22 febbraio 2007

Come baccalà alla vicentina

Dopo il voto di ieri la faccia di D’Alema, si è detto, era proprio quella di uno che c’è rimasto come un baccalà. E se è vero, come è vero, che Vicenza ha determinato la caduta dell’impero di Romano, viene spontaneo il riferimento a questo delizioso quanto indigesto piatto veneto.

Come baccalà ci sono rimasti tutti nel centro-sinistra ma ancora nessuno di loro è disposto ad ammettere che aver esasperato lo scontro politico interno, soprattutto col grottesco spettacolo offerto nelle piazze della città veneta, ha legittimato i senatori antagonisti, come Rossi e Turigliatto, a continuare la loro battaglia antiamericana in Parlamento. Per contro, però, ha sciolto Andreotti e Pininfarina dal gravoso impegno di salvare una inesistente maggioranza sempre più rabbiosa, antiatlantica e bizantina.

Ieri Scalfaro non era trasportabile neppure in ambulanza, per cui sembra che Fassino in persona abbia condotto, con la propria auto, il senatore vicepresidente della Confindustria (mai presente a Palazzo Madama) e lo abbia consegnato tra le braccia dei capigruppo Finocchiaro e Franceschini, dopo avergli estorto il sì alla mozione a prima firma Anna Finocchiaro.

Secondo i comunisti più complottisti, Sergio Pininfarina e Giulio Andreotti, il primo in quanto sporco capitalista, il secondo in quanto sporco papista, hanno scientemente nascosto la loro vera intenzione di voto, per trarre in inganno la spavalda Finocchiaro, la quale avrebbe così, a sua volta, ingannato uno spavaldissimo D’Alema.

Ma oggi che questo voto è alle spalle, non lo è affatto il caso Dal Molin, che ha segnato una spaccatura non più sanabile dentro la defunta maggioranza.

Anche se Prodi ottenesse la fiducia delle due Camere (cosa che gli è garantita dall’attaccamento alle poltrone, senza se e senza ma, dei suoi alleati), l’abbraccio rinsaldante e rivitalizzante tra la sinistra più estremista del governo e i movimenti pacifisti, antagonisti e no global ostacolerà, più che in passato, l’unanimità sulla politica estera tanto disperatamente sbandierata in questi ultimi giorni.

E visto che i comunisti e gli ambientalisti eletti ritengono fermamente che la democrazia della piazza è sovrana e prevalente su quella elettiva, sarà impossibile per loro smentire i No Tav e approvare tutte le opere pubbliche a grande e piccolo impatto ambientale che un altro Consiglio dei Ministri, sempre a guida Prodi, dovrebbe varare.

Ma intanto al Senato della Repubblica si apre il “mercato delle vacche” e chissà quante, questa maggioranza uscente, ne riuscirà a comprare.

E, in tutto questo, , molto democristianamente, Casini cerca di guadagnare tempo nella speranza di costruire il grande centro senza più comunisti e pannelliani. Le grandi manovre di Pierferdinando sembrano infrangersi contro la compattezza del resto della Casa delle Libertà, ma gli effetti disturbanti sulle scelte dei prossimi giorni, si faranno sentire.

Al voto, al voto, gridano molti dal centro-destra. Peccato, però, che questa libidine ci venga negata proprio da una legge elettorale troppo pericolosa, varata dalla stessa Cdl!

Forse è proprio per questo o forse per dovere istituzionale che Silvio Berlusconi, che fu facile profeta quando dichiarò che Prodi sarebbe caduto senza la spinta dell’opposizione, appare prudente e disponibile a trattare con l’avversario.

Tags: Politica, Senato, Crisi di governo

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