6 gennaio 2008

Perla ha traslocato!

Anno nuovo vita (da blogger) nuova! Perla ce l'ha fatta! Finalmente ha realizzato un sogno che accarezzava da molto tempo, quello di scribacchiare sulla bellissima piattaforma WordPress.Non lo aveva mai creduto possibile a causa di Jaws (lo screen reader che permette a Perla il controllo pressoché totale del pc) e a una sua possibile incompatibilità col tema e con le funzioni della sofisticatissima piattaforma.E invece no! L’aspetto e il contenuto grafici e testuali di WordPress si sono, insperabilmente, rivelati i più compatibili e user-friendly possibili. L’interfaccia Jaws accede ampiamente ai menù degli strumenti e a quelli dell’editor, assicurando alla neo amministratrice un'autonomia e una semplicità di gestione del blog mai conosciute prima. E da oggi si riparte con la consapevolezza di avere a disposizione un eccellente diario su cui scrivere e la speranza di riempirlo di idee almeno passabili...Abbandonare Blogger dopo due anni non è stato affatto facile sia per ovvi motivi sentimentali, sia perché si tratta di un’altra piattaforma di grande qualità e prestigio ma WP è una sirena irresistibile! Quindi, da oggi se volete potrete venire a trovarmi a questo indirizzo:

perlascandinava.wordpress.com

Aggiornate i vostri bookmark e buon anno a tutti!

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29 dicembre 2007

L'interesse di Prodi

Dalla conferenza stampa di fine anno di Romano Prodi:

“... sono intervenuto nella... sostegno che una legge elettorale debba avere la più vasta rappresentanza possibile... Sono convinto che il lavoro che si sta facendo... sarà anche uno strumento per una ricomposizione, per un riaccorpamento delle forze politiche. Quel che io voglio è che, evidentemente, rappresentando tutta la coalizione, non vi sia una messa fuori gioco dei partiti minori...”.

Con queste tra loro contraddittorie parole (spesso bofonchiate e a tratti inintelligibili), il Presidente del Consiglio ha sancito la perpetuazione del potere dei partiti, della supremazia dei loro interessi di casta sugli interessi generali del Paese. Lo ha fatto badando alla sopravvivenza della propria coalizione in mano alle sue componenti più piccole e più estremiste, che temono di essere cancellate dalle riforme proposte da Berlusconi e Veltroni, le quali punterebbero alla riduzione dell’attuale numero dei partiti, tramite uno sbarramento che lascerebbe i piccoli fuori dal Parlamento.

Questo è un premier che perde sostegni da tutte le parti ma che, con la massima pervicacia possibile, a dispetto di tutto e di tutti, si tiene incollato alla poltrona, accarezzando verdi e comunisti con parole di miele; parole che in cambio già gli stanno assicurando fedeltà e protezione dalle minacce di alcuni di rovesciargli la tormentata maggioranza.

Pur di mantenersi al potere (anche se in modo traballante) Romano Prodi non esita a deporre una pesante pietra tombale su ogni possibilità di riforma che riduca il numero dei partiti e, di conseguenza, prosciughi il mare magnum di debito pubblico, sempre più dilagante, a causa, per buona parte, dell’ingordigia di questa partitocrazia parassitaria di cui oggi Prodi si fa opportunisticamente paladino.

Alla fine di una conferenza stampa animata (si fa per dire) da una scelta rappresentanza del giornalismo italiano (vergognosamente attenta a non irritare il capo del governo), si è toccato il fondo quando Luverà del tg1 ha posto la sua domanda citando il New York Times, dove l’ambasciatore americano a Roma avrebbe paragonato l’Italia a un bellissimo albero di duemila e cinquecento anni, aggiungendo però che “Bisogna tagliare le erbe infestanti che rischiano di soffocarlo”.

“A suo giudizio quali sono le erbacce più pericolose per l’Italia che vanno tagliate?” chiede Luverà a Prodi che risponde: “... prima, la più grossa è la malavita... Seconda un unico interlocutore, cioè la pubblica amministrazione che funzioni... Metto in particolare rilievo la giustizia che sta danneggiando enormemente la nostra economia... Qualcuno aggiunge il grande problema dell’invecchiamento...” (?!)

Una domanda graffiante e una risposta brillante!

Se, casomai, a qualcuno fosse venuto in mente di identificare nell’erbaccia cattiva e infestante proprio la classe politica di cui Romano Prodi è divenuto l’esemplare più rappresentativo, allora si rassegni e si autoconvinca che se in Italia, più che in ogni altro Paese civile, esistono malavita, malagiustizia, malaburocrazia e malgoverno, tutto questo non lo si deve, in nessun modo, imputare all’infestante malapolitica.

Tags: Romano Prodi, Partitocrazia, Riforme elettorali, Giornalismo

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24 dicembre 2007

Quando viene Natale

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21 dicembre 2007

Caro Cavaliere, si sottragga alla gogna

Caro Cavaliere,

abbiamo ascoltato, letto e riascoltato sul web e sulla tv pubblica la conversazione intercorsa tra lei e Agostino Saccà e siamo ancora increduli di fronte allo scempio del Diritto e dei diritti della persona che, con estrema barbarie (mutuando da Benedetto Della Vedova) i Suoi persecutori stanno commettendo per l’ennesima volta.

