28 aprile 2007

Il Cav. di nuovo assolto ma il mondo non lo saprà mai

L’ennesima assoluzione a favore di Silvio Berlusconi è di sicuro l’ultima buona quanto amara notizia che lo riguarda.

Pe quanto concerne l’Italia, in fondo questa sentenza lascia gli schieramenti politici e l’opinione pubblica saldi nei propri convincimenti e, mentre gli innocentisti non cresceranno di numero, i colpevolisti cercheranno di rimuovere l’accaduto, in attesa che Travaglio scriva un altro libro che, oltre a colmare le tasche dell’autore, colmi il vuoto di certezze e di odio che questi strani giudici di ieri hanno rischiato di liberare dentro le loro menti.

Siamo italiani e, chi più e chi meno, conosciamo come si svolge la lotta politica nel paese dei Guelfi e Ghibellini; siamo consapevoli di come, nell’agone della battaglia per la conquista del potere esecutivo, ogni terzietà di gran parte dell’ordine della magistratura si sia sfilacciata, cedendo alla libidine giustizialista e giacobina che ha decimato gli avversari della sinistra oggi al governo.

Tuttavia, anche le ultime elezioni politiche ci dicono che per la maggioranza degli italiani è evidente che Berlusconi, in quanto nemico numero uno della sinistra, è stato tenuto in ostaggio, per quasi tre lustri, dalle procure popolate da certi magistrati figli del sessantotto.

Ma all’estero?

All’estero le cose sono e resteranno drammatiche per il Cavaliere.

Dal 1994, da quando cioè Borrelli e Scalfaro lo colpirono con un avviso di garanzia in diretta mondiale, è stato un crescendo, davvero rossiniano, di aggressioni e lesioni ai danni dell’immagine pubblica di Silvio Berlusconi.

La calunnia, lanciata prima come un venticello, è esorbitata in uno smodato e smisurato uragano che, con inusitate velocità e furia, ha valicato ogni confine geografico e politico, travolgendo l’onore e la dignità dell’uomo di Arcore.

Negli anni si è costituita l’internazionale antiberlusconiana (potentissima macchina mediatico-giustizialista) in grado di produrre a tutti i livelli e in ogni ambiente politico, culturale e sociale tutti i tipi di attacchi.

Le calunnie hanno attecchito all’estero più di quanto non sia avvenuto in Italia per un motivo semplice e disarmante: la mancanza di contraddittori e l’assenza di retropensieri nella forma mentale soprattutto dei cittadini del mondo anglosassone e scandinavo.

Libri, film, dibattiti, Raitv satellitare, testimonianze “dirette”, iniziative presso le Nazioni Unite (ricordate le ispezioni dell’Onu a tutela dei giudici e della libertà di stampa?) e ancora spettacoli teatrali, articoli di fuoco di Repubblica e Corsera (i quotidiani più diffusi all’estero), il tutto, troppo spesso, sponsorizzato dai Consolati italiani e dai loro istituti culturali.

Impossibile spiegare all’amico di Oslo o di Stoccolma l’assurdità del groviglio politico-giudiziario italiano; per lui i giudici possono sì sbagliare nella loro professione ma questo è tutto, la sua cultura fatta di linearità di pensiero e di pragmatismo gli impedisce di spingersi in “assurde” dietrologie.

Ergo, se tanti giudici hanno inquisito Silvio Berlusconi significa che egli si è chiaramente macchiato dei crimini di cui l’internazionale compagnia di giro guidata a volte da Travaglio, altre da Furio Colombo, altre da Santoro, Biagi, Sartori, lo accusa.

Non stupisce quindi se, soltanto tre giorni fa, un notiziario della radio pubblica norvegese sponsorizzava il libro scritto da un suo giornalista, dedicato alla storia di mafia e corruzione del leader di Forza Italia.

Come non può stupire che il nome di Silvio Berlusconi venga strumentalizzato in Francia a mò di spauracchio per gli elettori contro Sarkozy.

Questi sono gli episodi più recenti ma danno la misura di un’assoluzione per Silvio Berlusconi arrivata dopo che la sua irrevocabile condanna civile è già stata dichiarata, almeno fuori dai confini italiani.

Purtroppo la riabilitazione non viaggia con la fanfara della diffamazione e lo si può rilevare già dal profilo basso con cui la notizia dell’assoluzione del Cav. ha fatto il giro dei media italiani.

Pertanto da questo poco possiamo prefigurarci l’eco impercettibile che la sentenza otterrà nel resto del mondo.

Tags: Silvio Berlusconi, Processo SME

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