28 aprile 2007

Il Cav. di nuovo assolto ma il mondo non lo saprà mai

L’ennesima assoluzione a favore di Silvio Berlusconi è di sicuro l’ultima buona quanto amara notizia che lo riguarda.

Pe quanto concerne l’Italia, in fondo questa sentenza lascia gli schieramenti politici e l’opinione pubblica saldi nei propri convincimenti e, mentre gli innocentisti non cresceranno di numero, i colpevolisti cercheranno di rimuovere l’accaduto, in attesa che Travaglio scriva un altro libro che, oltre a colmare le tasche dell’autore, colmi il vuoto di certezze e di odio che questi strani giudici di ieri hanno rischiato di liberare dentro le loro menti.

Siamo italiani e, chi più e chi meno, conosciamo come si svolge la lotta politica nel paese dei Guelfi e Ghibellini; siamo consapevoli di come, nell’agone della battaglia per la conquista del potere esecutivo, ogni terzietà di gran parte dell’ordine della magistratura si sia sfilacciata, cedendo alla libidine giustizialista e giacobina che ha decimato gli avversari della sinistra oggi al governo.

Tuttavia, anche le ultime elezioni politiche ci dicono che per la maggioranza degli italiani è evidente che Berlusconi, in quanto nemico numero uno della sinistra, è stato tenuto in ostaggio, per quasi tre lustri, dalle procure popolate da certi magistrati figli del sessantotto.

Ma all’estero?

All’estero le cose sono e resteranno drammatiche per il Cavaliere.

Dal 1994, da quando cioè Borrelli e Scalfaro lo colpirono con un avviso di garanzia in diretta mondiale, è stato un crescendo, davvero rossiniano, di aggressioni e lesioni ai danni dell’immagine pubblica di Silvio Berlusconi.

La calunnia, lanciata prima come un venticello, è esorbitata in uno smodato e smisurato uragano che, con inusitate velocità e furia, ha valicato ogni confine geografico e politico, travolgendo l’onore e la dignità dell’uomo di Arcore.

Negli anni si è costituita l’internazionale antiberlusconiana (potentissima macchina mediatico-giustizialista) in grado di produrre a tutti i livelli e in ogni ambiente politico, culturale e sociale tutti i tipi di attacchi.

Le calunnie hanno attecchito all’estero più di quanto non sia avvenuto in Italia per un motivo semplice e disarmante: la mancanza di contraddittori e l’assenza di retropensieri nella forma mentale soprattutto dei cittadini del mondo anglosassone e scandinavo.

Libri, film, dibattiti, Raitv satellitare, testimonianze “dirette”, iniziative presso le Nazioni Unite (ricordate le ispezioni dell’Onu a tutela dei giudici e della libertà di stampa?) e ancora spettacoli teatrali, articoli di fuoco di Repubblica e Corsera (i quotidiani più diffusi all’estero), il tutto, troppo spesso, sponsorizzato dai Consolati italiani e dai loro istituti culturali.

Impossibile spiegare all’amico di Oslo o di Stoccolma l’assurdità del groviglio politico-giudiziario italiano; per lui i giudici possono sì sbagliare nella loro professione ma questo è tutto, la sua cultura fatta di linearità di pensiero e di pragmatismo gli impedisce di spingersi in “assurde” dietrologie.

Ergo, se tanti giudici hanno inquisito Silvio Berlusconi significa che egli si è chiaramente macchiato dei crimini di cui l’internazionale compagnia di giro guidata a volte da Travaglio, altre da Furio Colombo, altre da Santoro, Biagi, Sartori, lo accusa.

Non stupisce quindi se, soltanto tre giorni fa, un notiziario della radio pubblica norvegese sponsorizzava il libro scritto da un suo giornalista, dedicato alla storia di mafia e corruzione del leader di Forza Italia.

Come non può stupire che il nome di Silvio Berlusconi venga strumentalizzato in Francia a mò di spauracchio per gli elettori contro Sarkozy.

Questi sono gli episodi più recenti ma danno la misura di un’assoluzione per Silvio Berlusconi arrivata dopo che la sua irrevocabile condanna civile è già stata dichiarata, almeno fuori dai confini italiani.

