18 dicembre 2006

Jesse Tex, il Navajo soldato di Israele

La storia della nascita e della contrastata esistenza dello Stato di Israele è anche questa, raccontata qui da Rodolfo Ballardini per RID-Rivista Italiana Difesa).

L’epopea millennaria del popolo ebraico ci ha sempre emozionati e stupefatti per la sua mirabile e immensa gamma di personaggi che l’hanno animata e condotta fino a noi, rendendola immortale e facendocela rivivere attraverso milioni di pagine ancora vive nelle antiche scritture.

Grandi nomi, grandi imprese e grandi miracoli di cui conosciamo forse troppo poco ma dai quali, ebrei o no, credenti o no, siamo stati toccati e plasmati tutti.

Ma anche per chi non crede ai miracoli o alle casualità dell’esistenza, scoprire un’altra piccola meraviglia nell’oceano delle gigantesche o ordinarie imprese dei figli di Abramo è comunque causa di rinnovata fascinazione.

E’ naturale, in un simile contesto, chiedersi come sia potuto accadere che un indiano navajo, nato e vissuto amando religiosamente le terre e gli spazi sconfinati della sua Arizona, abbia sentito il richiamo degli “angusti” deserti pietrosi della terra di Israele e sia partito, abbandonando i suoi fratelli e la sua tribù, per arruolarsi nell’IDF e combattere contro gli Arabi per la sopravvivenza del nascente Stato ebraico.

Come scrive Ballardini Jesse Tex Slade era un “soldato solo” che, come tanti altri uomini e donne, solitariamente aveva abbandonato tutto per la causa sionista, con una non trascurabile evidente differenza dagli altri: lui non era ebreo!

Quello che ci incanta oltremodo è il sapere che il guerriero Jesse Tex Slade andava in combattimento recando le insegne sacre della sua tribù, un Crocefisso e una Mezuza, piccolo contenitore di brani dell’antica Bibbia ebraica.

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