31 gennaio 2007

I rassegnati

Da oltre vent’anni, da quando cioè Marco Taradash lanciò la prima rassegna stampa, non ho mai smesso di appassionarmi a questa lettura mattutina dei giornali.

Capire di politica, in una sorta di “Selezione Reader Digest parlata” dei quotidiani, diventava ancora più facile, grazie alla focalizzazione critica, impostata dal redattore, degli argomenti affrontati dagli opinionisti e politici in modo diverso e, molto spesso, opposto.

Taradash ha insegnato a molti a sviluppare un maggior senso critico nel leggere la cronaca della politica anche, o soprattutto, tra le righe e le pieghe delle notizie. Nelle parole dure degli oppositori egli scovava la volontà di compromesso con la maggioranza e tra le parole tranquillizanti di alleati di governo vedeva celarsi il veleno del ricatto dell’opportunista di turno.

Quella Radio Radicale regalò agli ascoltatori anche un altro spietato lettore, munito di lente di ingrandimento, che ogni settimana svelava quanto veniva scritto su Israele e dintorni dai giornali, in grandissima parte inconfessabilmente antisemiti senza volerlo dare a vedere.

Angelo Pezzana smascherava, con puntigliosa analisi persino dell’uso della sintassi e della semantica presente in quegli articoli, l’ipocrisia a volte patente e a volte latente dell’informazione scorretta.

Da allora, da prima di allora, fino ad oggi, nulla è cambiato, salvo il consolidamento del regime di sinistra e la perdita di controllo di ogni freno inibitorio da parte della grande e piccola stampa fiancheggiatrice.

Oggi siamo all’apoteosi. Le rassegne stampa ci inondano da ogni dove si faccia informazione o intrattenimento e seguirle tutte diventa un esercizio estenuante quanto inutile. E’ il caso di dire che, ascoltata una, sentite tutte! A parte Taradash (ascolto non più quotidiano su RR), tutti gli altri autori di questa rubrica danno una lettura unionecentrica delle notizie.

Conoscere le iniziative dell’attuale opposizione è impresa impossibile, forse perchè sono scarse, o forse perchè non notiziabili quando non sono funzionali a creare consenso intorno a Prodi.

L’unica opposizione che trova spazio nelle prime pagine è quella stessa sostenuta dagli alleati dell’attuale maggioranza. Come dire? Se la suonano e se la cantano da soli, togliendo alla minoranza anche la soddisfazione di opporsi, visto che lo spazio di quest'ultima è già occupato dai partiti interni alla maggioranza.

Tre sono i canali radio che più esemplificano quanto sopra: Radio Radicale, GrParlamento e Radio3.

RadioRadicale all’Unionecentrismo unisce un parossistico Pannellocentrismo; secondo la sua rassegna stampa, intitolata paradossalmente ancora: “Stampa e regime” dagli stessi uomini del regime che sta imperversando nel Paese, il mondo si è concentrato su due soli eventi: le iniziative di Marco Pannella e l’epopea del governo Prodi coi suoi partiti satelliti.

Gr Parlamento, schierata senza se e senza ma col centrosinistra, è la prova dell’uso allegramente clientelare che l’azienda pubblica Rai fa del denaro dei contribuenti. In Rai, è notorio, le mansioni che possono essere svolte da un solo impiegato vengono affidate finanche a quattro, per accontentare questo o quel politico di turno, e lo stesso avviene per la lettura dei giornali su Gr Parlamento, dove, unico esempio nel panorama generale, a leggere gli articoli si trovano fino a tre giornalisti per volta!

Tutto sommato, l’unica rassegna dell’informazione che merita un certo apprezzamento è quella di Radiotre, dove i titolari della trasmissione si alternano settimanalmente, provenendo da tutte le testate giornalistiche del panorama informativo nazionale.

Quello che, in conclusione, trasmettono queste letture giornaliere è la rassegnazione a uno strapotere di un centrosinistra senza opposizione, se non quella del re.

