24 ottobre 2007

Nessuno in piazza

Eppure ieri a Roma sono arrivati due pasdaran della corte dello stragista Ahmadinejad, presidente dell’Iran, noto a tutti per essere il peggior carnefice del suo stesso popolo, fomentatore e armatore del terrorismo internazionale, causa del quotidiano spargimento di sangue in Iraq nonché concreta minaccia alla vita di Israele e di parte dell’Europa.

Non c’era nessuno a manifestare contro Jalili e Larinejani; nessuno dei duri e puri della pace senza se e senza ma, abituali frequentatori e devastatori delle piazze, nel nome della nonviolenza socialforumista, noglobalista e di sinistra.

Non c’erano le femministe a gridare contro le impiccagioni e le lapidazioni che, in numero sempre più crescente, uccidono donne spesso appena poco più che bambine.

Non c’erano gli studenti dei movimenti democratici per una scuola democratica, che solitamente e democraticamente sprangano chiunque si presenti in un’aula di ateneo a difendere le ragioni di Israele, pronti a gridare  solidarietà ai compagni delle università di Teheran, imprigionati e torturati nelle carceri degli Ajatollah.

Non c’erano quelli della moratoria contro la pena di morte; avranno pensato che fosse meglio starsene tranquilli al calduccio dei saloni di Montecitorio o del Palazzo di Vetro.

La Roma festaiola di Veltroni proiettava i suoi film de sinistra e, pertanto, doverosamente, una parte dei rivoluzionari sopra descritti era al cinema mentre un’altra parte era nel consiglio dei ministri che, chiuso in conclave, litigava, senza costrutto, nel totale disordine dell’esecutivo, su come reprimere il disordine pubblico esplosivo.

Ma gli italiani possono andare orgogliosi di questa diplomazia dalemian-prodiana perché, anche grazie ad essa, ieri l’UE ha ancora trattato con Ahmadinejad, ottenendo moltissimo (?!?!), cioè un altro appuntamento tra Solana e Jalili presso un’altra bella città europea, mentre in Iran si continua a fabbricare l’atomica.

Ma solo Roma poteva offrire una cornice tanto dorata, con la meravigliosa Villa Panfili aperta e apparecchiata per l’occasione; gli ospiti del governo rivoluzionario e terrorista iraniano non hanno affatto subìto lo stesso sgarbo istituzionale che Fausto Bertinotti, il compagno presidente della Camera, aveva invece riservato ai presidenti dei parlamenti kurdo e iracheno, quando li aveva liquidati di fretta dopo averli lasciati, senza tante cerimonie, fuori dalla sua porta.

Tags: Pacifismi, Diplomazia italiana, Iran, Atomica

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