Queste le parole del dottor Sottile.

Questa è la sua quadratura del cerchio.

Questa, con buona pace di Grillini, è un’accusa chiara alle persone gay di “pretendere” una legge solo per loro e, per converso, una captatio benevolentiae rivolta alla Chiesa di Roma.

Questo è, senza dubbio, il disegno di legge più ipocrita e inapplicabile uscito nelle ultime settimane da Palazzo Chigi.

Per ottenere un vero risultato sarebbe bastato modificare la legge sulla privacy che ostacola la vita dei cittadini, altro che tutelarla.

Meglio sarebbe stato per tutti eliminare alla radice la burocrazia dai contratti tra privati sulle proprietà e le pensioni.

Si è persa una buona occasione per delegiferare.

Invece altre false tutele, altra carta bollata, altri reati per truffa da perseguire, già previsti dal ddl del governo.

Tags: Di.Co, Pacs, Giuliano Amato

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7 febbraio 2007

Veronica: -Ho risposto a un impulso del cuore...-

“Amore o politica, quindi? Diciamo amore, di quell’amore insicuro che ha bisogno di grandi risposte per essere rassicurato”.

Così si chiudeva il mio post sulla lettera di Veronica Berlusconi a Repubblica.

Ed ecco l’intervista che oggi Veronica ha rilasciato alla sua biografa ufficiale, Maria Latella, dove si possono leggere le parole dell’ “Happy end” della storia d’amore del secolo, che mezzo o quasi tutto il mondo dava per finita e finita pure malissimo.

Registriamo invece la ritrovata armonia in casa Berlusconi e, soprattutto, la serenità della tranquillizzata Veronica, che non aveva saputo resistere all’impulso del cuore di una donna molto passionale.

Questo blog si occupa prevalentemente di politica, nel modo più semplice possibile e, senza falsa modestia, alcune volte le analisi che vi appaiono non sono prive di qualche realistico fondamento; in virtù di ciò, dopo aver letto l’intervista di oggi alla signora Berlusconi al Corriere, che confermava quanto qui era stato predetto, con malcelata presunzione ecco un’altra predizione, tutta riferita alla politica.

Per tutti coloro che si chiedono: fino a quando Romano Prodi avrà urgenza di essere rassicurato dai suoi compagni di maggioranza e di governo, prima che questa reiterata e confortante risposta non gli venga più concessa?

Questo è il responso della Sibilla: fino a che morte non li separi!

Tags: Veronica Berlusconi, Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Governo

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5 febbraio 2007

L'ultima chiave di ricerca

Jim Gray è scomparso nell'oceano al largo di San Francisco.

E’ incredibile e doloroso a dirsi eppure l'uomo che ha creato Google non è più rintracciabile!

Se esistesse una legge del contrappasso anche per i benemeriti dell'umanità e non solo per i reietti, Gray ne sarebbe stato, per quanto è dato sapere fino ad ora, colpito tragicamente.

In questi giorni il suo motore di ricerca di parole e di immagini lo sta "affannosamente" cercando ma senza ottenere il successo di cui tutti noi utenti di Internet gli siamo quotidianamente debitori.

Qualcuno ha scritto che forse Jim aveva deciso di disperdere se stesso tra gli abissi del mare, insieme alle ceneri di sua madre ma, tuttavia, qualunque sia la ragione della sua scomparsa (che, fortemente ancora speriamo temporanea), questo episodio della cronaca di oggi sembra uscito dalla magica fantasia di Omero e da quella, se pur non altrettanto straordinaria, non meno affascinante di Arthur C. Clarke.

Le due odissee (una sofferta tra la terra e il mare, l'altra tra lo spazio e il tempo infiniti) sembrano fondersi in quello che si teme leggere come l'ultimo capitolo della vita di Jim Gray, il navigatore senza navi nè navicelle, che, governando solo una tastiera e un topolino elettronici, ha esplorato e amplificato un altro mondo in un'altra dimensione ulteriore, quella virtuale.

Un navigatore, un ricercatore, un viaggiatore, un formidabile internauta sicuro di ciò che creava grazie alla mente del grande genio informatico che è sempre stato.

Ma l’uomo che domenica scorsa è naufragato nelle acque della California ha davvero scelto un naufragio con la sua barca, dopo essersi smarrito già nella sua inesplorabile anima?

Proprio Gray? Colui che, a suo modo, rappresenta un mito per come, con le sue mappe e le sue coordinate sicure, ci preserva ogni giorno dall’annegare nell’immenso oceano cibernetico, tra gli arcipelaghi del web.