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27 gennaio 2007

Lettera a Sara nel Giorno della Memoria

Carissima Sara,

ti scrivo dopo tanto, tanto tempo. Io sono Perla, la tua compagna di banco della quarta elementare femminile dell'istituto Lessona.

Tu forse non ricordi quel banco e quell'aula e certo non puoi immaginare che io ti sto pensando da qualche parte nel mondo. Per me tu eri "Sara l'ebrea", la bambina che aveva solo otto anni (uno meno di me), quella dei due anni in uno! Accidenti quanto eri diversa! Persino più diversa di me! Sai, la mia memoria si é sempre comportata come un hard disk autoformattante che distrugge tutti i file troppo datati; grazie a questo ho potuto liberarmi di gran parte dei ricordi di persone, fatti, luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza.

Eppure, nonostante ciò, incomprensibilmente, ancora oggi ho presenti il tuo nome, il tuo cognome e il tuo visino severo. Tu forse non potrai ricordare il nostro banco in prima fila… già, in prima fila: io perché ero la più piccola di statura, tu perché eri la più piccola di età.

Una cosa però sono certa ricorderai di quell'aula: il Crocifisso, quell'enorme Crocifisso dietro le spalle della maestra. Eri, è inutile dirlo, la prima della classe ed io, è inutile dirlo, quasi l'ultima. Tra quelle alunne nate nel continente (io figlia di una famiglia appena immigrata dalla Sardegna) mi sentivo così spaesata, goffa, di più direi, straniera! Forse fu per questo che la maestra pensò di metterci nello stesso banco, per farci sentire meno sole.

Piccola Sara, di certo la maestra sbagliava. Essere le due nuove approdate in quella quarta non annullava affatto « quella differenza » tra noi. Davanti ai nostri occhi giganteggiava quel Crocifisso. Tutte le mattine recitavamo il "Padrenostro" ed io, umile figlia di un ex minatore del Sulcis, battezzata e catechizzata dal parroco del mio paese, avvertivo qualcosa che mi accomunava alle altre compagne: ero cattolica fra cattoliche. Poi c'era la Pasqua e noi tutte condividevamo le letture, i temini e i dettati sulla "Passione di Nostro Signore". Il parroco veniva per l'ora di religione e, nonostante non fosse quello che mi aveva battezzata, portava lo stesso abito e le stesse parole di quell'altro.

E tu?

Tu silenziosa e austera, senza guardarmi, lasciavi il nostro banco e uscivi dall'aula.La prima volta, con molto imbarazzo, chiesi al prete: "Perchè Sara esce? E la risposta fu: "Perchè lei é ebrea e non prega Gesù.". Com'era possibile?

Tu eri la più brava di noi e nonostante io scrivessi daddo, finnestra, caseta, camino per cammino e cammino per camino, facendo ridere le nostre compagne, benevolmente fingevi di non accorgerti della mia strana pronuncia. Te ne ero grata. Ma lo stupore per quello che il prete aveva detto mi riempiva la mente di dubbi su chi fosse davvero la mia vicina di banco: angelo o diavoletto?

Ben presto però quei dubbi si sciolsero e da allora fosti solo la bambina ebrea assolutamente speciale che ancora oggi vive nella mia memoria. Il tuo viso pulito, i capelli chiari e lunghi legati a coda di cavallo, la tua dolcezza e la tua infantile austerità sono riaffiorati alla mia coscienza con tanta vividezza in questi tempi di orrori.

Sara, oggi dovresti essere una donna sposata con figli più grandi di noi ai tempi della scuola. Forse la tua vita è continuata nella tua Israele e forse un autobus é già esploso troppo vicino a te o a qualcuno che hai amato. In quinta vicino a me sedeva un'altra bambina; chissà come si chiamava... non lo ricordo più.

Invece fu in ricordo di te che, in terza media, imposi all'insegnante e a tutta la classe di adottare "Il diario di Anna Frank" come testo dell'anno. Ero sicura che tu, pur non avendo vissuto sulla tua pelle la stessa tragedia di Anna, conoscessi profondamente il significato di quelle persecuzioni. Grazie a te per un anno una trentina di ragazzine poté leggere, scrivere e discutere il diario di una loro meravigliosa coetanea morta anche "perchè non pregava Gesù".

