18 settembre 2006

Nessuno tocchi Bonino e la sua poltrona di ministro

In politica siamo pronti ad accettare cambi di posizione, di schieramento, di casacca, di pensiero, di giudizio sui fatti e le persone, senza per questo strapparci le vesti, gridando al tradimento. Con questo stesso stato d'animo, quindi, assistiamo indulgenti al trasformismo, quasi alla Fregoli, di Bonino e dei suoi compagni. Se la leader di quel Partito radicale transnazionale che ha scolpite nel preambolo queste parole: "...proclama il dovere alla disobbedienza, alla non-collaborazione, alla obiezione di coscienza, alle supreme forme di lotta nonviolenta per la difesa, con la vita, della vita, del diritto, della legge. Richiama se stesso, ed ogni persona che voglia sperare nella vita e nella pace, nella giustizia e nella libertà, allo stretto rispetto, all'attiva difesa di due leggi fondamentali quali: La Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo (auspicando che l'intitolazione venga mutata in "Diritti della Persona") e la Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo nonché‚ delle Costituzioni degli Stati che rispettino i principi contenuti nelle due carte; al rifiuto dell'obbedienza e del riconoscimento di legittimità, invece, per chiunque le violi, chiunque non le applichi, chiunque le riduca a verbose dichiarazioni meramente ordinatorie, cioè a non-leggi..", oggi, dimentica di tanto idealismo, stringe le mani di coloro che di quel preambolo sono i peggiori nemici, che importa mai? Tutto le è permesso. Più difficile è accettare l'insulto alla nostra intelligenza quando agisce millantando credito. Bonino lo fa, purtroppo, nell'identico modo in cui tutti i leader italiani lo hanno fatto (Bertinotti compreso, come ci racconta Zanzara), quando, perfettamente consapevole di parlare esclusivamente a beneficio dei media italiani e non di quelli cinesi (mai e poi mai trasmetteranno una sola parola del suo "richiamo"), con una buona dose di ipocrisia, finge di appellarsi al governo cinese in favore dei diritti umani del popolo sottomesso dalla più feroce dittatura comunista del mondo. Nessun Cinese che si stia battendo ogni giorno, a rischio della vita, per ottenere anche un minimo di riconoscimento dei suoi diritti alle tante libertà negate, saprà mai chi è quella donna e di che si era occupata in passato, ed è meglio così. Non sarebbe un grande esempio da seguire chi, come fa l'ex-radicale, chiede alle autorità della Cina, molto caldamente e reiteratamente, il rispetto dei diritti dei marchi italiani piuttosto che quello dei diritti umani di centinaia di milioni di persone. La ministra può allearsi con chi vuole e percui vederla al fianco di Romano Prodi (il boiardo di Stato, come lo scherniva Pannella, quello di Telekom Serbia, per intenderci, e della Telecom Italia dei progetti segreti di queste ore) può assolutamente starci bene. Quelle che non ci stanno bene sono le finte richieste di dimissioni o le critiche ridicole che i suoi compagni di partito rivolgono quasi ogni giorno ai colleghi di governo e di maggioranza, quotidianamente responsabili di ogni sorta di abuso di potere e di sfregio delle istituzioni. Col tempo diventa sempre più stucchevole ascoltare i collaborazionisti di questo regime unionista che ha usurpato tutti i posti di potere nel Paese, mentre fingono di attaccare i loro complici di coalizione coi quali spartiscono poltrone e privilegi. Una sola cosa ci si dovrebbe aspettare dai duri e puri della RNP: una presa d'atto dei mali che questo governo sta causando alla nazione e, secondo coerenza, dimettersi, dopo aver presentato una mozione di sfiducia. Tutto il resto è fuffa, della peggior qualità e se non si trattasse di fuffa si tratterebbe, come da manuale pannelliano, di bieco opportunismo per guadagnare la sempre tanto agognata visibilità mediatica. Dimentichiamo pure il 1994, quando Silvio Berlusconi (caso più unico che raro), rispettando gli accordi sottoscritti con la Lista Pannella, ricevette il Dalai Lama a Palazzo Chigi, nonostante le minacce del dittatore cinese Li Peng. Dimentichiamo che fu Silvio Berlusconi, sempre nel 1994, a designare Emma Bonino commissaria europea, Dimentichiamo che fu grazie a questa straordinaria opportunità che nel 1999 la Lista Bonino ottenne un grande successo alle europee. Dimentichiamo che fu nel 1995, durante il governo di Silvio Berlusconi, che l'estinto Partito radicale transnazionale potè riciclarsi in Ong presso l'Onu, dove ancora vegeta grazie a questa poco edificante condizione all'interno del più grande e inutile, quando non dannoso, carrozzone burocratico che sono le NU. Questa Ong, con sede a New York, è quanto resta del partito che avrebbe dovuto essere l'alfa e omega del futuro del mondo libero e liberato, guidato da Marco Pannella. Dimentichiamo questo ed altro, anche per non sentire il fastidio dei continui attacchi, spesso sarcastici e qualche volta volgari, rivolti all'ex grande amico Silvio da parte dei leader del fu partito radicale. Vorremmo però, in cambio, non sentire più impartire lezioni di coerenza, di liberalismo, quando non addirittura di vita da Bonino & co, grazie ai voti dei quali in Italia si è insediato il peggior regime illiberale e antidemocratico che abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni. **** Fondamentale questo post di Periclitor che mi ero persa

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