3 marzo 2007

Morire per Venere

Sono decine di migliaia i morti civili innocenti, trucidati per mano dei terroristi che infestano l’Iraq del dopoguerra.

Ognuno di noi è messo in allarme quotidianamente dal bollettino funereo diffuso dai media in mondo visione, ma, come vogliono le nostre autodifese psicologiche, il successo di ogni attentato stragistico di quei folli ci lascia sempre più indifferenti.

Ci animiamo solo quando l’inviato di turno racconta il dramma dell’America di Bush, colpevole di tanto spargimento di sangue.

D’altronde è di quello che il nostro quieto vivere ha bisogno, una risposta semplice al nostro elementare perchè di fronte a tanta inaudita ferocia fratricida.

Così siamo grati ai giornalisti, ai politici, agli opinionisti che in coro evocano il Vietnam, diventato il più facile esempio degli errori e degli orrori commessi da una troppo bellicosa quanto arrogante America.

Ci facciamo persuadere da chi ci dice che sarebbe bastato lasciare in pace Saddam Hussein e ignorare la sua potenziale opera di sostegno ai Talebani e a Bin Laden, finalmente sotto attacco delle forze NATO e di “Enduring Freedom”.

Che sarebbe bastato ignorare la sofferenza di un popolo oppresso da una dittatura tra le più crudeli del Medio Oriente.

Che non conta nulla, che anzi è un’invenzione della propaganda americana, la gratitudine che il popolo iracheno liberato esprime ogni giorno ai suoi liberatori anglo-americani.

Che, insomma, Bush ha tragicamente sbagliato e ora, rinsavito grazie alla batosta della sconfitta elettorale, sta giungendo a più miti consigli.

Tutto lì.

In fondo, però, c’è ancora qualcuno che pensa che invece le responsabilità per quanto sta accadendo in Iraq siano da addebitare alla puerile cecità di un’Europa politicamente inesistente e capace di nascondere la propria inferiorità, anche morale, dietro un pacifismo armato di ostilità verso gli Stati Uniti, troppo potenti e troppo inattaccabili da ogni punto di vista.

Ed ecco, quindi, che i satrapi delle cancellerie franco-ispano-tedesche e il fantoccio di turno alla presidenza dell’UE incrociano le braccia e lasciano che il sangue scorra sulle strade di Baghdad.

Come l’ultimo dei pusillanimi che si macchia di omissione di soccorso alla vista di un incidente mortale, i capi di stato europei contano i cadaveri iracheni aspettando che Bush (loro vero nemico) si arrenda al già reiterato: “te lo avevamo detto!”.

In fondo ci sono ancora di quelli che convintamente pensano che il terrorismo internazionale di qualunque sigla e di qualunque fanatismo, sia religioso che ideologico, non si sarebbe affermato a questi livelli se l’Europa si fosse alleata compatta, da subito, con gli USA.

Aver voluto isolare l’Amministrazione americana, indebolendola con costanti attacchi alla sua leadership, ha giustificato e rafforzato l’odio antiamericano già molto diffuso nei paesi islamici, alimentandone il fanatismo che ha inevitabilmente potenziato le organizzazioni terroristiche.

Chi non fa non falla, si dice, ma in questo caso l’ignavia dei leader europei ha causato e continua a causare lo sterminio indiscriminato di intere popolazioni o di singoli cittadini, di qualunque nazionalità e religione, sotto lo sguardo spento di questa parte di Occidente.

Tra patetiche esibizioni di grandeur, egoismi da bottegai, inefficace diplomazia del soft power applicata all’Iran, aspettiamo e preghiamo che l’unica forza al mondo capace di reagire ai pericoli che minacciano la nostra sicurezza perda tutte le sue guerre e che centinaia di migliaia di civili e di soldati siano morti per niente, o, sarebbe meglio dire, per la vanità di Venere.

 

Aggiornamento: 

Queste e queste, nonostante le mie personalissime tesi, sono le letture che meglio apprezzo e con le quali non posso non fare i conti.

 

Tags: Europa, Terrorismo, Iraq, George W. Bush

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