C'era sempre una Terra Promessa nelle infaticabili prediche dei nostri sacerdoti; parole che in noi, piccole cristiane, evocavano luoghi immaginari e impossibili, ma non per te. Ora lo so, per te quella Terra era un posto vero. Un vero territorio che da sempre gli ebrei come te sognavano di abitare in pace, un giorno.

Dolce Sara, non ti sarò mai abbastanza riconoscente per avermi insegnato concretamente cosa siano il rispetto fra religioni diverse. Tu, italiana e piemontese da generazioni, sedevi come me davanti a quell'enorme Crocifisso, senza che nessuno della tua famiglia immaginasse di far staccare dalla parete quel simbolo che vi accusava. Oggi ho scoperto che probabilmente tu non mangiavi le stesse cose che la mensa della scuola cucinava per tutti, eppure né tu né i tuoi genitori pretendeste mai cibo kasher o speciali trattamenti per la tua alimentazione. Promossa due classi alla volta mi lasciasti presto e con me lasciasti quell'istituto e quel disagio fatto di storia e di simboli non condivisi.

Sara, stella che brilli per me a dispetto del tempo, ti lascio con queste parole scritte sessant'anni fa ma che anche oggi un'altra ragazzina ebrea come te potrebbe riscrivere con lo stesso coraggio nel cuore: "È un gran miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora, nonostante tutto, perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. Mi è impossibile costruire tutto sulla base della morte, della miseria, della confusione. Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure quando guardo il cielo, penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità”. (Anna Frank) Con tutto l'affetto che posso Perla

Blog dedicato ad Anne Frank e Ayn Rand

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24 gennaio 2007

La poligamia tra i diritti civili

Se Rosy Bindi, invece di impegnarsi ad aggravare oltre ogni misura la già compromessa efficienza e precisione della gestione dei dati anagrafici degli italiani, rispondesse con durezza a certi musulmani e alle loro proposte di riforma poligamica della famiglia, forse meglio sarebbe per le donne e i loro diritti. Prima però di continuare nella lettura di questo post, è indispensabile ascoltare la registrazione audio, da oggi on line sul blog di Phastidio.net, dove direttamente, dalla voce di un “fedele” dell’UCOII, parte l’appello al governo italiano affinché adotti la poligamia come risposta di civiltà all’attuale condizione della donna, usata e abusata fuori dal matrimonio. La povera donna indifesa e violata, grazie a questa “civilissima riforma”, verrebbe risarcita moralmente accedendo all’harem dell’uomo, suo magnanimo protettore. Gli argomenti che Phastidio porta a commento di questa uscita invereconda sono estremamente importanti e meriterebbero di essere discussi punto per punto, a cominciare dal paradosso che dovrebbe vedere l’antiproibizionismo come principio da adottare per giungere alla legalizzazione di un delitto contro le donne. Ma la Bindi è molto più preoccupata di abbattere lo strapotere patriarcale (concetto espresso dalla stessa ministra) dell’uomo italiano, togliendoli l’esclusività di trasmettere il proprio cognome ai suoi discendenti! La tardo-femminista Bindi getterà nel caos ulteriore gli uffici comunali, per una riformicchia, per quanto legittima, pericolosa se inserita nell’attuale sistema burocratico che conosciamo. In un paese superinformatizzato come la Norvegia il cognome non è vincolante per nessuno e chiunque può cambiarselo a suo piacimento durante la propria vita, ma in questa Italia, dove si fanno ancora le trascrizioni a penna, tutto potrebbe accadere e non certo in meglio. Intanto si permette a esponenti di associazioni come quella dell’UCOII di sedere impunemente al tavolo del governo, portando il loro contributo di consulenti del legislatore, finalizzato, senza troppi giri di parole, a introdurre la sharìa nell’ordinamento italiano.

