21 novembre 2007

Biodegradabilità di un partito

Forza Italia sta per scomparire.

Per l’importanza del partito e per i modi in cui questo avviene sarà un avvenimento unico nel panorama politico di questi ultimi cinquant’anni.

Il partito degli Azzurri passerà alla storia per essere stato il più grande, il più votato, il più ricco di ricchi, il più chiacchierato, il più affollato da manager e professionisti eppure il più biodegradabile mai apparso prima.

Dopo soli quattordici anni di vita il suo creatore ha deciso di farne materia diversa da quella di cui è composto e lo fa senza peraltro convocare un lacrimoso congresso di scioglimento.

Nessuna Bolognina nei pensieri di Silvio Berlusconi ma solo un invito a rimanere, per chi lo volesse, cambiando semplicemente la spilletta sul petto.

Ci ha risparmiate le lacrime che copiose scesero a Occhetto mentre abbracciava i compagni piangenti del Pci, molti dei quali a tutt’oggi non si sono rassegnati e ancora vivono il lutto di aver subito la perdita di un “pezzo di carne della loro carne”, tanto per esprimersi alla Diliberto.

Ma quanti ancora ne abbiamo sentiti di quei singhiozzi! Tanti, fino a pochi mesi fa, con Fassino e con Mussi disfatti dal dolore per la fine dei Ds e di tanti “affarucci” in comune.

Perché dietro quelle lacrime c’è sempre stata e sempre ci sarà la spartizione della “robba”, tanta e diversificata, sotto forma di proprietà immobiliari, partecipazioni azionarie, depositi bancari, associazioni, fondazioni, sindacati, coop, ecc.

Comprendendo anche la Dc di piazza del Gesù, ad ogni scioglimento, è risaputo, si è sempre fatta la fortuna dei notai.

Non è che affermiamo che Forza Italia sia una confraternita francescana ma non è neppure quell’apparato burocratico e tentacolare strutturato come un’azienda pubblica con migliaia di dipendenti.

Nasce il Pdl e qualche muso lungo lo sta causando (è fisiologico che avvenga tra gli iscritti storici di Forza Italia) ma non per questo ci toccherà assistere alla replica in versione azzurra di certi psicodrammi di altro colore, che mai al mondo vorremmo rivedere.

Si dirà che FI è del Presidente, che lo gestisce come fosse sua proprietà; forse in parte era vero agli inizi.

Però la sua biodegradabilità è stata determinata subito nel novantatre, quando nessun congresso stile sovietico (tutti i partiti, Pd incluso, hanno importato detto stile) venne convocato per imporre un’organizzazione complessa e iperdemocraticista; al contrario Forza Italia nacque in una convention-party, tra lo scherno feroce di coloro che oggi la copiano.

Ma da domani cosa accadrà nelle istituzioni dove eletti e amministratori azzurri lavorano?

Forse è già iniziata la muta a ogni livello istituzionale e, come (ahinoi!) prevede l’art. 67 della Costituzione, anche i parlamentari, non avendo vincolo di mandato, cambieranno nome e segno ai loro gruppi di appartenenza.

Intanto, come ci aspettavamo, la sinistra sta già prendendo le contromisure per arginare il nuovo pericolo Pdl; così stamane é partita la rituale offensiva mediatica contro Silvio Berlusconi e Mediaset, scontata fino alla noia.

Davvero si avvicinano tempi di scontri durissimi e non basteranno a Michela V. Brambilla tutta la passione, la buona fede e l’energia che sta mettendo in questa battaglia politica; i suoi avversari, per quanto privi di queste doti, sono tuttavia forti della loro esperienza, maturata in anni di carriera nei partiti e nelle istituzioni, che diventa soverchiante sulla sua pur ottima presenza di spirito.

Dovrebbe, secondo noi, studiare a fondo quelle materie giuridiche e quella storia politica che permettono ai suoi rivali di metterla alle corde davanti al pubblico, non di rado già maldisposto e ipercritico a causa della sua bellezza e del suo look.

Tags: Forza Italia, Pdl, Silvio Berlusconi, M.V. Brambilla

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