12 ottobre 2007

Sardo-siculo-pakistano

La sentenza del giudice di Hannover che ha ridotto la pena inflitta al sadico torturatore di una ragazza (due volte vittima, sia del criminale che del giudice), in quanto gli ha riconosciuto l’attenuante dovuta all’impronta culturale ed etnica impressagli dalla sua origine sarda, lascia davvero senza fiato e sollecita una serie infinita di riflessioni; alcune ci vengono qui di getto, in modo confuso e disordinato, ma la notizia è di quelle che spiazzano.

A tutta prima abbiamo pensato che il giudice tedesco sia inconfutabilmente un cretino! Oppure un razzista che si nasconde dietro un politically correct portato alle estreme conseguenze. Forse è affetto da un’ignoranza e da una grettezza tanto profonde quanto insondabili.

Di certo egli non sa che la donna sarda proviene da secoli di matriarcato e, senza aver bisogno di piazzate femministe, ha, con grande dignità, sempre occupato un ruolo di parità, quando non addirittura di superiorità sull’uomo, nella famiglia e nella società sarde. Neppure il maschio che viva nel più isolato sito tra le montagne della Sardegna è pervaso da qualunque cultura segregazionista contro la donna. Se episodi di sopraffazione contro di esse si verificano, questi appartengono alla follia criminale del singolo e vengono unanimemente respinti e condannati dalla comunità intera.

Quel giudice tedesco probabilmente ignora la posizione geografica della Sardegna e la crede incuneata tra l’Iran e l’Afghanistan oppure sa che si tratta di un’isola italiana solo perché l’ha letto sui francobolli dietro le cartoline di sughero raffiguranti donne in costume nero, evidentemente scambiato per burqa.

Scherzi a parte quel giudice è sicuramente un magistrato assai pericoloso se è convinto che meriti clemenza la violenza sulle donne quando derivante da una diversa cultura o etnia.

Se altri uomini di legge interpretassero il codice come ha fatto costui nella loro giurisdizione spianerebbero la strada ai fautori della sharìa che, da tempo, chiedono il diritto di infliggere liberamente pene corporali alle donne, secondo le spaventose tradizioni islamiche.

E, infine, l’ultima riflessione, la più amara, ci viene immaginando che presso le corti di giustizia europee giungano le dichiarazioni di un importantissimo ministro degli interni italiano di nome Giuliano Amato, dalle quali potranno ricevere la precisa raffigurazione della sottomissione all’uomo della donna italiana.

Dunque, come possiamo prendercela con un cittadino tedesco quando abbiamo giustificato (alcuni addirittura applaudito) un uomo con quelle responsabilità di potere, il quale ha, urbi et orbi, ineffabilmente e con ammirevole flemma parlato di tradizione siculo-pakistana?

Se questi strapotenti e strafottenti continueranno impuniti la loro opera di denigrazione del cittadino, allora non resta che pronunciare quel tristissimo detto: “Chi è causa del suo mal pianga se stesso!”

Sarebbe meglio difenderci in casa nostra per non vederci costretti a scagliarci contro gli stranieri, rei solamente di aver seguito la linea relativista e lesiva dell’immagine degli italiani, esportata da questo governo.

Tags: Giuliano Amato, Giustizia, Relativismi, Matriarcato sardo

|