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23 gennaio 2007

Su Radio Alzo Zero ancora un po' di Norvegia

Pure oggi, a Greenwich Tocque-Ville, davanti a un caminetto immaginario, in un'atmosfera familiare e colloquiale, Paolo Della Sala e Perla continueranno a discorrere della Norvegia. Nella puntata odierna, alle 16.05, potrete scoprire qualcosa di nuovo, crediamo, relativo al mondo del lavoro, lontano anni luce dal nostro italianstyle.

Tags: Radio Alzo Zero, Lavorare in Norvegia

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17 gennaio 2007

I Volenterosi acchiappanuvole

Si definiscono Volenterosi, parola che ha fatto immediatamente presa nell’immaginario pigro dei media e di alcuni politici di entrambi gli schieramenti.

Orecchiando il termine “willings”, che contraddistinse gli Stati della coalizione impegnata a combattere contro Saddam Hussein, Capezzone aveva lanciato il suo fortunato pay-off, quando l’ultima finanziaria esordiva in Parlamento.

Peccato però che quel “tavolo dei Volenterosi”, proponente modifiche liberaliste alla legge finanziaria (blindata fin dal primo passaggio alle Camere), si chiuse senza ottenere lo stesso successo del suo titolo.

Sembra tuttavia che, nonostante il fiasco, i pionieri del volenterosismo non si siano dati per vinti. La pattuglia si è anzi infoltita e ai primi deputati si sono aggiunti personaggi con nomi di spicco, pronti a combattere uniti la battaglia liberista più coccolata del momento.

A una prima lettura, il manifesto messo on line da Capezzone & co aprirebbe alla speranza anche il cuore liberale più rassegnato alla dura sovietizzazione della società e delle istituzioni italiane, attuata, in questi mesi, dalla sinistra.

Poi però, leggendo più attentamente, si percepisce tutta la velleità dei contenuti del documento, quando si scopre, con grande rammarico, che a nessuno dei Volenterosi sta a cuore la vera priorità da affrontare per salvare il sistema Italia dal suo collasso definitivo e cioè la delegiferazione drastica su tutte le materie di legge che si oppongono alle libertà e alle liberalizzazioni auspicate dai Volenterosi.

E’ così difficile comprendere che solo stracciando le decine di migliaia di pagine zeppe di norme vessatorie, vecchie, nuove, inutili, spesso contraddittorie, non di rado inapplicabili, ma sempre liberticide, si potranno raggiungere quelle riforme liberali di cui il privato cittadino urge, senza dover aggiungere altri nodi ai lacci che lo stato stringe intorno alle sue mani?

Bisogna cancellare i divieti, concentrandosi sul principio della responsabilità individuale, esimendosi dal voler ri-regolamentare le libertà che ne scaturirebbero.

Occorrerebbe agire dimenticando le patetiche liberalizzazioni bersaniane che, per fare un esempio, invece di deregolamentare una banalissima prerogativa personale come quella relativa al reperimento fuori dalle farmacie di alcuni medicinali, hanno, ancora una volta, trattato il cittadino da irresponsabile da tutelare con nuove emanazioni di divieti dirigisti e statalisti.

Abrogare senza legiferare è l’unica via da seguire per un liberale con responsabilità di governo o di opposizione che siano.

Tutto il resto è fuffa, inutile spreco di risorse impegnate per correre dietro le evanescenti nuvole.

Ma per affrontare questa immane impresa, è inutile nasconderselo, ci vogliono dei Duri e dei Coraggiosi, altro che dei Volenterosi.

Tags: Volenterosi, Liberali, Liberalizzazioni

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15 gennaio 2007

Due chiacchiere sulla Norvegia, ma non solo

Domani 16 gennaio, alle 16, nello spazio dedicato a Greenwich - Tocque-Ville, su Radio Alzo Zero, Paolo Della Sala e Perla converseranno tra di loro, usando come argomento principale la Norvegia.

Sarà un capovolgimento per Perlascandinava, che, in questo blog, si era sempre ripromessa di parlare principalmente dell’Italia.

