8 marzo 2007

E' l'8 marzo, bentornato maschio!

Caro maschio,

oggi parrebbe, finalmente, tornato il tuo tempo!

Noi donne per anni ti abbiamo sepolto sotto una gragnuola di insulti; per anni ti abbiamo detto di poter fare a meno di te; per anni ti abbiamo relegato nel ruolo di femmina sbagliata; per anni ti abbiamo rimproverato di non piangere come noi; per anni ti abbiamo accusato di essere morfologicamente stupratore; per anni ti abbiamo accusato di non appagarci sessualmente; per anni ti abbiamo negato il diritto/dovere di essere genitore; per anni ti abbiamo dato dell’egoista che non esercita i suoi diritti/doveri di genitore; per anni abbiamo iper-protetto i tuoi figli dal tuo “strapotere di padre-padrone”; per anni ti abbiamo costretto ad accettare il nostro delirio di onnipotenza procreativa trasformandoti in un fuco; per anni ti abbiamo impedito di essere il modello forte e virile che recide il cordone ombelicale col quale, altrimenti, soffochiamo i nostri figli; per anni ti abbiamo chiesto di fare il mammo; per anni ti abbiamo chiesto di reprimere la tua sessualità troppo maschia; per anni abbiamo allevato, abortito o massacrato figli, nella nostra conquistata e libera solitudine; per anni abbiamo impedito ai nostri bambini di diventare adulti, piegandoti a concedergli i nostri stessi sì; per anni abbiamo colpevolmente confuso autorità e autorevolezza con autoritarismo; per anni ti abbiamo convinto che essere donne è sinonimo di pace; per anni ti abbiamo terrorizzato col nostro potere ancestrale di creeatrici e distrutrici; per anni ti abbiamo tolto posti di comando per occuparli scimmiottandoti; per anni ti abbiamo gridato di non essere uguali a te perchè migliori di te; per anni ti abbiamo imposto di approvare i nostri errori per non apparire politicamente scorretto.

Eh sì che, in partenza, di ragioni ne avevamo da vendere, poi le abbiamo annegate tutte in un odio e in una guerra di genere assurdi quanto autolesionisti dei quali stiamo raccogliendo i frutti avvelenati.

Affermavamo i nostri diritti dimenticando di essere complementari con te, nella diversità e nella parità.

Oggi che siamo sole, depresse, insoddisfatte, seduttive ma censorie, nude e disponibili ma castranti e inibitrici, cosa ci resta da dire?

Oggi, dopo aver cresciuto generazioni di Peter Pan violenti che si scatenano negli stadi, nelle piazze, nelle strade di notte, nelle scuole, contro noi stesse, cosa riusciamo a dire?

Psicologi, sociologi e politici lanciano l’allarme sociale e si accorgono, finalmente, che il modello familiare attuale è sbagliato perché mutilato dell’autorità genitoriale maschile.

Manca, sentenziano, quella figura portatrice dei veti, contrapposta a quella permissiva materna, fondamentale nella “registrazione” equilibrata dei freni inibitori di un individuo e che ne sviluppa l’autodisciplina, il senso di responsabilità e il rispetto di sé e del prossimo.

Ora, caro maschio, questa società preoccupata e spaventata ti reclama e se il sessantotto e il nostro femminismo non ti hanno irrimediabilmente svirilizzato, prova a riconquistare il potere al nostro fianco, partendo da questo 8 marzo, che questo volenteroso blog dichiara “giornata della riappacificazione sessuale”!

Va bé, una ci prova...

Tags: Otto marzo, Femminismo, Genitorialità

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