8 ottobre 2007

Sussulto liberale

Insultare gli Italiani, quelli senza potere, sembra ormai un’attività che non solo non penalizza i governanti che se ne dilettano ma che addirittura si trasforma in occasione di riflessione autocritica tra gli opinionisti e, parrebbe, persino tra gli stessi cittadini, bersaglio delle offese.

Ne consegue che l’attuale capo del governo si potrà quindi permettere, ogni volta che vorrà, di definire i suoi amministrati soggetti tendenzialmente portati a delinquere o a sfruttare ogni sorta di privilegio, proprio come lui, che da quarant’anni è al centro di ogni malaffare pubblico, autentico campione della famigerata ed inarrestabile casta.

Ma il fatto che nei giorni scorsi nessuna notizia di querela per diffamazione contro Romano Prodi sia apparsa sui media è forse dovuto solo allo scarso senso di autostima e dignità che gli italiani provano per se stessi?

E se, dopo Prodi, anche un altro grosso esponente di questo governo si è lasciato andare, incurante di premere sui freni inibitori che la sua carica istituzionale gli dovrebbe consigliare, lo si deve alla reale esistenza di una società di mendicanti (vista l’umiliante elemosina che riceveranno) definibili anche come emeriti “bamboccioni”?

Gran parte del dibattito seguito alle sprezzanti parole di Padoa Schioppa sembra incentrato più sull’aspetto sociologico, sul problema dei “giovani” che non riescono a rendersi indipendenti intorno ai vent’anni e ai motivi che sono dietro questo fenomeno tipicamente italiano, piuttosto che sulla censura dura e senza appello del comportamento del ministro del tesoro.

Qui non si tratta di fare della sociologia (ciascuno ha le proprie opinioni) ma di sfogliare il codice penale e verificare se, oltre ai reati di offesa e vilipendio della nazione, della repubblica, del capo di stato, del governo, del parlamento, delle forze armate, della liberazione, della bandiera ecc. attribuibili al cittadino, sia stata prevista una pena per il reato di offesa all’immagine del cittadino stesso, a carico di chi è stato eletto o che rappresenta comunque la nazione.

Nulla, purtroppo nulla di nulla hanno previsto i legislatori a tutela della dignità o a riconoscimento giuridico della sovranità dell’individuo, il quale si trova così a subire ogni tipo di oltraggio da qualunque potente di turno.

Gli storici seri, che non indulgono nell’aneddotica, hanno da tempo escluso che la regina Maria Antonietta avesse mai pronunciato la famosa frase: “Se il popolo non ha pane che mangi le brioches”, una frase talmente umiliante rivolta ai suoi sudditi affamati che le è costata l’imperitura e universale condanna morale, molto peggiore di quella che la portò tragicamente alla morte fisica.

Ma le parole di TPS, riferite ai ragazzi non più tali che soffrono profondamente per la loro condizione civile, rievocano quella leggenda dove si narra di una regina che oltraggiava i poveri sudditi affamati, con battute infelici e fuori luogo; evocazione ancora più adattabile alla vicenda in questione se pensiamo alle responsabilità gravi dei fautori di quella cultura dominante di sinistra castrante e deresponsabilizzante, i quali sono oggi gli alleati di governo di questo ministro non perseguibile penalmente.

Ma sì, qualcuno dirà, con ragione, che questi son concetti troppo liberali in un paese statalista dove i diritti del singolo sono sempre subordinati a quelli dello stato e di coloro che ne gestiscono gli affari, per cui non varrebbe proprio la pena parlarne.

E se poi il potente di turno si chiama Tommaso Padoa Schioppa, autore di questa dissennata dichiarazione: “...le tasse sono una cosa bellissima!”, allora sarebbe inutile sporre denuncia, l’uomo potrebbe godere dell’infermità mentale.

Tags: Liberali, Reati d'opinione, Padoa Schioppa, Romano Prodi

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