24 giugno 2007

Vacanze italiane-parte prima

Umida, calda, appiccicaticcia, moderna e decrepita, con ai piedi uno zoccolo e una scarpa, quando non addirittura scalza, questa l’Italia di sempre, ritrovata nelle vacanze appena trascorse.

Amici e parenti coi musi lunghi, lividi mentre, davanti ai tg, ascoltano le minaccie che arrivano dal governo, esasperati quando nella cassetta delle lettere trovano la concretizzazione di quelle minacce.

Moduli, certificati, bollettini di ogni genere da pagare, sportelli dove accorrere, centralini sordi e canterini da sopportare.

Quanti uffici, quanti oneri a cui ottemperare, quanto spreco di tempo e di denaro ogni volta che un ente chiama.

Traffico stradale sempre più paralizzato, viabilità urbana ed extra-urbana affidata all’intuito degli automobilisti, che se novizi si perdono, storditi da una cartellonistica seducente e ammicante in luogo di indicazioni precise per raggiungere le vie e i comuni desiderati.

Moltissimi ospiti hanno esperienze kafkiane da raccontare, essendo inesorabilmente caduti vittime della burocrazia, quasi ovunque dotatissima di un’informatizzazione moderna e diffusa ma affidata ad operatori recalcitranti al suo utilizzo, troppo preoccupati di perdere il posto garantito dall’obsolescenza di una vecchia calcolatrice o da un’altrettanto vecchia macchina da scrivere.

Ed ecco la bella scarpa dell’innovazione tecnologica zoppicare, arrancando dietro il passo lento e pasticciato dello zoccolo del rischio occupazionale.

Tutto si muove su doppi o tripli binari e il coordinamento degli atti amministrativi non esiste quasi mai, elevando a potenza le vessazioni originarie deliberate dalle burocrazie centrali o periferiche che siano.

Nel paese dove soggiorno, per alcune mattine si ferma la raccolta rifiuti senza giustificazioni di sorta e il panico assale chi ha negli occhi le immagini di Napoli soffocata dal pattume.

Disposizioni maniacali impongono alle famiglie stressanti e misteriose selezioni della propria immondizia, da differenziare in tre o quattro diverse pattumiere, in cambio di chissà quale beneficio economico e ambientale. “Non lì. Quello è per l’umido! No, quello è per il secco! Attenta, lì si getta la carta e quello è riservato ai vetri...” eh, ma che stress!!

Mentre annosi scontri bizantini innalzano e abbattono instabili scaloni su età pensionabile, arzilli signori poco più che cinquantenni, fuggiti attraverso le “finestre” previdenziali, lavorano in nero pieni di vigore e creatività; pure in nero ho pagato piccoli artigiani arrabbiati, che si difendono così da un’iniqua trovata del fisco di Visco, che ha un titolo molto affascinante, come ha imparato a dire chi lavora in proprio, ovverossia: studi di settore!

Piccoli e grandi fastidi quotidiani sollecitano i nervi dei cittadini, come ad esempio le code interminabili alle casse, sempre prive del resto in monete! Non esiste altrove nel mondo un cassiere che chieda meccanicamente e spesso immotivatamente al cliente: “Ha tot centesimi?”; ma per gli italiani è normale come respirare, con le code che si allungano, mentre si frugano tasche e borsellini alla ricerca disperata del prezioso metallo.

La bella Italia mi ha confermato anche quest’anno di mantenere viva la regola aurea in auge, tra una larga fascia di erogatori di servizi pubblici e privati, che consiste nel non accogliere mai una richiesta dell’utente quando esista anche una sola possibilità su dieci di respingerla. In tali circostanze la legge sulla privacy è diventata la migliore alleata dei fannulloni e degli arroganti ma non mancano appelli a norme o direttive reali o fantomatiche a tutela dell’ente, dell’operatore, dell’universo mondo ma mai del cittadino in difficoltà.

Quanti volontari sempre più impegnati nel volontariato remunerato e peloso.

Mai visti tanti impiegati nelle aziende delle coop rosse e dei sindacati!

Vere e proprie realtà imprenditoriali che incassano milioni di euro dallo stato per offrire servizi che lo stato non dovrebbe neppure prevedere.

Ho trovato assurdo che il mio povero amico pensionato vivesse momenti di tensione e di frustrazione perchè costretto a correre al più vicino CAF della Cgil, con tanto di tessera e contributo per la consulenza da pagare, perchè il fisco italiano non si premura di trasmettergli la cartella pre-compilata, solamente da firmare per accettazione, come avviene nei Paesi evoluti, da decenni.

Avevo dimenticato la giungla di voci, righe, quadrattini, crocette, citazioni di articoli di legge, commi, paragrafi e varietà di scaglioni, di figure reddituali e percentuali da perdere la testa, fittamente stampati in pagine e pagine nel modello per la dichiarazione dei redditi, il tutto scritto in un gergo ostico persino per i fiscalisti.

Evito di infierire e non gli racconto che...

(continua...)

E' già on line "Vacanze italiane - parte seconda" !!! -D 

 

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