11 settembre 2006

Unifil: regole d'ingaggio segrete e in regime di par condicio

Ascoltate, prego, l'audio con queste dichiarazioni del ministro Parisi davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa! Se dopo averle ascoltate attentamente vi sentirete più confusi e perplessi di prima per questo ambaradan mediorientale messo su dagli sceneggiatori e cineasti dell'attuale governo, non fatevene un complesso, non siete i soli. Parisi parla per non dire nulla, con un linguaggio che ricorda le "convergenze parallele" di moroteiana memoria. Una cosa si capisce bene, comunque, cioè che le regole d'ingaggio sono top secret! Nulla da eccepire, mi pare, almeno da parte di noi elettori della Cdl! Ma da sinistra? Da sinistra sappiamo con quale sfoggio mediatico l'allora opposizione al governo Berlusconi avesse innalzato barricate furenti contro la non trasparenza degli ordini da impartire ai nostri soldati in Iraq. Qui e qui potrete, armandovi di buona volontà, leggere i resoconti delle sedute bicamerali che allora vedevano sul banco degli imputati il ministro Martino, vituperato, vessato e ostracizzato dalla opposizione, tutta pace e amore, pronta a gettarsi sul fuoco per conoscere nei minuziosi dettagli le mosse che gli alti Comandi avevano disposto per i nostri soldati di "Antica Babilonia" e persino quelle per i marine americani in servizio ai posti di blocco in territorio iracheno. Qui Martino si addentra nei particolari senza trincerarsi dietro nessun segreto militare, ma i duri e puri del senza se e senza ma (ora buttato distrattamente in cantina in mezzo agli altri ferrivecchi di matrice comunista) non si placarono affatto, nonostante tanta disponibilità e collaborazione. Oggi sì, oggi sono soddisfatissimi. Nessuno li metterà al corrente di nulla eppure questo gli appare come un dolce segreto che i “papaveri guerrafondai” potranno serbare nel cuore e condividere con pochi altri nel mondo. Però le dichiarazioni di Parisi più raccapriccianti riguardano quando e contro chi i militari dovranno sparare se le condizioni lo richiedessero. Egli è in evidente stato confusionale in quanto ignora per primo di che cosa stia parlando. Con un giro di parole acrobatiche e avvitamenti carpiati del suo eloquio, il ministro autorizza, inevitabilmente e drammaticamente, i “maligni” o i troppo logici a prefigurare un tragico quanto paradossale scenario come questo: non essendo, secondo la risoluzione 1701, la missione schierata con nessuno degli attori in campo, i nostri Caschi blu dovranno sparare a largo spettro, rispondendo alle azioni aggressive senza favorire gli attori presenti sul teatro del conflitto (?!?!?!) Cioè se ci si troverà costretti a uccidere due terroristi hezbollah, per non far torti a nessuno, si potranno e dovranno eliminare due soldati israeliani fermi sulla zona cuscinetto al sud del Libano? Si sa che i nostri attuali governanti sono grandi cultori del verbo scalfariano e del suo maggiore sforzo creativo, chiamato par condicio (piuttosto assonante con equivicinanza), per cui non stupirebbe che si fossero seriamente posti anche questa come risposta obbligatoria da dare in un teatro di guerra tanto complicato e pericoloso come quello libanese. A questo punto non resta che augurarsi che dal nostro esercito (con troppi generali politicizzati, purtroppo) partano ordini dettati dal buonsenso, dall'esperienza e dalla serietà, qualità che mancano a questa classe politica che lo appena costretto a una esibizione per la tv degna di un circo, non solo mediatico. Davanti ai telespettatori italiani i nostri, preoccupati dalla risacca del mare, sbarcavano con gli elicotteri a Tiro, novella Normandia, pavidamente rinunciando all’approdo coi mezzi anfibi. Ma, come dice il generale De Giorgi: “Mica siamo in guerra!”. Infatti è vero, si tratta di una scampagnata fuori porta! ---Se quanto avete appena letto non vi pare sufficientemente grottesco, seguite questo "skoop" di Phastidio su un fuori onda di Chirac.---------------------- Tags: , , , ,

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