Purtroppo la riabilitazione non viaggia con la fanfara della diffamazione e lo si può rilevare già dal profilo basso con cui la notizia dell’assoluzione del Cav. ha fatto il giro dei media italiani.

Pertanto da questo poco possiamo prefigurarci l’eco impercettibile che la sentenza otterrà nel resto del mondo.

Tags: Silvio Berlusconi, Processo SME

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25 aprile 2007

Lacrime e sangue

Sono i liquidi organici che i post-, ex-, vetero-, pro- o semplicemente antropologicamente comunisti hanno versato e continuano a versare copiosamente.

I comunisti hanno il cuore tenero. Anche quando massacrano milioni di innocenti lo fanno piangendo perchè obbligati per il bene del proletariato.

La storia, ancora quasi tutta da conoscere, ci dice che essi, si chiamassero Mao, Lenin, Stalin o Togliatti, dopo aver ordinato una strage contro il loro stesso popolo o aver commissionato l’eliminazione fisica di un avversario di partito, bagnavano i loro discorsi con calde lacrime di cordoglio.

In parte questa è ancora quotidianità per troppi popoli oppressi da questi duri regimi e a questa quotidianità guardano ancora, nonostante tutto, molti leader e militanti degli orgogliosi partiti comunisti italiani, i cui cuori palpitano fideisticamente e costantemente commossi per la falce e martello, le bandiere rosse e l’Internazionale.

Quante sono le lacrime sparse dai comunisti! Immensamente di più sono però quelle che han fatto piangere a un numero incalcolabile di milioni di innocenti.

Proprio oggi dobbiamo ringraziare ben altra qualità di lacrime e di sangue, versati da centinaia di migliaia di ragazzi tanto generosi e tanto diversi da noi ai quali dobbiamo se, come italiani, non finimmo, dopo essere stati liberati dal nazismo e dal fascismo, stritolati dal comunismo.

Tutto sommato è grazie a quei giovani soldati anglo-americani che oggi. pur vivendo noi in un regime da socialismo reale, godiamo tuttavia di alcune regole democratiche che, fino ad ora, ci hanno preservati dal perdere le nostre preziose libertà fondamentali.

Certo non è rassicurante quanto sta succedendo nelle istituzioni italiane e la sovietizzazione dei media ne è un effetto inquietante.

Un esempio è proprio di questi giorni, nell’abuso indiscriminato che ogni media di regime ha perpetrato per tenere sotto pressione il povero cittadino in vista dei congressi dei partiti di governo.

Ci hanno sfiancati per settimane, con martellante grancassa scritta e parlata, senza rispetto per le orecchie e per l’intelligenza di noi poveri stampa-radio-teleutenti.

A qualsiasi ora del giorno e della notte il PD ci veniva somministrato a dosi massicce e indigeribili e, chissà per quanto, pasteggeremo con le immagini dei giochi di passione e di potere di cui non ci importa nulla.

Ma torniamo alle lacrime dei comunisti e alla loro interpretazione.

I comunisti piangono ogni volta che cambiano nome ai loro simboli; i comunisti si separano sempre tra le lacrime; i comunisti si ricostituiscono con altri nomi e altre formazioni piangendo a dirotto; i comunisti sono viscerali, psicodipendenti e prigionieri di un’ideologia che non vogliono accettare per morta.

La Bolognina di Occhetto fu una valle di lacrime e l’ondata lacrimogena per mesi arrossò gli occhi degli iscritti, simpatizzanti e militanti del Pci, l'agnello sacrificale di allora.

Ultimamente ha pianto Fassino, ha pianto Mussi, hanno pianto in centinaia i delegati presenti al congresso di Firenze, l’altare dove i DS hanno poggiato il capo per il sacrificio estremo.

Da quel momento nel dividersi, ogni giorno, i comunisti si straziano il cuore nelle migliaia di sezioni diessine, case del popolo, società operaie, coop rosse, segreterie provinciali, sale congressuali e soprattutto nelle tesorerie dell’immenso patrimonio immobiliare, finanziario e industriale del più grande partito azienda dell’Occidente.

Ma anche questa volta i comunisti ne usciranno bene, hanno dalla loro tutto il potere più o meno palese che li sostiene e a noi non resta che stare a guardare.

