24 marzo 2006

Troppi pupari muovono il Prodi e lui s'incarta

La lettura dei quotidiani di questi ultimi giorni offre spunti di riflessione molto melanconici sulla figura del candidato premier "leader" del centrosinistra. Commentatori, editorialisti, alleati e sostenitori di varia e vasta umanità sembrano fare a gara per portare il loro consiglio accorato al povero disarticolato Prodi sempre fuori tempo e fuori sincrono tra il labiale e i suoni da emettere. Se lo stucchevole Moretti implorava D'Alema di dire qualcosa di sinistra, altri oggi sembrano implorare il prof. (?!) di tacere quando parla e di parlare quando tace. Facile a dirsi ma difficile a farsi quando si "guida" una coalizione tanto eterogenea dalla quale spuntano tante teste alla ricerca parossistica di un'inquadratura, di un microfono o di una foto sul Corriere pur di aggirare la maledetta par condicio. La concorrenza nell'Unione è spietata e bisogna lanciarsi con felina rapidità appena il pupo Prodi smette di parlare o di tacere... Per cui ecco i moderati pronti ai blocchi di partenza quando Diliberto offende il nostro maggior alleato atlantico con truculente immagini di mani insaguinate che si stringono a Washington e non riceve le giuste reprimenda dal "leader unico" della coalizione. Una volta conquistata la ribalta con dichiarazioni moderatamente costernate i dirigenti centristi rientrano soddisfatti nei ranghi. Nella stessa circostanza gli fanno pronunciare parole astiose contro il presidente del consiglio invitato a parlare davanti al congresso degli Stati Uniti. Il giorno seguente viene strigliato dai suoi alleati e dai giornali amici per queste maldestre dichiarazioni anti italiane. Un quartiere di Milano viene messo a ferro e fuoco dagli autonomi e dai centri sociali e il pupo Prodi viene attivato e quello che riesce a dire questa volta scontenta quasi tutti. I moderati scattano in quanto avrebbe potuto essere più fermo nella condanna e gli smoderati scattano in difesa dei terroristi della piazza vittime della provocazione fascista e della volontà del governo (quindi di Berlusconi) di causare incidenti. Un giorno va al congresso della Cgil e abbraccia forte il compagno Epifani e i pupari lo fanno parlare, parlare. parlare di una totale sintonia col sindacato più conservatore e retrivo della trimurti. Ed ecco i i sedicenti liberisti fiondarsi nelle agenzie accusandolo di tradimento del programma (nb.: in quei giorni Montezemolo non trovò nulla da dire impegnato com'era a definire l'attuale un "governo del menga"). Un altro giorno il cardinal Ruini si rivolge ai cattolici condannando i pacs e il riconoscimento delle coppie di fatto omosessuali e il pupo Prodi dichiara condivisibili le parole del cardinale. Il tempo di leggere l'Ansa e via con gli smarcamenti: rosa nel pugno. comunisti italiani e rifondati, verdi e consumatori fanno ressa e sgomitano per trasmettere una sdegnata citazione anticlericale e antiprodiana. L'ultimo scherzo gli è stato propinato ieri l'altro quando si è accorto che stava parlando del Dipartimento di Stato americano come se ne fosse lui i direttore. Di fronte a un'iniziativa d'ufficio della Sicurezza degli USA che allerta i suoi cittadini presenti in Italia a tenersi lontani dalle manifestazioni di piazza che possono degenerare in violenze, (come troppe volte è accaduto) lancia accuse all'amministrazione americana, telefona all'ambasciatore a Roma Ronald Spogli e al Presidente della Repubblica Ciampi e, se qualcuno non l'avesse fermato, temo che avrebbe chiesto il rientro della delegazione diplomatica italiana a Washington. Povero Prodi, anche stavolta i suoi amici giornalisti si sono trovati più d'accordo (senza darlo a vedere) col Cav. e lo hanno pazientemente consigliato di tacere prima di attaccare un Paese come quello americano perchè mal gliene potrebbe venire una volta presidente del consiglio. E che dire dell'ingorgo di parole impossibile da districare ogni volta che parla di tasse? Chiunque riesce a strappare la cordicella del pupo la tira e gli fa dire sì alla tassazione delle rendite dei bot e dei cct mentre quell'altro gli fa dire no, solo quelli non ancora in circolazione. Ma Bertinotti dalla cabina di doppiaggio parte dicendo no, anche quelli già in circolazione ma solo oltre i 100.000 euro! Fassino gli strappa di mano la maniglietta e sussurra: "Romano tranquillizza tutti che non si tassa nessuno!" E le successioni? E le donazioni? E il cuneo fiscale che si può abbassare solo se si aumentano le tasse? Che fare? Che dire? Chi ascoltare? Impossibile capire.

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