10 agosto 2006

Quando il tg dice: "Ci sono vittime e feriti" penso che parli del nostro vocabolario

Attenzione! "Questo è un post accademicamente balneare o banealmente accademico!" Per quanto sto qui denunciando, l'antica Accademia della Crusca (l'istituto nazionale per la salvaguardia e lo studio della lingua italiana) deve essere caduta nel più profondo e irreversibile scoramento. Il nostro vocabolario è stato riformato più volte e i famosi accademici di Firenze lo hanno adeguato ai tempi, arricchendolo o impoverendolo (a seconda dei punti di vista) con molti neologismi entrati in precedenza nel nostro conversare quotidiano. Gli studiosi della nostra lingua volgare sono dei democratici e riconoscono dignità e diritto di visibilità nei dizionari dei nuovi termini coniati o adottati dal popolo. Fin qui tutto bene, se non temessi, visto quanto accade ogni giorno, che pure gli orribili svarioni lessicali commessi dagli operatori dell'informazione, protagonisti nei tg e nei vari media, finiscano con l'imporsi alle orecchie e agli occhi dei Tutori della nostra complicatissima lingua. Non è che voglio continuare a disquisire di un argomento del quale non sono neppure esperta (basta leggere i miei post per capirlo)! Voglio però pescare, nel mare magnum dell'analfabetismo giornalistico, una delle più irritanti, strampalate e spregiudicate variazioni al significato di un termine, diffusa dai media di ogni tipo. Avete presente: "...si contano vittime e feriti..." con tutte le variazioni intorno a questa nuova locuzione? Non so chi abbia lanciato questo strafalcione lessicale, quello che so è che nell'ambiente più conformista e corporativo dei media si è allargato a macchia d'olio e acriticamente viene usato con estrema noncuranza da quasi tutti i cronisti. Insomma dire "vittime e feriti" non ha senso in quanto anche i feriti sono vittime pur non essendo morti. "Vittima", se non seguito da "ferito" piuttosto che da "disperso", può riferirsi a un morto ma non può divenire sinonimo di morto. Lo so che dalle scuole italiane di giornalismo escono dei diplomati molto ben preparati ideologicamente, per cui le lacune linguistiche passano in second'ordine, ma ogni tanto qualcuno potrebbe alzare un ditino e dire al proprio collega: "...ehm, scusa, ma hai detto una scorrettezza.!." Eh sì, perchè da quando va di moda il "ci sono vittime e feriti" comincio a pensare che chi é vittima di un'ingiustizia, di un furto, di una passione, o, come scrive il dizionario, "chi subisce l'odio, la persecuzione altrui o, più in generale, soffre le conseguenze di un'azione negativa esercitata da altri nei suoi confronti, chi é vittima del tiranno, chi è vittime del razzismo, chi é vittima di una calunnia, chi è vittima di un raggiro e chi si sente vittima" sia considerato deceduto! In questa schermata di Google appaiono "vittime e feriti" come se piovesse e, soprattutto, come se nulla ci fosse da eccepire. Si noti come l'espressione "incriminata" sia ormai in uso anche in ambienti non esclusivamente giornalistici. Ah, signora mia...!

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