Infine rimane solo una riflessione ed è questa: la politica la si fa con tutta la passione che ciascuno ha, ma quando ci si identifica nel partito fino ad interiorizzarlo alla stregua di una mamma per la quale si soffre e si combatte ciecamente, allora qualcosa di malato c’è.

Buona liberazione, compagni!

Tags: Liberazione, Comunismo

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19 aprile 2007

Si possono processare i giornalisti?

I giornalisti svizzeri del Sonntags Blick accusati di aver divulgato segreti di stato, mettendo in pericolo la sicurezza della nazione, sono stati assolti, anche se non in via definitiva.

Qui e qui la cronaca dei fatti.

Di quanto letto l’aspetto politico rilevante è quello per cui esistono ancora governi, (quello svizzero non possiamo certo definirlo totalitario) che mettono in primo piano la sicurezza del paese e in secondo la libertà di stampa.

La notizia di questo processo non ha riempito affatto le pagine dei giornali italiani, forse perchè non l’avremmo capita?

Probabilmente in Italia i tre giornalisti sarebbero già gli eroi degli antiamericani e sotto processo sarebbe andata la CIA e il nostro SISMI.

I redattori del Sonntags Blick non rischiano il carcere, per fortuna, e, al peggio, pagherebbero solo una pena pecuniaria ma ciò che colpisce è che si tratta di civili processati da un tribunale militare.

I nostri uomini del SISMI hanno rischiato molto di più da parte di un tribunale civile, rischio rientrato dopo questa sentenza della Consulta.

A quanto pare la Svizzera non soffre dei conflitti istituzionali di cui è gravemente malata l’Italia, la quale si agita in un ginepraio di contraddizioni pericolose e inconcludenti.

Liberi gli avvocati elvetici di difendere i loro assistiti e la libertà di dare le notizie, ma libero lo stato di processarli se ritiene che il divulgarle mette in pericolo le libertà di tutti.

Tags: Stampa svizzera, Segreti di Stato

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18 aprile 2007

La sposa perfetta?

”Tu devi tirare fuori le palle!” e “ma io le palle ce le ho!!”; questo non è uno scambio di battute rabbiose tra un pugile e il suo secondo, esclamate durante un round sfavorevole su un ring.

No, sono parole che intercorrono quotidianamente nelle conversazioni tra le donne protagoniste di un reality che pare stia ottenendo molto successo in Rai.

Le signore mamme degli attuali “Vitelloni” (i maschi castrati di Fellini) e le signorine pretendenti la mano di questi ultimi, semanticamente e psicologicamente, forniscono una rappresentazione di un paradossale fenomeno di transfert dell’identità sessuale maschile dentro l’immaginario sessuale femminile.

Le donne del dopo femminismo che si sono formate nella cultura dell’uguaglianza con l’uomo, della condanna della virilità violenta, dell’autoerotismo come massima espressione dell’emancipazione femminile dal prepotente sesso dell’uomo, oggi, inconsciamente, cercano di riempire il vuoto esistenziale che si sono autarchicamente create, interiorizzando quella parte del maschio tanto criminalizzata e depotenziata.

Il titolo è anacronistico ma “La sposa perfetta” è l’ultimo reality della Rai e, qualità del manufatto e critica televisiva a parte, testimonia, senza dubbio, l’approdo culturale dove gli ultimi decenni di malintesa rivoluzione femminista hanno portato la nuova società italiana declinata al femminile.

Drammaticamente chi critica la trasmissione si attarda solo sulla sua spinta regressiva del ruolo della donna ridotta a casalinga perfetta e, lo dice pure Luxuria, voluta dai reazionari maschilisti.

Nessuno, purtroppo, ha rimarcato l’assoluta assenza dei padri nel gioco, ahinoi, serio del programma!

Le genitrici di cotanti ragazzi che ormai non meritano che il diminutivo di maschietti, col quale si autodefiniscono con assoluta indifferenza, esercitano il loro potere di vita o di morte sui loro immaturi quanto attempati pargoli, senza che questo ponga nessun allarmato interrogativo.

Eppure dei padri sembrano sentirne tutte la mancanza e lo prova quel reiterato desiderio di avere le palle come metafora del coraggio e della determinazione.

In definitiva, l’appropriazione indebita degli attributi genitali maschili appare quasi un’asportazione di questi all’altra metà del cielo colorata di azzurro.

