19 febbraio 2006

Per qualche voto padano in più.

Specie In questi ultimi anni nè Calderoli, nè nessun altro candidato leghista ha mai fatto campagna elettorale per la Cdl, se non per quel minimo sindacale che il dovere di alleato gli imponeva. Anche nell'attuale competizione la regola leghista della corsa solitaria e localistica si sarebbe dovuta applicare a qualunque costo, cioè anche a costo di portare alla disfatta tutta la coalizione di centrodestra in cambio della riconferma dei voti nelle roccaforti "padane".
E' gia successo: regionali del 3-4 aprile 2005. Il risultato disastroso che la Cdl riportò in quell'occasione andò oltre ogni più pessimistica previsione. Tutta la campagna elettorale fu turbata e monopolizzata dai ricatti di Calderoli che minacciava dimissioni un giorno sì e l'altro anche, pur di portare a casa della Lega nord la "devolution". Furono settimane di passione con le Camere trasformate in uno stadio dove l'opposizione potè facilmente mettere la prima sicura ipoteca sia sulle regionali che sulle amministrative. La riforma fu usata con grande sapienza dall'Ulivo che riuscì nell'agevole compito di accusare il governo di attentare all'unità nazionale. A causa di tanto frastuono e dei toni anche violenti che rimbombavano in quelle settimane di marzo l'elettorato moderato si rifugiò nell'astensionismo lasciando campo libero agli elettori irreggimentati del centrosinistra. Ma la Lega non si accontentò di "così poco" e per i suoi elettori padani ingaggiò un'altra guerra questa volta condotta dal ministro del lavoro Maroni, contro i circa quattro milioni di dipendenti del pubblico impiego! (Ricordo che siamo nel mese di marzo 2005 in piena canonica campagna elettorale). Se gran parte dell'Italia del nord e ancor più parte del centro-sud era stata colta da forte diffidenza quando non addirittura da astio nei confronti della Cdl prigioniera della Lega, Maroni riuscì nel capolavoro di portare nelle piazze d'Italia folle di impiegati statali organizzati dai sindacati e appoggiati dal centrosinistra che, come per la devolution, misero in forte difficoltà l'esecutivo che si divise ancora una volta con AN e UDC da una parte e Lega e FI dall'altra. Il messaggio leghista era chiaro e a volte anche palesato: quei dipendenti pubblici erano i parassiti che sfruttavano i padani, erano l'esercito della Roma ladrona che la padania combatteva da sempre, quindi niente aumenti di salario, almeno non come da richiesta sindacale. A Maroni poco tangeva che quattro milioni di statali potessero rappresentare oltre dodici milioni di elettori, in quanto si poteva oggettivamente supporre non trattarsi di cittadini orfani di famiglie, parenti e amici fortemente preoccupati e offesi dal comportamento del ministro. L'ecatombe fu inevitabile e non occorre essere dei guru della comunicazione, esperti di flussi elettorali o di sondaggi per capire che il mese prima di un voto dev'essere utilizzato con grande cura, cercando di trasmettere all'elettore solo messaggi positivi e tranquillizzanti. Si può essere duri verso gli avversari politici ma mai si debbono turbare i sonni del cittadino elettore. E' concessa la demagogia e anche l'accondiscendenza verso questa o quella categoria affinchè nulla ostacoli l'andamento della campagna elettorale e il candidato possa dare di sè sempre un'immagine accativante. La Lega, come nel 2005 ma anche alla vigilia di altre amministrative o suppletive, si é sempre voluta smarcare con molto rumore dagli alleati di governo e questo ha sempre danneggiato la coalizione senza per contro riportare il partito di Bossi alle vittorie dei primi anni della sua entrata nella scena politica.
Purtroppo la maglietta indossata da Calderoli rappresentava una strizzata d'occhio rivolta a quella fascia di elettorato poco sensibile ai sofismi e al rispetto che un ministro dovrebbe sempre alla carica che ricopre e che non rappresenta solo il 4% dei cittadini italiani. Un errore gravissimo che costerà caro non solo alla Cdl ma all'immagine dell'Italia tutta. Da giorni Calderoli é presente nei tg stranieri, compresi quelli del Paese in cui vivo, e le cronache che vengono trasmesse sono tutt'altro che lusinghiere. Grazie al "ministro" l'Unione ha ripreso ossigeno e lo sciacallaggio mediatico non si é fatto attendere. Comunque la data del voto non é molto lontana ma potrebbe esserci ancora lo spazio per recuperare, anche se qualcosa di perverso si é messo in moto fuori dall'Italia.

|