14 aprile 2006

E la chiamavano dittatura della maggioranza

Le elezioni del 2001 si conclusero con la vittoria nettissima della Casa delle Libertà. Senza premi di maggioranza sia alla Camera che al Senato la supremazia numerica del centrodestra fu sancita dal solo voto democratico degli elettori. Senza entrare nel merito dell'orribile mattarellum, c'è da interrogarsi sbigottiti sulla sfrontatezza di questo centrosinistra che senza ritegno scatenò una campagna di delegittimazione del governo ben orchestrata e (come sempre sostenuta dai grandi quotidiani) al grido di "dàgli alla dittatura della maggioranza!". Questo concetto dilagò e fu oggetto di convegni, editoriali e girotondi, tutti tesi a disconoscere la base stessa di una democrazia: il rispetto della sovranità popolare. Questa stravagante tesi per cui la maggioranza decide solo in accordo con la minoranza, ebbe un successo tanto inspiegabile quanto idiota. Oggi si può solo rimanere esterrefatti quando vediamo gli stessi che sostenevano con ferocia tante assurdità appropriarsi di una vittoria infima e festeggiarla come se si trattasse di un successo senza precedenti e di una prova di grande risposta democratica del Paese. Ma non basta, se il leader "perdente" chiede maggiori certezze sul risultato (lo fa per sè e per il 50% di coloro che lo hanno votato) ecco cosa gli riserva Massimo d'Alema dal Corsera di oggi: «Voglio invitare il Presidente del Consiglio ad abbassare i toni e a fermarsi in questa che appare come una vera e propria strategia della tensione, una delegittimazione della vittoria elettorale che inasprisce lo scontro. Noi abbiamo piena fiducia nei confronti dei magistrati delle Corti di Appello che hanno sempre fatto con scrupolo le verifiche» (qui D'Alema ammette che le verifiche si sono fatte altre volte, fino a questa mattina pareva che Berlusconi fosse il primo nella storia a richiederle). Il relativismo la sinistra lo applica soprattutto a suo favore pertanto da domani Massimo D'Alema (il vero futuro Presidente del Consiglio) non si farà nessuno scrupolo a governare in piena dittatura della minoranza.

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