12 marzo 2007

Ayn Rand alle elezioni comunali

Quando accettai di candidarmi nel Fremskittspartiet (il partito liberale norvegese) m’aspettavo qualcosa che assomigliasse a una campagna elettorale come tante ne avevo viste e affrontate in Italia.

Come quasi tutti sappiamo, da quelle per il rinnovo del consiglio di circoscrizione a quelle per il Parlamento europeo, si tratta sempre di buttarla sullo scontro con l’avversario/nemico politico, portando proposte spesso stravaganti e mancanti di assoluta concretezza ai fini della loro realizzazione.

Ci sono, costanti, tanta improvvisazione e l’affannosa corsa alla visibilità mediatica.

Il tutto è preceduto dalla formazione delle liste dei candidati, scelti dopo lunghi mercanteggiamenti di vario ordine e grado, presentate immancabilmente all’ultimo momento della scadenza di legge.

Le corse alle offerte e promesse di voti in cambio di interventi a favore degli interessi di questa o quella parte questuante di elettorato sono centrali nell’attività frenetica dei candidati.

Insomma, in Italia, improvvisarsi amministratori della cosa pubblica senza esperienza e senza ideali, più col senso degli affari propri o del partito che quello del bene comune, è più diffuso di quanto si immagini.

Pertanto, qualche piacevole dubbio che qui in Norvegia le cose sarebbero andate diversamente mi era venuto già pensando che il voto è previsto per il settembre 2007 ma il partito si muoveva con quasi due anni di anticipo.

Per fare cosa? Questa la domanda che mi ponevo ogni volta che mi si chiedeva di candidarmi.

Oggi l’ho capito!

Il Fremskrittspartiet non manda dei dilettanti allo sbaraglio a governare i comuni e le regioni ma impone a tutti coloro che concorrono alla campagna elettorale di frequentare corsi e seminari dove imparare a gestire un bilancio di un comune (i comuni norvegesi sono paragonabili alle provincie italiane), affrontando delle perfette simulazioni di intervento su autentici budget di spesa pubblica.

Si lavora, si studia e si impara ad essere liberali e liberalisti anche partendo dalla gestione del denaro che i contribuenti pagano per la scuola, piuttosto che per l’assistenza agli anziani o la biblioteca o la palestra nel piccolo o nel grande land.

I candidati vengono inseriti nelle liste dall’assemblea degli iscritti, che ne vota e ne decreta la posizione dal primo all’ultimo posto.

Il candidato è responsabilizzato e premiato con attestati e riconoscimenti per il suo impegno e a volte deve abbandonare per un intero week end le sue abitudini per immergersi full time nell’apprendimento delle politiche per la famiglia, piuttosto che sulla storia del liberalismo nel mondo e in Norvegia.

Oslo, dove ha sede il Parlamento, dista da questa zona 600 km, ma questo non impedisce ai deputati eletti di spostarsi e portare il loro bagaglio di esperienza anche a una sola ventina di persone che ascoltano e prendono appunti,.

Il deputato è il docente e, alla lavagna, con testi alla mano, spiega e interroga, fino a sottoporre agli allievi (suddivisi in gruppi di lavoro) veri compiti scritti, da risolvere applicando la pratica liberale e liberista derivante dai filosofi e dai teorici che hanno ispirato e formato questo partito.

Ed è qui che mi sono sentita presa da una forte emozione, durante l’ultimo modulo al quale ho partecipato, quando sul mio tavolo mi sono trovata due pesanti tomi con la firma di Ayn Rand!

“Leggete e imparate a conoscere le idee sull’oggettivismo e sull’individualismo di questa importantissima donna!” sono state le parole scandite dal deputato Tord e ribadite dal segretario regionale dell’FRP Torstein e che sono state musica per le mie orecchie di liberale randiana.

Una randiana che vede come i sedicenti liberali italiani finiscano inesorabilmente col fare cane di porco delle idee e degli ideali per i quali dicono di battersi.

E’ per me triste assistere ogni giorno alla polverizzazione di gruppi a volte riformatori, a volte neo, a volte persino socialisti (questi sono quasi un insulto all’intelligenza) o cattolici, che si aggettivano liberali ma che finiscono troppo di frequente con lo sciogliersi nell’acido del narcisismo e dell’egocentrismo, che è altra cosa dall’individualismo.

Parte di questi liberali li reputo miei amici ed è per questo che mi permetto, con affetto e senza pretese, di ricordare loro che sarebbe molto utile concentrarsi di più nel migliorare la politica e le istituzioni invece che la propria immagine o il proprio particulare, imponendo un approccio pragmatico vero alle questioni, senza dimenticare che la libertà dai nostri bisogni un pò meschini ci rende credibili e autorevoli quando ci apprestiamo a difendere le libertà della collettività.

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