16 giugno 2006

Intervista verosimile al mio amico liberale, libertario e... gay

Attenzione! Post autenticamente omofilo ! Siamo nello studio di Franco P., ingegnere edìle di Torino. Perla: “Allora, come va?” Franco: “Bene, bene...” P: “Bello questo ufficio nuovo...” F: “O sfotti o ti è tornata la vista di colpo!” P: “Sfotto, sfotto” F: “Sempre scema uguale...” P: “Domani sarai al gay pride” F- “Manco morto” P: “Come mai?” F- “Sono una persona seria, io” P: “Seria quanto?” F- “Quanto basta per tenermi lontano dalle masse folkloristiche” P- “Ma non vuoi esternare al mondo il tuo orgoglio gay?” F- “Il mio orgoglio e la mia dignità sarebbero messi a dura prova tra tamburi, carri di carnevale, boa di struzzo e tanga...Sono abituato alla sobrietà, almeno in pubblico ...” P- “Allora sei un conformista?” F: “I conformisti sono quelli che sfileranno domani per la città...” P- “Come sarebbe a dire?” F- “Che sfilare per chiedere allo stato di creare un altro mostro giuridico che regolamenti ogni aspetto della mia vita di coppia non è che un vizio illiberale, una richiesta protezionista, l’aprire porte e finestre all’invadenza dello Stato...” P- “Ti riferisci ai pacs?” F- “Certo. Solo a sinistra si possono avere certe esigenze normalizzatrici...” P- “Ma il problema della successione dei beni tra te e il tuo convivente?” F- “Perla, hai dimenticato che io non ho conviventi?” P- “...E Paolo?” F: “Entrambi siamo estremamente gelosi della nostra reciproca libertà, per cui...” P- “...Ciò non toglie che abbiate una relazione da anni, e quindi...” F- “Quindi entrambi desideriamo che venga liberalizzata la legge sulle successioni...” P- “Non capisco, puoi spegarmi meglio?” F- “Per la legge italiana (e non solo) chiunque possieda qualcosa si vede costretto, per automatismi dirigista e illiberali, a trasmettere ogni suo bene a parenti e affini. Se io potessi, senza trafile burocratiche e sfiancanti, scrivere su un pezzo di carta che ciò che è mio voglio che appartenga a Paolo e viceversa, si eviterebbero inutili e defatiganti conflitti sociali...” P- “Vuoi dire che oggi la proprietà privata non è a disposizione di chi se l’è creata?” F- “No, lo Stato decide per me chi la erediterà...” P- “Quindi, secondo te, i Pacs avvalorerebbero soltanto lo status quo, aumentando il peso della pubblica amministrazione sul cittadino?” F- “Temo di sì. Finchè si chiede al legislatore di normare e normare la nostra vita, la nostra vita sarà sempre più invivibile...” P- “E gli ospedali che sono inagibili ai partner di un malato gay?” F- “Altra perversione regolamentarista. Credo dovuta alla disastrosa legge Bassanini sulla privacy, o qualcosa del genere. Nessuno si dovrebbe arrogare il diritto di impedirmi di assistere un mio amico ricoverato in ospedale: è questa l’aberrazione che non si cancella con un’altra aberrrazione chiamata Pacs...” P- “E le adozioni? Non ti piacerebbe avere un bambino da crescere?” F- “Premetto che mi fanno sorridere tutti quelli che sono contrari all’adozione da parte di coppie gay, in quanto “condannerebbero” per questo i bambini a diventare omosessuali. Forse a costoro sfugge il “dettaglio” che da secoli tutti noi omosessuali siamo nati da coppie etero.” P- “Già, e allora?” F- “...E allora, amica mia, io non appartengo a quella scuola di pensiero che ritiene che un bambino possa crescere sereno con una coppia adottiva gay. A meno che non vogliamo prefigurarci un mondo tutto gay, un bambino adottato o concepito da gay partirebbe col molte, anzi troppe, diversità dal resto dei suoi coetanei. I bambini, si sa, cercano sempre un gregge nel quale sentirsi uguali e protetti e quando se ne sentono esclusi subiscono spesso inguaribili ferite psichiche.” P- “A proposito di bambini, cosa pensi di chi li porta ai gay pride?” F- “Tutto il male possibile. I bambini sono generosi con noi adulti oppure intimiditi e si fanno trascinare, magari sorridendo, nei cortei, ma questo non significa che non subiscano una violenza tale che solo degli “educatori” insensibili (gay o etero che siano) possono loro infliggere.” P- “In effetti io ho ricordi terrorizzanti di me bambina trascinata anche in pacifiche e silenziose processioni, pertanto credo che tu abbia ragione a parlare di bambini spaventati tra adulti rumoreggianti e seminudi.” P- “Cosa pensi della presenza di Pannella al gay pride di domani?” F- “Penso che vivrà il suo momento di gloria. Si sa che il popolo gay delle sfilate è parte del popolo di sinistra che lo osannerà per la sua attuale collocazione partitica.” P- “Ci sarà un carro pannelliano con uno striscione con la scritta: “No Vatican no Taliban”, che ne pensi?” F- “Grottesco e insultante! Mettere sullo stesso piano la Chiesa cattolica e i fondamentalisti islamici che impiccano gli omosessuali in quasi tutti i Paesi teocratici sgomenta anche chi, come me, è completamente indifferente a tutto ciò che il Vaticano o istituzioni ecclesiastiche simili proclamano. Sarebbe come dire che le scuole gesuite o salesiane educano alla violenza suicida, come avviene nelle madrasse di Kandaar.” P- “Tornando a domani, non ti attrae essere tra i tuoi simili? Insomma con chi condivide i tuoi stessi problemi?” F- “Io sono fortemente individualista e non ritengo sufficiente condividere i miei gusti sessuali con qualcuno e ciò che ne consegue per intrupparmi e scomparire nella massa.” P- “Ti piace essere definito gay?” F- “No, sono un essere piuttosto ombroso e poco mi si addice l’aggettivo gay. Ma anche omosessuale trovo che sia orribile come etichetta. Sarei per una definizione che è nel vocabolario della tua Norvegia: omofil, cioè omofilo. In questo modo non mi vedrei più guardato come un’oca giuliva o come uno che pensa solo al sesso.” P- “Chiudiamo qui, visto che il post sta diventando troppo lungo.” F- “Era ora! Vattene e vienimi a trovare quando ne avrai voglia.”

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