A coloro che fossero interessati a saperne di più, una piccola preghiera: lasciate scritte qui le vostre curiosità, e se sarà possibile rispondere (dipenderà dal grado di difficoltà delle domande –D) nelle puntate che seguiranno potrete ascoltare le risposte personalizzate, of course.

Tags: Radio Alzo Zero, Norvegia

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Til Nobels Fredspris komitéen i Oslo

Til Nobels Fredspris Komitéen i Oslo

Vi ønsker at Irena Sendler skal få Nobels Fredsprisen 2007!

Vi ber de Norske Nobelinstitutt og komité medlemerne som vil arbeide for det.

Anche questo blog ha sottoscritto il sostegno alla candidatura di Irena Sendler al premio Nobel per la Pace.

Pur colpevolmente tardivo questo riconoscimento potrebbe essere una inequivocabile e dovuta risposta a quanti, da troppe parti e da troppo tempo, si sono lanciati nel negare le disumane sofferenze vissute dal popolo ebraico durante il nazismo e, di conseguenza, nel cancellare anche i grandi e piccoli atti eroici di coloro come Irena Sendler, che a queste atrocità cercarono di porre dei limiti.

Grazie a Liberali per Israele!

Qui per sottoscrivere.

Tags: Nobel per la Pace, Appello per Irena Sendler, Antisemitismo

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14 gennaio 2007

Galli Della Loggia e il fantasma comunista

In questo blog difficilmente si trovano copiaincolla di articoli di altri autori. La titolare, per quanto modeste, preferisce pubblicare le proprie opinioni, ma questa volta, per vanità, fa un’eccezione.

Stamattina è apparso questo editoriale di E. G. Della Loggia che non poteva non essere pubblicato qui, date le consonanze tra i concetti espressi dal famoso editorialista del Corsera e quelli che i lettori di Perla hanno potuto leggere nei giorni scorsi in questo post.

E’ confortante per una blogger dilettante vedere, su una testata di quelle dimensioni, conferme così prestigiose alle sue personali tesi di politica.

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Dopo il caso dell'arcivescovo polacco - Il fantasma del comunismo

di Ernesto Galli della Loggia

Un fantasma si aggira per l'Europa, il fantasma del comunismo defunto. E' il fantasma che ha aleggiato una settimana fa nella cattedrale di Varsavia costringendo il cardinale Wielgus a rinunciare a insediarsi come nuovo arcivescovo. E' il fantasma che ha appena indotto la conferenza episcopale di quel Paese a riesaminare le biografie di tutti i vescovi per accertare i loro eventuali cedimenti al regime.

E' lo stesso fantasma che aleggia intorno a Putin e a tanta parte dei gruppi dirigenti dell'Est europeo; lo stesso dell'archivio Mitrokhin così goffamente gestito dal nostro Paese.

In un senso ampio e profondo è il fantasma del passato novecentesco dell'Europa, dominato dal totalitarismo. Sul conto del quale tanta parte dell'opinione pubblica democratica ha a lungo alimentato un'illusione: e cioè che a esso fosse stata posta fine nel 1945 con la sconfitta del nazismo e del fascismo, e che il comunismo — tra l'altro proprio perché uno degli autori di quella sconfitta — non potesse neppure essere sospettato di essere qualcosa di analogo. Ma era un'illusione, appunto. Oggi sappiamo che precisamente dopo il '45, anzi, il totalitarismo nella sua versione comunista-sovietica iniziò a vivere su metà del nostro Continente una nuova vita destinata a vederne moltiplicate le malefatte. Su una metà: perché sull'altra metà, invece, esso appariva a molti con tutt'altra immagine.

