16 novembre 2007

Doppia moratoria e grandi maneggi

Ieri la giornata si è conclusa con due trionfali vittorie per la più formidabile accolita di illusionisti che abbia mai occupato il potere in Italia. Infatti, mentre a Roma si approvava la moratoria contro la pena di morte per il governo Prodi, contemporaneamente a New York si approvava la moratoria contro la pena di morte nel mondo.

A Palazzo Madama però i promotori del diritto alla sopravvivenza ad ogni costo di questa agonizzante legislatura hanno temuto più volte di non farcela.

Hanno perciò “ringraziato” il contributo di un senatore “dissidente”, ma non scemo, che, consapevole del peso mortale che avrebbe avuto il suo voto contrario, ha lasciato per tempo l’aula, garantendo così l’abbassamento del quorum dei voti validi. Se il compagno Turigliatto avesse votato secondo coscienza, ieri il risultato sarebbe stato non 161 sì e 157 no ma 158 no e 160 sì. Di conseguenza se tre senatori a vita si fossero distratti o appisolati, la finanziaria non sarebbe passata e il governo sarebbe deceduto.

Ma gli straordinari maneggi (quelli coperti dai silenzi stampa), di cui sono esperti coloro che governano la nazione e che provengono massicciamente da anni di carriera e di gestione degli affari nelle opulentissime, potentissime e inespugnabili regioni rosse, hanno disinnescato ogni rischio di fallimento.

Si è visto di tutto: ricatti e pressioni, comportamenti grotteschi che farebbero perdere il rispetto per la dignità a qualunque essere umano, donne e uomini trattati come animali da circo con tanto di domatore e domatrice che ne sorvegliavano i movimenti e i bisogni fisiologici.

Si è giunti al punto che ieri, in modo inaudito, il presidente di turno ha sospeso per dieci minuti i lavori per, ha dichiarato, “permettere ai senatori di uscire e “scaricare” le emozioni”! In pratica come all’asilo è suonata la campanella e ...tutti al bagno!

Ora spetta a Silvio Berlusconi (qualcuno dovrebbe spiegarci come sia possibile che le sue parole ascoltate in diretta ci risultino chiare e coerenti, ma, al contrario, se riferite dai giornali diventano sempre confuse, contraddittorie e, di conseguenza, incomprensibili) trarre le conclusioni dai fatti di ieri e decidere cosa fare e con chi.

E’ senz’altro vero che l’approvazione della finanziaria non migliora di un millimetro gli equilibri instabili interni alla maggioranza, ma ora rischia di provocare, sotto le forzature e le pressioni dei media organici al regime di centrosinistra, la fine della Cdl.

Intanto la moratoria a Palazzo Madama è passata e per i poveri Italiani si profilano tempi sempre più duri.

E a New York? A New York si è consumata un’altra presa in giro (con quali costi per il contribuente italiano non si verrà mai a sapere) che ha visto, grazie all’incessante attivismo di buona parte di questo esecutivo, il voto favorevole dei membri della Commissione diritti umani dell’Onu alla moratoria contro la pena di morte nel mondo; sì, proprio quella commissione che a rotazione viene presieduta dalle peggiori dittature del pianeta, Iran e Cina comprese.

Noi, che siamo sempre stati contro l’assassinio di stato, restiamo sbigottiti nel vedere come si strumentalizzi, per meschini calcoli politici e di immagine, una tragedia come quella che vede lo stato appropriarsi della vita del cittadino.

La sindrome da Dama della S. Vincenzo (che ha colpito tutti i politici italiani) ha regalato un giorno di effimera gloria allo splendido trio Prodi, D’Alema, Bonino! Un lavoro dai costi, dicevamo, incalcolabili ma che non condurrà a nessun risultato concreto perché non cambierà, per stessa ammissione dei suoi promotori, la realtà drammatica di quei Paesi dove la pena di morte si applica.

Ma siccome questo regime, come tutti i regimi peggiori, ha bisogno di darsi costantemente un’immagine presentabile all’esterno, dopo il risultato di ieri avrà di che pavoneggiarsi.

Tuttavia, come molti hanno denunciato, questa moratoria toglierà forza a qualunque istanza che volesse l’abolizione tout court della pena capitale.

Comunque, a metà dicembre avremo prevedibilmente l’emanazione dell’ennesima risoluzione destinata ad essere l’ultima carta straccia prodotta dall’Onu.

Si prova una certa amarezza nel leggere che questa moratoria sarebbe stata voluta in nome del popolo italiano, il quale, mai come in questi ultimi tempi (proprio per colpa di questi politici), sente a rischio la sua sicurezza; probabilmente se interpellato con un referendum si esprimerebbe, purtroppo, a grande maggioranza a favore di una giustizia sommaria.

Da parte nostra ci rallegriamo nel contare il numero crescente degli Stati che cancellano le esecuzioni capitali dai loro codici (a cominciare da quelli americani) per autonoma e consapevole presa d’atto e democratica decisione interna.

Tags: Governo, Senato, Moratorie, ONU

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