25 gennaio 2006

Quando l'Ulivo andava a tutto gas

Questo editoriale é palesemente datato in quanto uscì sul quotidiano di Feltri in piena crisi Russia-Ucraina.

Credo tuttavia che, per come Forte ci riporta alle cause della nostra crisi energetica e alla nostra gas-dipendenza, l'articolo abbia mantenuto un'assoluta attualità.

Anzi, letto alla luce degli attacchi pretestuosi che oggi la sinistra muove contro l'attuale governo, offre argomenti per confutare e respingere al mittente quelle stesse accuse.

"Quando l'Ulivo andava a tutto gas"

di FRANCESCO FORTE - LIBERO

Con il no a nucleare e carbone l'Italia è stata spenta

Probabilmente non staremo al freddo e al buio, anche se la vertenza fra la Russia e l'Ucraina si è complicata e xl'invio di gas all'Europa occidentale da Gazprom si è ridotto di un quinto, cioè per noi di circa il 6 per cento del consumo totale. I russi sostengono che gli ucraini hanno preso illecitamente il gas spettante all'Europa in cambio del blocco di fornitura della quota di loro competenza. Gli ucraini sostengono che la Russia fa una messa in scena per porli in cattiva luce. La vertenza è grave, ma circoscritta.

L'effetto però è comunque costoso. Anche usare le scorte costa. E saliranno i prezzi di gas e petrolio all'origine, perché la canna la hanno i venditori, noi compratori dipendiamo da loro. Nel caso dell'Italia ci sono le gravi responsabilità del centro sinistra, che ha gestito la politica energetica italiana dal 1996 in poi generando una anomalia. L'Italia è il paese europeo che usa più gas, 66 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio contro 80 di petrolio (un tempo ne consumavamo cento) in quanto l'Enel brucia, nelle sue centrali, gas naturale, anziché come altri carbone, che costa assai meno e si potrebbe gassificare, con procedimenti tecnologici adeguati.

Importare carbone implica operazioni nei porti che agli ambientalisti non piacciono. Il gas naturale, essendo un prodotto di buona qualità per i consumi finali, non una materia prima, non dovrebbe essere usato per produrre elettricità di base, ma solo per quella di punta, con impianti agili, che entrano in funzione quando la domanda è anomala (ad esempio in piena estate a causa dei condizionatori). Ovviamente questo "ecologismo" si traduce in bollette più care. A questa lussuosa politica ambientalista, che solo negli ultimi anni l'Enel ha cercato di modificare, puntando sulle centrali a carbone, ma incontrando grossi ostacoli da parte dei poteri regionali, si è aggiunta una ulteriore contraddizione. È il caso del blocco da parte di Niki Vendola, presidente della Regione Puglia del grande impianto di rigassificazione del gas liquido, in nome dell'ambientalismo. Ciò significa che non si riesce a importare gas liquefatto trasportato dalle metaniere: un prodotto ampiamente disponibile sul mercato internazionale, dato che il gas esce dai pozzi di petrolio in modo naturale. Così mentre dipendiamo dal gas più di ogni altro paese, rimaniamo legati ai tubi, cioè a Russia, Algeria e Olanda, con i problemi di sicurezza che ora si vedono. Dovremmo sviluppare una politica energetica basata sul carbone, sul gas trasportato via mare (e quindi i rigassificatori) sul nucleare sicuro. Ora Prodi ha impostato la politica energetica del centro sinistra sul silenzio totale per il carbone, tema fondamentale per l'economicità della produzione elettrica dell'Enel e per l'autonomia energetica italiana. Così punta ancora eccessivamente sul gas, mentre in questo campo abbiamo toccato un livello massimo. Circa i rigassificatori dice che sono essenziali ma lascia alle Regioni il potere di decidere e il comunista Vendola in Puglia dice no. Poi dice che del nucleare si potrà parlare fra venti anni. E invece dopo la lunga moratoria in cui si son potute studiare le soluzioni adatte, sarebbe ora possibile sviluppare una strategia di nucleare sicuro. Consapevole delle lacune di questo programma, Prodi cerca di riempirlo con due puerilità come l'energia del vento e i pannelli solari. Che attualmente vengono sovvenzionati, in quanto anti economici e possono forse servire per produrre un due per cento della nostra energia. Ma è evidente che tutto ciò non basta. E che occorre anche dire un chiaro "no" "alla politica d'egoismo delle regioni (rosse) che attuano il principio "Nimby" : Not In My Back Yeard, non nel retro del mio giardino. Quanto a Prodi, che di fronte alla drammaticità della questione energetica si presenta con la soluzione dei pannelli solari e delle pale a vento, che dire? Ci viene in mente il "sole che ride".

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