E' consistito proprio in questo doppio volto il tratto specifico del totalitarismo comunista rispetto alla vicenda europea. Proprio in questa capacità mimetica di celare la figura ripugnante di Mister Hyde dietro quella angelica del dottor Jekyll si è manifestato l'elemento peculiare (ed è permesso aggiungere: diabolico?) della sua natura. Hitler non nascose mai di volere guerre e stermini. Da Lenin a Breznev, al contrario, il comunismo ha sempre proclamato

di essere e di volere ciò che non era né voleva. Proprio una tale doppiezza gli ha consentito di sommare alla capacità di pressione e di violenza esercitata all'interno dei propri regimi (come è avvenuto per ogni totalitarismo) una mai vista capacità di suggestione e di inganno all'esterno di essi.

E così di costruire dappertutto una rete smisurata di fedeltà, di acquiescenze, di sottomissioni, di complicità — in parte obbligate in parte volontarie.

Poi all'improvviso, come per incanto, la disintegrazione, il repentino sbriciolarsi e svanire di tutto. Ma senza il seguito di autentici esami di coscienza; con ben poca verità e senza pentimenti. Soprattutto senza alcuna passione pubblica di giudizio e di ricordo. In questo vuoto della coscienza e della memoria europee c'è stato però chi ricordava. Altroché se c'è stato, e molto probabilmente c'è. Chi «sapeva», infatti, ha naturalmente continuato a sapere — sia sul versante dei padroni di un tempo che su quello dei complici e delatori — e tutto lascia credere che per questa via abbia potuto alimentarsi un'oscura rete di sensi di colpa, di silenzi e di ricatti, di ampiezza ignota e che verosimilmente in qualche modo dura tuttora. Insomma, dalla caduta del comunismo in poi, l'Europa vive con la sua ombra di Banquo, ed è singolare che oggi sia proprio la Chiesa cattolica — che pure nella realtà fu tra i pochi a non farsi mai illusioni sulla vera sostanza del comunismo — a doverne temere le riapparizioni. Può essere considerata la conferma, di certo paradossale, di quanto la sua storia sia fino in fondo, nel bene e nel male, la storia di questo Continente, e di quanto proprio perciò le spettino oggi, di nuovo, il compito e l'onere di dare l'esempio.

14 gennaio 2007"

Tags: E. G. Della Loggia, Comunismo, Chiesa cattolica

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13 gennaio 2007

Luce del nord

Scritto però in inglese è il titolo di questo neonato blog di Nyah!

Un’altra esperienza di “emigrazione” dall’Italia verso la Norvegia che è apparsa miracolosamente nel web.

Incoraggiamo Nyah a continuare nel racconto di questa e di altre storie che, so per certo, ha in serbo e che non mancheranno di appassionarci.

E, visto che oggi mi ha preso di fare, con grande piacere, la segnalatora, lascio il nord del nord e scendo verso il sud del sud per segnalarvi un nuovo blog di un “vecchio” blogger, tutto dedicato a Napoli.

Infine, per chiudere in bellezza, sono lieta di segnalare che dalla stessa mente brillante e fertile dell’autore di Phastidio.net, Macrotrend, Epistemes.org, ecc., ora è anche nato Macromonitor.

Un marchio, una garanzia, ma sopratutto una grande risorsa professionale in economia, utile ai non addetti ai lavori, per imparare a conoscere meglio questa materia.

Ah, un’altra cosa: su Phastidio.net Scalfari parla con Io e il Duce.

Devo un ringraziamento molto sentito a Paolo della Sala che sul suo Le Guerre Civili ha adottato il banner della campagna contro i captcha ottici!

Tags: Blog, Blogger, Blogging

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10 gennaio 2007

Quando la terra non girava

Col caso Wielgus finalmente il mondo scopre che essere stati al soldo dei criminali comunisti è una vergogna.

“...Quando la terra non girava...” fa dire Pirandello al suo meraviglioso Mattia Pascal, surreale geocentrista. “E dàlli! Ma la terra ha sempre girato!” gli fa rispondere dal povero don Pellegrinotto. Però ancora insiste Mattia Pascal: “Non è vero. L’uomo non lo sapeva, e dunque era come se non girasse...Copernico, Copernico ha rovinato l’umanità...”.

Che si chiami Benedetto XVI il nuovo Copernico che, con intenzionalità o meno, ha comunque “messo in moto” la questione etica anche per i collaborazionisti del comunismo?

