"Submission" e il Corano sulla nostra pelle.
Il 2 novembre del 2004 venne assassinato Theo Van Gogh,  il regista del film "Submission".  L'Europa fu scossa da un'ondata di orrore e terrore e soprattutto di  incredulità. Fummo tutti storditi da un delitto  così selvaggio e crudele commesso nel Paese più evoluto e tollerante d'Europa.  Da quel momento l'ultimo film di Van Gogh,  scritto da Ayaan Hirsi Ali,  una donna di origine somala, divenne pericoloso per la vita di chiunque avesse  avuto a che fare con esso, se pur come semplice spettatore.  Per paura la pellicola venne ritirata dallo  stesso produttore e nessuno la proiettò più nelle sale o dai teleschermi.  Ma nel 2005 il film tornò a far parlare di sè tra  mille polemiche e accuse di "sottomissione" ai dictat dei fondamentalisti  islamici, dirette al parlamento UE e agli organizzatori di  vari festival cinematografici che censurarono il film.
 Molti però poterono finalmente visionarlo anche  perchè il video venne inserito nel web. Si  poterono così valutare le scene che avevano causato lo scorrere di  tanto sangue e ancora tanto minacciavano di farne scorrere. Anche io ho seguito, con emozione, la testimonianza che  la protagonista del film rende sulla sua condizione di  vita di donna musulmana. Le scene sono  tutte molto toccanti ma l'immagine che, a mio avviso,  più fa  riflettere é quella dei versi del Corano "stampati" sulla pelle dell'attrice.  Un'immagine simbolica che se in "Submission"  induce a concludere che sulla pelle delle donne islamiche si  accaniscono con violenza molti precetti del Libro di Maometto (forse  volutamente male interpretati, quando non addirittura inventati come per le  mutilazioni genitali femminili), in diverso modo e con diversi tragici effetti  una lettura talebana delle sure si abbatte sulla pelle di tutti i fedeli  islamici, uomini compresi. La sharìa, la jihad,  il terrorismo suicida, l'allienazione da ogni volontà di progresso e di diritto  alla libertà o alla democrazia e infine la crudeltà disumana dei tribunali  islamici mietono vittime innocenti di ogni sesso ed età in nome della legge  di un Dio che però chiamano Misericordioso. Ma le idee forti si sa fanno presa sulle coscienze e la forza travolgente  di questa idea dell'implacabile Dio dell'Islam sta dilagando grazie a una  serie di fattori fisiologici leggibili attraverso la geopolitica recente ma  anche grazie proprio all'odio per le altre religioni che si é  radicato ormai nella mente di milioni di musulmani abbandonatisi  all'integralismo anche in Paesi dove l'Islam era stato sempre vissuto con  laicità (vedi la Bosnia). La violenza genera  violenza per cui colui che la subisce fin dall'infanzia vissuta tra segregazioni  e punizioni crudeli, cercherà il nemico sul quale riversarla. Ed eccolo il nemico, si chiama occidente! Fragile, pavido e  facilmente vulnerabile perchè non si é nutrito dello stesso odio di cui tutte  quelle donne e quegli uomini che in questi giorni minacciano persino la nostra  libertà di espressione, si sono invece nutriti. La circostanza inquietante di quelle vignette che pubblicate già  nel settembre scorso incendiano le sensibilità religiose di milioni di  musulmani quattro mesi dopo, rappresenta forse una prova generale di  forza orchestrata da quei leader arabi e medio orientali i quali convocano gli  ambasciatori europei lanciando minacce di ritorsioni verso i paesi che si  sono macchiati del "delitto" di libera espressione del pensiero? A questo punto chiedo: saremo in grado di difenderci prima che  anche noi occidentali proviamo sulla nostra pelle la violenza  fondamentalista di cui siamo in piccola parte già stati vittime a Madrid, a  Londra, ad Amsterdam e in tanti altri luoghi del mondo? Con pragmatismo, freddezza e lucidità riusciremo a raggiungere la  consapevolezza condivisa del pericolo ed affrontarlo senza speculari guerre  sante ma anche senza relativismi  buonisti che consegnerebbero all'assolutismo fondamentalista le nostre  conquiste di libertà?
    





























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