Se dopo mille esperienze di viaggio, Ulisse riapproda sempre nel grembo della sua Itaca e Bowman, il comandante della Discovery, ineluttabilmente, riapproda nel grembo materno, in un eterno ripartire verso la ricerca e la conoscenza, che sono il grande motore che muove e promuove l’evoluzione umana, allora, anche se non saprei bene spiegare perchè la scomparsa di Jim Gray mi abbia suggerito tutto questo, spero nel suo ritorno nel grembo della rassicurante terra, sano e salvo.

A meno che per Jim questo non dovesse essere l'ultimo viaggio segreto, dal quale non desidera più tornare.

 

Tags: Jim Gray, Google, Odissea

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1 febbraio 2007

Amore e tosse non si possono nascondere

Ovidio aveva perfettamente ragione, nulla da ridire, ma in politica la tosse, specie se molto nervosa, riesce agevolmente a coprire i sospiri degli amanti. E questa mattina i colpi di tosse si sono diffusi come colpi di cannone esplosi da ogni postazione giornalistica, in un fuoco incrociato contro il Cavaliere Azzurro.

La lettera che, imprescindibilmente e inevitabilmente pubblica, Silvio Berlusconi ha inviato a Veronica stava colorando troppo di rosa e di azzurro, con qualche pennellata di rosso passione, il grigio orizzonte degli italiani.

I mass media planetari si sono svegliati più agguerriti che mai, con i redattori di Repubblica e Corriere impegnati a imbeccarli, come da sempre fanno, specie se di mezzo c’è l’odiato Cav. Ecco un esempio, in questo caso pubblico, di come Massimo Giannini prova a intortare gli ascoltatori della Radio Svizzera.

Ed ecco Stefano Folli, acido nel suo falso moderatismo; ecco Sergio Romano, fintamente dispiaciuto per il teatrino messo su da Berlusconi; scontato è arrivato l’editoriale di Merlo (ci si sarebbe stupiti non l’avesse scritto); e non poteva mancare il corrosivo Ceccarelli. Anche lui ha sparato le sue palle di fiele dentro il mare di miele delle parole del capo dell’opposizione che stava seducendo l’immaginario degli elettori, di ogni sesso e di ogni età.

Non si è trattato di sano cinismo uscito dalle menti di questi e di tanti altri opinionisti e politici, ma dell’uso chirurgico delle parole, per demolire, con raffinatezza o no, il sempiterno nemico.

Se Miriam Bertolini alias Veronica Lario in Berlusconi sia stata spinta da un bisogno violento di essere rassicurata dal suo amante distratto (qualche volta le donne passionali lo fanno nei modi più rabbiosi possibili, con tutti i mezzi a loro disposizione) o se invece la invidiatissima lady abbia voluto inviare minacce cifrate al patron della Fininvest, lo sapremo presto.

Qualunque sia stato il calcolo nella mente della first lady, certo non ha tenuto conto della reazione a catena che il suo gesto ha prodotto e continuerà a produrre. A meno che, come insinuano altri, il suo non sia stato altro che un assist al marito uomo politico.

Un assist che però non sarebbe giustificato da esigenze di maggiore consenso intorno al leader della Cdl, visti i sondaggi lusinghieri che rassicurano il Cav. e FI, in special modo.

Un’altra circostanza rende difficile da interpretare la lettera di Veronica, e cioè l’uscita in contemporanea (impossibile che le fosse ignota) dell’intervista al marito, che la Latella (vecchia conoscenza della signora Berlusconi) aveva appena pubblicato sul suo settimanale A.

Un’intervista dove il fedifrago si proclama felice e fortunato di avere una moglie come la sua. Alla domanda che sorge spontanea: “a chi giova?” una risposta potrebbe esserci: a tutti, tranne che a donna Veronica. Infatti questa pagina di amore/affari/politica ha giovato a Repubblica, ha giovato a Silvio Berlusconi che nonostante i suoi settant`anni si può permettere di parlare d’amore e scaldare i cuori di milioni di persone, come fosse una giovane star del cinema, di quello più romantico.

Ma ancor di più contano la sua autodifesa e le parole inequivocabili sull’amore per la famiglia inseritisi proprio nel giorno in cui il governo ha messo ai voti la mozione sui Pacs, che, a torto o a ragione, la sua parte politica indica come dissolutori dell’istituto familiare.

Amore o politica, quindi? Diciamo amore, di quell’amore insicuro che ha bisogno di grandi risposte per essere rassicurato.

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