19 marzo 2007

Tutti al derby Omolandia-Normolandia

Nel giro di poche settimane sono stati lapidati, messi alla berlina, minacciati di querele e vari amenità, questi personaggi:

Silvio Berlusconi, Paola Binetti, Claudio Risè, Angelo Crespi e un tramortito Marcello Dell’Utri.

Le imputazioni sono varie ma, tutto sommato, portano a un unico capo d’accusa: razzismo sessuale.

La canea di questi ultimi giorni, agitata dagli abitanti di Omolandia contro i nemici di Normolandia, è diventata assordante.

E’ chiaro che trovarsi al centro degli spernacchiamenti provenienti dalle due comunità in lotta è cosa facile e tutt’altro che piacevole da affrontare.

Il frastuono da stadio diventa tanto forte che capire poi quale sia l’oggetto autentico del contendere è impresa assolutamente impossibile, se si appartiene al vastissimo restante mondo comprensivo di tutti gli orientamenti ma avulso da certe passioni, degne di miglior causa.

Per questi motivi in questo blog, fino ad oggi, non sono mai stati pubblicati post sull’argomento, noiosissimo e diffusamente banalizzato dai blogger, relativo alle scomuniche pro e anti Omolandia.

Sarebbe stato utile continuare a limitarsi a sorridere di tanto accanimento e lo si sarebbe fatto se in questi ultimi giorni non si fosse passato il segno di ogni forma di buonsenso e di rispetto reciproco.

Le tifoserie al derby di Omolandia-Normolandia amareggiano per la loro superficialità, pregiudizio, cecità e presunzione.

Si urla senza capire cosa stia succedendo e l’errore è sempre della squadra avversaria, anche se non si è capito nulla di come si è svolta l’azione in campo.

Allora, dopo aver letto e riletto, ascoltato e riascoltato gli imputati del tribunale del popolo di Omolandia (divenuti, per faciloneria speculare, gli eroi di Normolandia), l’amarezza e lo stupore per tanto spreco di parole e di intelligenze sono cresciuti ulteriormente, spingendo alla redazione di questo post.

Si è cominciato quindi con l’ascoltare la frase con cui Silvio Berlusconi, il più eccellente degli imputati, è incappato nelle maglie della giustizia delle organizzazioni omosessuali e dei loro sostenitori senza se e senza ma.

Quel giorno il Cav. sta appassionatamente tessendo le lodi delle signore, quando la sua enfasi su una benvenuta femminilizzazione della politica di centro-destra di cui è il leader viene interrotta da qualcuno al quale risponde: “no, guarda, i gay stanno tutti dall’altra parte...”. e, chiusa la piccola parentesi, riprende il discorso tutto stucchevolmente rosa.

Che avrebbe detto di sbagliato Berlusconi con quella incidentale parentesi? Nulla! Tutti siamo consapevoli dell’esistenza di un elettorato attivo e passivo, rappresentato dalle persone gay, che si orienta, all’80% e forse più, a sinistra.

Lo vediamo dalle presenze parlamentari, dal numero e dal potere delle organizzazioni e dagli stessi gay pride.

Pertanto, da un prezioso quanto raro elettore e simpatizzante gay del centro-destra, ci si sarebbe aspettati questa dura reazione di tipo meramente politico: “Caro Berlusconi, si faccia un esame di coscienza e, visto come ha scherzosamente ma precisamente fotografato la situazione, si chieda perchè le persone omosessuali sono schifate dalla Cdl, mentre non diffidano della sinistra, anzi vi si affidano, nonostante la repressione omofobica, di cui si è macchiata, sia ancora oggi viva e crudelmente perseguita dai regimi comunisti.

Invece no, fiumi di parole e di reprimenda sono stati sprecati perchè il tono del (in quel frangente) “femminista” Berlusconi non è stato ingessatamente politicamente corretto.

Nè assoluzioni nè condanne meritavano quelle tre parole ma bensì l’occasione per un approfondimento e una discussione sui tanti errori commessi da ogni parte.

Poi ecco la bordata di fischi contro Paola Binetti, (senatrice insoffribile), subito applaudita dall’opposta fazione, rea di aver dovuto rispondere forzatamente a una domanda da “Rischiatutto” posta da Mike Bongiorno in persona. Messa alle strette e non potendo articolare il suo parere sull’omosessualità, risponde A (deviazione) e non B all’assurdo quiz televisivo. Naturalmente da “deviazione” a “repressione” per l’attaccante Grillini il passo è breve e Binetti, costretta in difesa, tenta di illustrare dal suo ruolo di medico ciò che veramente intende per comportamenti omosessuali. Parla di morfologia, genetica ed endocrinologia e, ridendo, respinge come può le etichette che il più scafato Franco Grillini le incolla a ogni affermazione.

Ma, alla fine della fiera, in questo gioco delle parti Paola Binetti e Franco Grillini appartengono alla stessa parte politica e stanno votando e continueranno a votare insieme alcune modifiche di legge presenti già nel decreto Bersani, propedeutiche all’approvazione dei Di.Co.

E ora veniamo a Claudio Risè, contro il quale si è addirittura prefigurata la reintroduzione del reato di plagio!

Costui è uno psicanalista non uno psichiatra.

Chiunque abbia avuto interesse non aleatorio per questa forma di studio e “cura” della psiche, cioè dell’anima (un metodo che ha oltre cento anni di applicazione, con unico strumento di analisi la parola e come luogo di lavoro l’inconscio e le sue complesse dinamiche), capisce molto bene cosa intenda Risè quando parla di aiuto che lo psicanalista offre con l’ascolto all’omosessuale infelice (non all’omosessuale tout court) che si rivolge all’analista perchè non si riconosce nella sua condizione, al punto da provarne grande sofferenza.

Lo psicanalista non è un moralista ma un ascoltatore attento e saldamente convinto che risieda nel paziente, nella sua esclusiva volontà di conoscenza dell’origine delle sue nevrosi e delle sue angosce, la strada per un approdo a una vita relazionale più soddisfacente e serena, da tutti i punti di vista, a partire da quello affettivo.

La vita psichica di noi esseri umani, etero o omo, è sempre a rischio di

lacerazioni, deviazioni e sofferenze che partono dalla nostra infanzia e l’omosessualità (come l’eterosessualità) non sempre è ciò che noi esterniamo, tante sono le distorsioni e i condizionamenti che hanno origine dal contesto familiare nell’infanzia.

Ma ciò che appare bizzarro è che se una persona che si definiva eterosessuale scopre improvvisamente di non esserlo, quasi si applaude a questa presa di coscienza, mentre, al contrario, sembra che un gay non possa rinnegare quella che potrebbe essere, sempre più probabile e sempre più possibile, una condizione “semplicemente” indotta dall’assenza di una figura paterna, inequivocabilmente maschile, da interiorizzare e nella quale identificarsi, durante il travagliato e delicato passaggio dall’infanzia all’età adulta di ciascun uomo.

E se oggi, come dice il citato Nicolosi, un’iperpromozione dell’omosessualità ha permesso una discussione più aperta e una maggiore presa di coscienza personale, non possiamo che esserne tutti più felici.

A meno che davvero ci vestiamo di una nuova ideologia omosex e, escludendo gli etero, pretendiamo di sentir cantare tutti gli altri, in coro e rigorosamente senza solisti:

“Per ora rimando il suicidio

E faccio un gruppo di studio

Le masse, la lotta di classe, i testi gramsciani.

far finta di essere sani”

(Giorgio Gaber)

Tags: Omosessualità, Psicanalisi, Blogosfera

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