In questa occasione non ci interessa analizzare il contenuto di quanto è stato gettato in pasto al pubblico che, grazie ai potenti mezzi della Rai e al potere mediatico del web, non rimarrà di certo un pubblico solo italiano.

Caro Cavaliere, attraverso questa “missiva” (che Lei mai leggerà) vogliamo rivolgerle un urgente e perentorio invito: usi la televisione e lo faccia per raccontarsi a tutti!

La valanga di guano che le hanno scagliato addosso non si fermerà più, non esiste nulla e nessuno al mondo che abbia il potere di farlo. Lei verrà travolto e non ci sarà altro che la diffusa sindrome da buco della serratura a prevalere sul rispetto della Sua privacy.

E allora spalanchi quella porta e tolga a tutti il gusto pruriginoso dello sguardo indiscreto.

Di ciò che abbiamo ascoltato nulla ci ha sconvolti; Lei viene definito persona che mai interferisce sul lavoro dei dirigenti Rai e la stanchezza nella Sua voce, lo stupore e il sentirsi indegno per tanto affetto dimostratole dalla gente, ci hanno offerto un Silvio Berlusconi dimesso, stanco e assillato da chiunque possa avvicinarlo e chiedergli un piacere.

Ma c’è un momento di quella telefonata che più di tutti le sta valendo gli attacchi ferocissimi dei Suoi nemici e che mette a disagio molti dei Suoi amici: è quello nel quale Lei parla delle donne.

Sia coraggioso, quindi, si sottragga alle insinuazioni, alle ricostruzioni, alle speculazioni e racconti agli Italiani e al mondo, senza reticenze, cosa c’è dietro quelle Sue infelici parole.

Forse i Suoi connazionali non assomigliano ai cittadini anglosassoni, abituati, per la diversa cultura, a “perdonare” chi sbaglia, quando questi confessa di aver sbagliato ma (ammesso e non concesso, almeno per ora, che Lei abbia di che farsi perdonare) noi crediamo che valga la pena dare loro fiducia e affrontarli con sincerità.

Caro Cavaliere, lo faccia perché l’essere trasparente è ciò che si conviene a un leader forte che si candidasse a governare.

Tags: Silvio Berlusconi, Criminalità mediatica, Sinistra barbara

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Impiccagioni in Iran pensando all'Italia

Questo è ciò che, in fondo, ci vuol far credere L’Unità, commentando le ultime esecuzioni capitali ordinate dai tribunali teocratici iraniani.

Titola così il quotidiano rimasto ancora comunista: “Teheran contro la moratoria Onu: raffica di impiccagioni”!!

Segue l’articolo ancor più delirante del titolo.

Non è un mistero per nessuno che il voto dell’Onu sulla moratoria alle esecuzioni capitali sia stato il prodotto di un mero, squallido e frenetico scambio di favori tra diplomazie in cambio del voto alla risoluzione, favori che qualcuno ha pagato e continuerà a pagare ancora per un pezzo.

Tanto frastuono per nulla! Un frastuono che si è sentito però solo in Italia, unica nazione a battere la grancassa tra l’indifferenza silente dei mass media globali. L’Iran, al pari degli altri Paesi, non è stato sfiorato affatto da ciò che è avvenuto dentro il Palazzo di Vetro; basterebbe ricordare il discorso beffardo tenutovi da Ahmadinejad sull’argomento, qualche settimana fa. L’Iran non ha mai smesso di massacrare il suo popolo, in nome della giustizia divina, lontano anni luce da ogni riferimento a moratorie simboliche e non vincolanti, come i promotori stessi definiscono quella approvata nei giorni scorsi dall’assemblea dell’Onu.

Il nulla resta sempre nulla però i giornali come L’Unità non possono permettere all’opinione pubblica di continuare a maledire questo “buon governo” (come lo ha definito Furio Colombo) e si battono, senza temere il ridicolo, per dare a quel nulla un senso, una forza e una moralità che non ha.

E così tentano di collegare forzosamente la risoluzione approvata, “vanto immenso” dell’Italia, con l’ultima strage avvenuta a Teheran e dintorni.

Ma, prima o poi, passerà anche questa e i calcoli politici di Prodi, D’Alema e soci, basati sull’idea che gli Italiani siano tutti imbecilli e pronti a ridare una verginità a questa maggioranza per via di un’ipocrita messinscena nella quale si è calata senza nessuna vergogna, si potrebbero rivelare sbagliati.

Anche se (purtroppo) tutto l’arco costituzionale si è improvvisato nonviolento a buon mercato, sono però gli uomini al governo come Vernetti (che fino a pochi mesi fa non voleva neppure sentir parlare di moratoria) a raccogliere il trionfo (tutto casalingo) per questo “successo” fondamentale per l’umanità (quanto un sonnolento sbadiglio).

Ma, per fortuna, lontano dalle vanità delle rane di Fedro, il trend degli Stati che aboliscono la pena di morte continua a crescere mentre i pannelliani tentano goffamente di arrogarsene il merito.

Tags: Iran, Italia, Pena di morte, Moratoria, ONU

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