19 ottobre 2007

Ma che c'entra Storace?

In questi giorni si è parlato molto dello scontro tra Napolitano e Storace; sappiamo che il senatore fuoriuscito di AN ha riferito del sostegno ricevuto dal presidente Cossiga: “...dopo l’atto della procura di Roma, mai compiuto prima, neppure quando io da presidente della Repubblica sono stato coperto di insulti e contumelie. Ma si comprende io non ero né comunista né ex comunista e neanche veltroniano!”

Che in passato nessuna procura si sia mai mossa impugnando il reato di opinione a tutela degli inquilini del Colle non può che rallegrare noi che oggi, invece, ci indignamo per l’atto che la giustizia e il ministro che ne è a capo hanno compiuto contro il senatore in oggetto.

Ma, ci pare, nessuno tra i politici e i commentatori entrati in questa vicenda ha “potuto” affermare che il vero, unico colpevole di quanto è accaduto si chiama Giorgio Napolitano.

Inoltre, crediamo, in riferimento al senatore, non sia stato strettamente focalizzato quanto rientra nel pieno diritto di un eletto del popolo, cioè agire, secondo le sue scelte, contro un proprio avversario politico (come d’altronde si presta ad essere definita Levi Montalcini) e, se i mezzi usati fossero censurabili, ne risponde alla legge (sotto la tutela dell’art.68) e, in primo luogo, al suo elettorato.

A nessun Presidente della Repubblica è permesso entrare nelle diatribe tra parlamentari o giudicare un’istituzione o l’altra.

Per la legge il Presidente è equidistante, super partes e non si rivolge mai direttamente ai singoli, se non per lodarli nelle onorificenze di cui il Quirinale è generosissimo.

La Costituzione dice che egli può rivolgersi per iscritto alle Camere e non gli conferisce nessun potere di espressione, se non di quello di Capo delle Forze Armate e presidente del CSM.

Persino la legittimità di esternazioni di alto valore politico è stata, in passato, al vaglio di molti costituzionalisti.

Napolitano ha oltrepassato largamente e pesantemente le prerogative sue proprie, precisate nel Titolo II e non solo non si è limitato ad esprimersi unicamente per iscritto, ma ha decisamente svaccato (tra gli applausi generali) rivolgendosi non al presidente del Senato ma a dei ragazzini presenti ad una manifestazione!

Quanto è successo è grave, ma di certo lo è ancora di più il silenzio dei costituzionalisti e le iniziative della procura e di Mastella contro chi, degnamente o indegnamente non conta, siede nell’istituzione più alta della nazione, il parlamento.

Anche questa incresciosa vicenda creerà un pericoloso precedente perché, da questo momento, il presidente di tutti gli italiani...comunisti, Giorgio Napolitano, si sentirà in diritto di parlare e sparlare di tutto e di tutti, incurante dei limiti previsti dal suo ruolo, libero di turbare anche il regolare andamento di una campagna elettorale.

Un tempo i Capi di Stato si limitavano a pronunciare poche parole di circostanza al taglio di qualche nastro, in qualche inaugurazione di opere pubbliche, ma purtroppo poi venne Pertini e da quel momento il Quirinale si è dimenticato dell’art. 87 della Carta, trasformandosi in un esternazionificio.

Tags: Costituzione, Napolitano, Storace, Cossiga

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