Sembrano comunicarcelo anche i cinque effeminati giovani sposini, prede degli erotici appetiti delle pretendenti ragazze con le palle!

Loro sono belli, curati e tanto dolci; parlano delle proprie mamme con commozione e le sentono “naturalmente” complici.

Sarà che la Norvegia mi ha abituata a incontrare ventenni già padri e quarantenni nonni, confesso che assistere alle confidenze adolescenziali di ultratrentenni ancora cullati da mammà mi perplime un pò.

Siamo sicure che siano quelli gli uomini che vogliamo al nostro fianco? Siamo certe di aver usato bene la nostra arma più devastante, quella del senso di colpa che trasmettiamo ai nostri figli di ambo i sessi ma che nel maschio causano l’annichilimento dell’io condannato a rimanere per sempre bambino?

Forse quando ci vogliamo virili inconsapevolmente stiamo chiedendo aiuto a lui, a un lui che ormai, come spiega qui il prof. Luigi De Marchi, lo psicoterapeuta laico e libertario di Radio Radicale, sempre di più si rivolge al suo stesso sesso per soddisfare il proprio bisogno di dolcezza e affettività.

In quanto a noi donne, secondo il Saint Thomas Hospital di Londra, stiamo perdendo il contatto con la nostra sessualità, che ci avrebbe già condotte all’anorgasmìa totale o parziale.

Abbiamo paura del piacere fisico e della procreazione che, dicono gli studi dei prestigiosi ricercatori inglesi, si è concretizzata nell’assenza dell’orgasmo femminile come tara genetica della quale siamo portatrici malate al 60%.

Ma sarà vero? Se lo fosse, noi che nelle piazze accusavamo l’uomo di essere dolosamente incapace di darci piacere perchè chiuso nel suo cieco egoismo di maschio, dovremmo, in onore della genetica, assolverlo! Oppure speriamo nella prossima scoperta sul dna che smentisca gli scienziati inglesi; d'altronde non sarebbe la prima volta.

Tags: Donne, Uomini

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17 aprile 2007

Bonino, la maestrina di Berlusconi

Emma Bonino era a Mosca a ridosso delle manifestazioni contro Putin.

Si trovava là da ministro, per tre giorni, impegnata a promuovere accordi commerciali col governo da lei sempre giudicato violento e repressivo, mica per manifestarvi contro!

In quei giorni ha parlato col ministro suo omologo e, con prudenza, senza toni accusatori (?!) gli avrebbe ricordato che gli affari si fanno meglio con regole più precise e condivise.

Ha pure incontrato i compagni e gli amici di tante battaglie per la libertà (gli stessi compagni di Antonio Russo, trucidato, dicono, dalle spie di Mosca), che le hanno raccontato quanto stava per accadere nelle strade di San Pietroburgo!

Salvo questa piccola rimpatriata libertaria, visto che gli affari sono affari, nei suoi tre giorni moscoviti, solo di affari ha discusso la ministra: di grandi spazi commerciali che si aprono per le imprese italiane, roba pesante mica bruscolini.

Era entusiasta dell’accordo Enel-Eni-Yukos che apre prospettive di nuovi e grandi investimenti, tanti e tali da leccarsi le orecchie per il giro di milioni che smuoverà.

Da ministro no, per carità, ma da militante di tutte le battaglie sui diritti civili era forse legittimo attendersi da lei un motto di denuncia contro gli imprenditori pubblici italiani che non si sono fatti scrupolo di spartirsi proprio la Yukos, il cui vero proprietario, Khodorkovsky, spogliato di tutto, da anni marcisce nelle carceri russe.

Da subito, più di tutti sono stati proprio i compagni di Bonino a denunciare il presidente russo di aver fatto arrestare quel ricchissimo imprenditore in grado di minacciare il suo potere.

Bonino aveva già fatto la sua bella figura in Cina, dove, stando attenta a non offendere i potenti partner cinesi, balbettò (esclusivamente in favore delle telecamere italiane) un veloce accenno ai diritti umani, di cui il popolo cinese oppresso non saprà mai nulla.

Ma ecco che Berlusconi va, in visita amicale, a trovare Vladimir, proprio in concomitanza con le manifestazioni violentemente represse dalle forze di polizia della città natale di Putin.