I Polacchi e gli altri popoli schiacciati per decenni dall’oppressione totalitaria della falce e martello vedranno universalmente riconosciuta la loro condizione di martiri, così come è stato per le vittime del nazismo e del fascismo, da circa sessant’anni?

Fosse vero! Fosse come scrive qui Pierluigi Battista!

Questo Papa non è certo l’iniziatore della grande revisione storica del regime sovietico, che da anni è in atto in tutti i Paesi dell’ex URSS, ma ha il merito di essere un Capo di Stato che ha favorito questo processo di conoscenza.

Un revisionismo, manco a dirlo, ignorato dai massmedia italiani, troppo occupati a blandire e a collaborare coi socialcomunisti nostrani, paradossalmente oggi al potere.

Scontatamente e tristemente il clamore suscitato dalla vicenda del vescovo polacco, spia della SB, per la grande macchina mediatica del regime italiota, non ha rappresentato l’occasione per aprire un grande dibattito sulle persecuzioni compiute dalla dittatura del radioso sol dell’avvenire.

D’altronde è noto che gli archivi segreti dei soviet possono disturbare i sonni di tanti emuli di Lenin e di Stalin, che oggi occupano i vertici delle istituzioni italiane.

Anche se troppo parzialmente, proprio dagli archivi segreti di tanti Stati, profondamente feriti e pertanto tutt’ora politicamente e socialmente disorientati, emergono nomi e circostanze che raccontano di quanto implacabile sia stato quel regime.

“Per non dimenticare, affinché questi orrori non abbiano più a ripetersi” ci hanno gridato e per anni ancora ci grideranno, fino a sfinirci, gli antifascisti di carriera che si sono alternati su tutte le migliaia di pulpiti, eretti per scagliarsi contro una sola dittatura e per assolvere ed esaltare quest’altra.

Nessuno può voler dimenticare le immagini e le testimonianze delle atrocità commesse dal nazismo e dal fascismo, ma neppure può voler ignorare quelle commesse dall’imperialismo espansionista del Cremlino, che coi cingoli dell’Armata Rossa ha schiacciato milioni di innocenti e la cui polizia segreta ha ucciso, vessato e torturato per decenni un numero incalcolabile di persone.

“...affinchè questi orrori non abbiano più a ripetersi!”, eh già...

Tags: Servizi segreti comunisti, Polonia, Monsignor Wielgus, Benedetto XVI

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6 gennaio 2007

La Befana della Miniera

Oggi è la mia festa! Perchè no? Mi piace essere chiamata Befana! Ho sempre amato quella dolce vecchina a cavallo di una scopa, pronta a sfidare i pericoli e i misteri delle notti fredde d’inverno pur di raggiungere il cuore dei bambini e renderli felici di poco o di tanto, a seconda di quanto la purezza del loro spirito si attende. Una Befana un pò amorale che mai vorrebbe vedere i bambini imbronciati scrutare il nero carbone, come dura sanzione dei loro infantili reati. E che diamine, ci dovrebbero essere i genitori tutto l’anno per educare i pargoletti e l’Epifania è il giorno delle carezze, non delle punizioni, oh! Oggi che quasi più nessuno si cura di lei, la voglio ricordare per ciò che ha rappresentato nei primi anni della mia vita trascorsi nella terra dei minatori del Sulcis. Il mio babbo era proprio uno di quei minatori che ogni sei gennaio, con aria molto misteriosa, mi raccontava che la Befana della Miniera era passata di nuovo e che, dopo essersi imformata sulla mia condotta durante tutto l’anno ed essere stata rassicurata dal babbo mio complice, gli aveva consegnato un pacco per me. La Befana della Miniera per noi piccoli sardi degli anni cinquanta-sessanta era magica e senza rivali: Gesù Bambino e Babbo Natale non esistevano nella nostra fantasia e nella tradizione del nostro Natale. Per me quindi la Befana della miniera era il tutto di un incommensurabile mistero che ogni anno si rinnovava tra filastrocche e rituali notturni e segreti orchestrati dai genitori e dai fratelli più grandi, che ormai da tempo avevano scoperto (ma che tristezza!) che la Befana della Miniera era la Società Mineraria del Sulcis !

