6 gennaio 2007

La Befana della Miniera

Oggi è la mia festa! Perchè no? Mi piace essere chiamata Befana! Ho sempre amato quella dolce vecchina a cavallo di una scopa, pronta a sfidare i pericoli e i misteri delle notti fredde d’inverno pur di raggiungere il cuore dei bambini e renderli felici di poco o di tanto, a seconda di quanto la purezza del loro spirito si attende. Una Befana un pò amorale che mai vorrebbe vedere i bambini imbronciati scrutare il nero carbone, come dura sanzione dei loro infantili reati. E che diamine, ci dovrebbero essere i genitori tutto l’anno per educare i pargoletti e l’Epifania è il giorno delle carezze, non delle punizioni, oh! Oggi che quasi più nessuno si cura di lei, la voglio ricordare per ciò che ha rappresentato nei primi anni della mia vita trascorsi nella terra dei minatori del Sulcis. Il mio babbo era proprio uno di quei minatori che ogni sei gennaio, con aria molto misteriosa, mi raccontava che la Befana della Miniera era passata di nuovo e che, dopo essersi imformata sulla mia condotta durante tutto l’anno ed essere stata rassicurata dal babbo mio complice, gli aveva consegnato un pacco per me. La Befana della Miniera per noi piccoli sardi degli anni cinquanta-sessanta era magica e senza rivali: Gesù Bambino e Babbo Natale non esistevano nella nostra fantasia e nella tradizione del nostro Natale. Per me quindi la Befana della miniera era il tutto di un incommensurabile mistero che ogni anno si rinnovava tra filastrocche e rituali notturni e segreti orchestrati dai genitori e dai fratelli più grandi, che ormai da tempo avevano scoperto (ma che tristezza!) che la Befana della Miniera era la Società Mineraria del Sulcis !

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