Il Cav. non resiste e, come altre volte, difende Putin dalle accuse che giungono da ogni parte del mondo e che definiscono il suo amico russo uno spietato antidemocratico.

Questa volta Berlusconi dichiara di essere stato testimone diretto delle vicende sanpietroburghesi ma nessuno crede alla sua versione sulle dinamiche dei fatti che hanno portato all’arresto di molti appartenenti al Partito nazionalista bolscevico, compreso il suo leader Limonov.

La lapidazione mediatica è partita rapida e intensa.

Le mani più incredibili hanno lanciato il loro sasso, comprese quelle degli attuali maggiori alleati politici e commerciali del presidente russo.

Pure Bonino, ormai tornata a Roma, ha scagliato il suo macigno, esibendosi con una dura intervista.

Sarcastica nei confronti dell’unico uomo “politico” al quale deve la sua carriera istituzionale, si dice tanto preoccupata per la situazione politica in Russia, da dove è appena tornata carica di ministeriali soddisfazioni.

Si è scritto che la contromanifestazione a favore dell’attuale presidente non sia stata affatto spontanea, può essere verissimo. Ma c’è da chiedersi se un brivido di paura non sia corso lungo la schiena di molti cittadini di San Pietroburgo, vittime del regime sovietico, nel rivedere di nuovo i bolscevichi marciare sotto le loro finestre uniti a Kasparov e ad alcuni strani liberisti.

Tags: Emma Bonino, Silvio Berlusconi, Vladimir Putin, Diritti umani

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14 aprile 2007

I CAPTCHA si espandono come uno tsunami

Sembra inarrestabile e sorda a ogni appello, compreso quello dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, l’altissima marea che sta, inesorabilmente, travolgendo e chiudendo tutti gli spazi di accessibilità e fruibilità di Internet conquistati negli anni dagli utenti con problemi di vista ma non solo.

Lustri di investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica (concentrati soprattutto negli U.S.A.), con un enorme dispendio di energie umane e finanziarie, avevano ottenuto dei risultati straordinari, fornendo quasi totale agibilità a milioni di utenti e clienti ostacolati nella navigazione da tutto ciò che è immagine e segno grafico.

A causa dell’uso scellerato che oramai, forse per ignoranza, forse per pigrizia mentale, tutti gli operatori e fornitori di servizi su internet stanno facendo dei CAPTCHA, quel lavoro viene ogni giorno di più vanificato.

Gli antispam ottici e sonori (questi ultimi sono altrettanto incomprensibili) divengono la nuova barriera informatica che discrimina chiunque sia dotato di intelligenza ma non di sufficienti diottrie!

Neppure il sofisticatissimo e geniale screen reader Jaws potrà mai abbattere quell’assurdo, quanto inutile, deterrente contro i robospam, che dilaga nel web ledendo la libertà di interazione con la creatività, con gli ausili, con i media, con il trading e coi servizi disponibili nell’immenso universo del WWW.

Come blogger interessata in prima persona all’abbattimento di questa nuova quanto subdola barriera contro la libertà di navigazione su Internet, mi ero lanciata in una campagna contro i CAPTCHA, scoprendo, con grande gioia, di non essere stata l’unica ad averlo fatto.

Tanti, in effetti, erano e sono i blogger che avevano denunciato questo abuso commesso attraverso l’imposizione delle lettere e delle voci distorte dai codici CAPTCHA.

Da tempo però non avevo più scritto nulla sull’argomento.

Fino a oggi, dopo aver letto, con grande sorpresa e maggior piacere, un post intelligente e propositivo, scritto in lingua inglese, da un blogger che si era già speso in questa campagna, che, tra l’altro, aveva lanciato prima di me.

Questo mi ha stimolata a ritornare sul tema con nuova determinazione.

Rilancio quindi l’appello a tutti gli internauti affinchè aderiscano al “No ai CAPTCHA!”, in qualunque forma sentano loro congeniale.

In questo blog chiunque può trovare e rilanciare un banner ideato e prodotto da un blogger che stimo per la sua costanza nel non aver mai abbandonato la “lotta”: l’ottimo Libertyfirst!