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3 gennaio 2007

Condannati alla pena...radicale

Oppure no, se imparassimo a conoscere sempre meglio le psicopatologie pannelliane, all’origine del supplizio di Tantalo che ci affligge ormai senza più pause, da mesi, attraverso l’uso massacrante dei soliti noiosi e ripetitivi copioni auto lesionisti, violenti e ricattatori che hanno un solo grande soggetto: il soddisfacimento narcisistico di Marco Pannella!

Per la serie “se lo conosci lo eviti”, ecco il ritratto psicologico, in pillole, di un personaggio disposto anche al suicidio pur di essere costantemente sotto gli adorati riflettori, dai quali è cronicamente psicodipendente.

“Il disturbo narcisistico di personalità è caratterizzato da un quadro pervasivo di grandiosità. Il soggetto ha un senso grandioso di importanza, ha fantasie di illimitato successo, potere, fascino, ecc. Crede di essere “speciale”, unico, richiede eccessiva ammirazione, ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, approfitta degli altri per i propri scopi. Usa il ruolo di martire o di vittima per negare la propria aggressività, per controllare gli altri e per sentirsi "speciale".Soffre di proposito, per mantenere un'illusione di controllo e di onnipotenza. Mostra atteggiamenti arroganti o presuntuosi. E’ molto soddisfatto di sé, esibizionistico, vanitoso, arrogante, sprezzante e invadente. E' bisognoso di protagonismo, desideroso di affermarsi ed essere al centro dell'attenzione. Manipola a proprio vantaggio, seduce ed intimidisce. E' poco attento agli stati d'animo degli altri, a cui è sostanzialmente indifferente: ha una "pelledura", che è come uno scudo che lo rende impermeabile agli altri, insensibile. La dimensione dell'apparire è fondamentale (v. il mito di Narciso). Può anche essere molto competitivo, con la finalità di avere riconoscimenti e immediate gratificazioni. Si sente speciale, per cui dà per scontato che gli siano dovuti privilegi e trattamenti particolari e prova rabbia e irritazione quando questo non avviene. Come difese prevalenti usa l'onnipotenza e l'idealizzazione di sé. Per raggiungere il proprio appagamento il soggetto narcisista attua forme di aggressività egosintonica autodiretta: suicidio, automutilazioni...E’ spesso invidioso degli altri o crede che gli altri lo invidino.”

Il soggetto in questione sta vivendo il massimo del godimento psichico grazie al comportamento accondiscendente, ipocrita, velleitario e sterile assunto dai suoi potenti alleati, i quali sono in grado di garantirgli tutta la visibilità di cui non è mai sazio.

Finalmente, per la prima volta, anche i media stranieri (dal triste caso Welby) lo hanno scoperto ed esaltato. Questa sinistra, si sa, non manca di ottime relazioni con i rappresentanti della stampa estera, coi quali frequenta gli stessi salotti romani.

L’incontrollabile euforia da visibilità e da digiuno traspare da ogni performance radiotelevisiva, dove, con le solite trite e ritrite espressioni dialettiche, lancia inutili sfide al mondo e alla “Morte” che, nonostante Prodi, poco si accorgono della sua esistenza; e ancora meno, pur nel martellamento mediatico, se ne accorgono gli italiani, sordi ai patetici appelli a iscriversi ai suoi enti inutili.

Il nostro Narciso ha dimenticato che tutto quello che gli ha permesso di sopravvivere politicamente, fino al giorno dell’abbraccio con colui che chiama “caro Prodi”, lo deve a Silvio Berlusconi.

Ma oggi non conta più per lui quella generosità dell’ex “caro Silvio”, sono altri coloro che ama e che nutrono il suo ipertrofico ego narcisista.

Tags: Marco Pannella, Narcisismo, Psicopatologie, Digiuni

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