19 giugno 2006

"Cronaca" da Sestri, a cura di una che avrebbe voluto esserci ma non c'era

Dialogo, dialogo e ancora dialogo! Questa mi è parsa la parola d’ordine con la quale tutti i convenuti a Sestri vorrebbero garantire l’accesso e la permanenza delle variegate anime politico-culturali nella Città dei Liberi. L’evento é stato voluto da Andrea Mancia, con Ideazione, Tocqueville, Neolib.it, L’Opinione ed ha avuto molto successo anche grazie alla straordinaria opera di aggregatore di anime che è il pacatissimo Paolo Della Sala. (Oh, vi prego, non chiedetemi di descrivervi la cornice o la location in cui il convegno si é svolto... non osservo mai i contenitori!) Semplificando, dirò che il convegno, che aveva come o.d.g. un’ampia analisi e riflessione sul tema della libertà d’informazione nei media, si è anche molto impegnato in un confronto su cosa è e cosa dovrà essere Tocque-Ville. Vorrei cominciare subito con l’entrare nel vivo con la sintesi di ciò che il mio referente politico per eccellenza (nonostante definisca estremisti i liberali individualisti come me) Marco Taradash ha brillantemente e chiaramente esposto, ma prima vorrei salutare tre meravigliose stelle (giustamente intruppate nel parco buoi dei blogger) del “club del taglia&cuci”, e cioè: Zanzara, Inyqua e Daw! Da cronista imparziale non avrei dovuto ma ho applaudito alla toscaneggiante e accattivante oratoria di Taradash! Ho annotato la sua visione di ciò che Tocque-Ville dovrebbe essere e, soprattutto, di ciò che non dovrà essere: non dovrà essere un partito (nè unico, nè multiplo). (Questo, mi è parso, è stato il comune denominatore di tutti gli interventi). Non dovrebbe esserci all’interno della città una predominante clericale ma non per questo i clericali o teocon non devono essere parte di questa aggregazione di area liberale. Gli unici che non avranno cittadinanza in TV sono i Marxisti! Il blogger Taradash ha stigmatizzato le derive clericali e il relativismo della Chiesa cattolica, oltre allo statalismo di una certa destra che ha fermato ogni riforma liberale del governo Berlusconi. I Lib (liberali) e i Con (conservatori e confessionali) sono, secondo Taradash, in estrema sintesi, coloro che conviveranno in Tocqueville, facendone uno strumento di libertà di espressione, come accadde con le prime radio e tv “libere veramente” (citazione canterina di Perla) degli anni settanta. Molto, moltissimo di più si è detto e fatto a Sestri nel week-end scorso, ma non ve ne parlerò perchè ne potrete leggere resoconti seri e dettagliati a valanga, da oggi in poi. Farò solo questa riflessione: se è vero come è vero quanto, con un’efficace espressione, ha denunciato Mario Sechi,, cioè che l’Italia è ormai condannata da un "regime soft", che ha invaso e pervaso ormai ogni luogo del nostro vivere civile, credo che non sia più tempo di giocare alla guerra delle aggregazioni e, gettando le armi che abbiamo puntato contro i nostri stessi alleati, concentrarci interamente sulla costruzione di una cultura politica altra da quella egemone di sinistra. Qualcuno sta per andarsene da Tocqueville, è nel suo diritto, ma se invece di sbattere il portale mantenesse il link con la città dei liberi, sarebbe una risorsa di energia intellettuale alla quale continuare ad attingere tutti insieme. C’è da riscrivere la Storia di questi ultimi ottant’anni e recuperare il molto di buono che i nostri padri liberali ci hanno lasciato e che è stato gettato nei roghi del dimenticatoio dalla potente nomenclatura degli intellettuali comunisti, non di rado ex fascisti riciclatisi a sinistra, e c’è da riportare alla luce quella cultura dei grandi nomi del passato che sono stati oscurati dai notabili della Resistenza, quella Resistenza sempre eterna e redditizia. E’ urgente contrapporsi con le nostre idee ai fautori del pensiero unico a varie sfumature di colore rosso. Questo, io credo, dovrebbe essere il servizio che potremmo offrire ai nostri politici di riferimento: nuovi strumenti culturali da portare nel mondo reale che aspetta di essere liberato dal soffocante e tossico regime soft di questa sinistra. Fantastica la proposta di Diaconale di aprire una scuola di giornalismo online! E qui chiudo, chiedendo scusa per la prolissità del post.

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