Chiunque aderirà a questa iniziativa per abbattere le barriere rappresentate dalle word verification otterrà solo un piccolo riconoscimento, entrando nel mio blogroll ma, cosa importante, potrà dirsi fiero di aver contribuito a promuovere e garantire più libertà per tutti!!! -)))

Tags: CAPTCHA, Accessibility, Blind Users

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11 aprile 2007

L'emergenza Emergency e i medici in divisa

L’aereo con i 40 italiani che si trovavano in Afghanistan al servizio di Gino Strada sono atterrati da poco a Dubai!

Emergency però non ha lasciato del tutto il Paese, vi continuano a lavorare i volontari afghani.

L’emergenza umanitaria, politica, diplomatica e strategica di questi giorni, causata da questo centrosinistra in collaborazione con l’ong più sponsorizzata e finanziata d’Italia, forse ora rientrerà?

Qui non si vuole raccontare la folle cronaca che ha visto Gino Strada, un cittadino qualunque, meritevole soltanto di aver fatto il medico volontario in un territorio pericoloso (quante migliaia di donne e uomini lo hanno fatto nel totale silenzio, senza essere stati per questo idolatrati da nessuno), sostituirsi alle autorità più alte e alle istituzioni più delicate di due nazioni impegnate in una guerra contro il terrorismo, di cui si è reso, inevitabilmente, sospettabile di complicità.

Quanto è accaduto tra Roma e Kabul porta a molte riflessioni e anche a formulare una speranza: allontanare i civili dai teatri di guerra e inviare i soldati che, in divisa e armati, sanno portare, meglio dei volontari delle ong, assistenza specialistica alle popolazioni e tutto quanto il genio dell’esercito offre anche nella ricostruzione e nella cooperazione.

Chi avesse seguito la puntata di “Porta a Porta” di ieri sera avrà visto e ascoltato Edoardo Crainz, un medico militare che ha scritto un libro sulla sua esperienza in Afghanistan, dove ha curato, da soldato della CIMIC, militari e civili, con professionalità e successo.

Il volontariato che non ha più nulla di volontario, come si può leggere anche in questo articolo, sta costando prezzi che non sono solo quelli economici ma anche quelli politici di cui la collettività non dovrebbe più essere caricata.

Per togliere ai terroristi una fonte di enorme guadagno in termini di finanziamento e di propaganda per le loro attività criminali, per dare alle popolazioni sofferenti un maggiore senso di sicurezza e di protezione, si dovrebbero utilizzare queste donne e questi uomini che, oltre all’affidabilità di chi ha giurato fedeltà, portano la generosità e la professionalità di uomini addestrati ad affrontare i pericoli di un teatro complicato come quello di una guerra.

Nel blog di Bisquì, un blogger che conosce il mondo militare, ho potuto leggere e approfondire notizie sui soldati del CIMIC.

Qui. qui e qui ho trovato molte cose che appena intuivo e che sono invece una realtà importante da sfruttare, come gli alleati anglo-americani fecero, per esempio, durante e dopo la seconda guerra mondiale.

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Tags: Afghanistan, CIMIC, Emergency, Guerra

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9 aprile 2007

Lacrime di coccodrillo

Ma davvero Daniele Mastrogiacomo crede a quanto scrive qui?

Allora cosa era andato a fare in Afghanistan? Una gita scolastica? Non gli avevano mai raccontato che i feroci Americani non sono quelli che si divertono a fare la guerra ai talebani incompresi e sfortunati ma che, al contrario, sono questi ultimi il pericolo grave che incombe sul popolo afghano?

Nessuno gli aveva mai mostrato le immagini dei sacrifici umani inflitti, a terribile monito, con sgozzamenti e atrocità di ogni genere, alla popolazione, bambini compresi?

Nessuno gli aveva spiegato con quale e quanto fanatismo cieco gli studenti del Corano avevano gestito il potere? Non sapeva Mastrogiacomo del clima di terrore e di morte che avevano diffuso in pochissimi anni in quel paese?

Tutti sapevano, tranne costui, che i Talebani e Al Qaida avevano trasformato il territorio afghano nel più vasto campo di addestramento terrorista del fondamentalismo islamico proveniente da tutto il mondo!

Ma di quali patti si lamenta? Patti con chi? Con degli assassini che era andato a cercare per darcene un’immagine distorta e funzionale all’antiamericanismo dei suoi lettori, alimentato e sponsorizzato anche dal missionario comunista Gino Strada?

Questo articolo non è vergognoso?

Scrive l’inviato del faziosissimo Repubblica, parlando dello sgozzamento del povero Adjmal: “...un omicidio che non ha nessuna spiegazione.”

Per far capire a Mastrogiacomo che i talebani sono degli assassini senza scrupoli è dovuto morire massacrato un suo collega giornalista?

Le migliaia di persone inermi uccise dalla brutalità di questi barbari, dal momento in cui sono apparsi sulla scena, non sono stati sufficiente prova per il giornalista (che poteva risparmiarsi e risparmiarci lo strazio del suo sequestro) della giustezza della guerra che l’occidente sta combattendo contro di loro?

Avevamo noi bisogno che un presuntuoso mettesse a repentaglio la sicurezza della nostra nazione, le alleanze internazionali, il governo afghano, perchè lui sì che avrebbe raccontato la verità della guerra in Afghanistan?

Aver previsto quanto sarebbe accaduto, chiaro a chiunque dotato di grano salis, e dedicarsi ad altre attività, magari in casa propria, non sarebbe stato meglio per tutti?

Ma no, d’altronde gli amici Talebani sono quelli coi quali bisogna discutere, guardandosi negli occhi con fiducia, intorno a un tavolo, nella beatitudine di una conferenza di pace, come vorrebbero i compagni di Mastrogiacomo che governano l’Italia.

Ma davvero nessuno vuol chiedere scusa per tutti i danni causati dalle velleità di un cronista che inseguiva lo scoop della settimana?

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Tags: Daniele Mastrogiacomo, Adjmal, Talebani, Guerra, Afghanistan

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2 aprile 2007

Cavaliere, parole sante!

“Siamo dei laici ma da laici riconosciamo il diritto e il dovere dei vescovi di dire quello che pensano e da laici abbiamo il diritto di ascoltare quello che dicono i vescovi e di pensarla esattamente nel modo opposto. Noi dobbiamo pacificamente affermare che è diritto dei rappresentanti della Chiesa di esprimere la loro opinione e diritto dei cittadini comportarsi secondo coscienza e intelletto, in piena libertà.

Questo è uno stato laico.”

Così si è espresso Silvio Berlusconi il 31 marzo, al congresso del PRI che si è concluso ieri.

Parole inequivocabili dette in un momento molto delicato di forte contrasto tra Chiesa e anticlericali.

Parole che non hanno ottenuto il plauso dei cosidetti laici del centrodestra (più disposti a bacchettarlo, anche quando non lo merita) né quella dei cosidetti cattolici (forse imbarazzati da tanta laicità del leader della Cdl) col risultato che una dichiarazione pienamente condivisibile da ogni liberale, si è dissolta come l’ultima neve al sole.

Per quel che può interessare chi legge, personalmente rifiuto il termine laico, in quanto esso nasce dentro la Chiesa stessa e ha sempre indicato i religiosi ai quali venivano affidati i lavori più umili da svolgere nelle comunità confessionali.

Ancora oggi i laici sono i diaconi, certi ordini di suore e di missionari e tutto il personale che lavora al servizio dell’istituzione ecclesiastica, in vari ruoli, sia che indossi abiti civili o talari.

Ma, dovendomi adeguare al lessico comune, non mi resta che sottoscrivere le dichiarazioni di Silvio Berlusconi e, per quel poco che vale il mio pensiero, invitare tutti coloro che apprezzano l’enunciazione di questo principio liberale, a sostenere e rafforzare il Cav. Esortandolo a non dimenticarlo mai.

Per quanto mi riguarda continuerò ad ascoltare i vescovi col distacco di chi, non essendo cattolica, è indifferente alla missione evangelica della Chiesa e, allo stesso tempo, ne comprende il diritto di esprimersi.

Da cittadina considero che i vescovi non hanno potere legislativo e i loro appelli sono rivolti esclusivamente alle coscienze dei fedeli presenti e futuri, pertanto concentro l’attenzione su coloro che hanno il potere di legiferare affinchè agiscano nell’interesse di tutti, in totale libertà, come appunto sostenuto dal presidente di FI.

Non lasciamolo solo! -))

P.s.: Il titolo del post è allegramente in contraddizione col senso del testo.

Tags: Silvio Berlusconi, Stato laico, Chiesa

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