23 giugno 2006

Sì, sì e ancora sì! E poi me ne vado oltre il Circolo Polare Artico

E’ davvero troppo quanto questa arrogante e invadente sinistra conservatrice è stata capace di orchestrare! Bibbie, Tavole della Legge, libri dell’anno, terrorismi secessionisti, catastrofi economiche, lotte fratricide per sbranarsi un tozzo di pane, inferni di cristallo e via via elencando. Per cui confermo: io ho già votato sì! Perchè sono convinta che tutto potrà essere meglio di questa costituzione sovietico-togliattiana (scritta sotto dettatura di un comintern anni quaranta) che ha tenuto per decenni l’Italia sotto il tallone dei comunisti. E`tristemente a tutti noto che quello italiano è il paese del socialismo reale più potente dell’occidente. Grazie a questa Costituzione ci siamo garantiti decenni di ingovernabilità e statalismo parassitario ad ogni livello! Qualunque riforma sarà meglio, guardando al passato, dello stantìo presente. Pertanto, dopo aver compiuto il mio dovere di riformatrice, partirò con un viaggio premio agli elettori del sì per recarmi alle isole Lofoten! Ci ritroveremo a contarci fra due settimane. P. s. : Domenico ("Il megafono") mi ha segnalato la mia presenza sull'Opinione di oggi. -Aggiornamento-: Per tutti coloro che vogliono sapere tutto, ma proprio tutto sui 53 articoli oggetto del referendum, questo di Daw è il posto giusto.

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21 giugno 2006

Il mio SI è a Oslo, arriverà a Roma ancora come SI?

Come italiana all’estero ho già ricevuto e restituito la scheda elettorale. Naturalmente ho votato Sì. Ma... Mi accorgo di essere malfidente, però il modo in cui si sono svolte le ultime elezioni politiche mi rende tale. Insomma 2.600.000 voti dall'estero fanno di certo la differenza! Pertanto l’accanimento col quale questo regime persegue, in modo spregiudicato e senza tregua, la sconfitta dei Sì, mi rende piuttosto inquieta e sospettosa. Ciascuno di questi “fedeli” della conservazione, oltraggiando il proprio ruolo istituzionale, si è speso tra l’elettorato tutto, con apologie dell’intangibilità dell’attuale Costituzione e con terroristiche prefigurazioni di secessioni tra nord e sud dell’Italia. Il voto all’estero è quanto di più intercettabile al mondo. Si tratta di una scheda che viene recapitata per posta, chiunque la può aprire e manipolare, anche in modo organizzato e coordinato. Io ho votato Sì al fine di modificare quelle parti della Carta Costituzionale che rendono lenti e ingovernabili i vertici delle nostre istituzioni. Nulla di più e nulla di meno. Qualcuno però mi ha puntato contro l’indice accusatorio del Divino, colpevolizzandomi, perchè è peccato mortale dissacrare la “Bibbia civile” e la “Tavola dei valori”! Siamo all’apocalisse in salsa centrosinistra, altro che teocon di centrodestra! Per non parlare poi di questa ultima: la Costituzione come libro dell’anno alla manifestazione del Premio Strega! Il grande Harry e il magico Daw vi possono ragguagliare sul fatto. Certo è dura votare Sì con questi pò pò di missionari dello status quo, con questi evangelizzatori savonarolesi dello statuto repubblicano più sovietico dell’Europa occidentale...ma tant’è...ormai ho già votato Sì e me ne vanto! -Aggiornamento- !!! Una Zanzara imperdibile

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19 giugno 2006

"Cronaca" da Sestri, a cura di una che avrebbe voluto esserci ma non c'era

Dialogo, dialogo e ancora dialogo! Questa mi è parsa la parola d’ordine con la quale tutti i convenuti a Sestri vorrebbero garantire l’accesso e la permanenza delle variegate anime politico-culturali nella Città dei Liberi. L’evento é stato voluto da Andrea Mancia, con Ideazione, Tocqueville, Neolib.it, L’Opinione ed ha avuto molto successo anche grazie alla straordinaria opera di aggregatore di anime che è il pacatissimo Paolo Della Sala. (Oh, vi prego, non chiedetemi di descrivervi la cornice o la location in cui il convegno si é svolto... non osservo mai i contenitori!) Semplificando, dirò che il convegno, che aveva come o.d.g. un’ampia analisi e riflessione sul tema della libertà d’informazione nei media, si è anche molto impegnato in un confronto su cosa è e cosa dovrà essere Tocque-Ville. Vorrei cominciare subito con l’entrare nel vivo con la sintesi di ciò che il mio referente politico per eccellenza (nonostante definisca estremisti i liberali individualisti come me) Marco Taradash ha brillantemente e chiaramente esposto, ma prima vorrei salutare tre meravigliose stelle (giustamente intruppate nel parco buoi dei blogger) del “club del taglia&cuci”, e cioè: Zanzara, Inyqua e Daw! Da cronista imparziale non avrei dovuto ma ho applaudito alla toscaneggiante e accattivante oratoria di Taradash! Ho annotato la sua visione di ciò che Tocque-Ville dovrebbe essere e, soprattutto, di ciò che non dovrà essere: non dovrà essere un partito (nè unico, nè multiplo). (Questo, mi è parso, è stato il comune denominatore di tutti gli interventi). Non dovrebbe esserci all’interno della città una predominante clericale ma non per questo i clericali o teocon non devono essere parte di questa aggregazione di area liberale. Gli unici che non avranno cittadinanza in TV sono i Marxisti! Il blogger Taradash ha stigmatizzato le derive clericali e il relativismo della Chiesa cattolica, oltre allo statalismo di una certa destra che ha fermato ogni riforma liberale del governo Berlusconi. I Lib (liberali) e i Con (conservatori e confessionali) sono, secondo Taradash, in estrema sintesi, coloro che conviveranno in Tocqueville, facendone uno strumento di libertà di espressione, come accadde con le prime radio e tv “libere veramente” (citazione canterina di Perla) degli anni settanta. Molto, moltissimo di più si è detto e fatto a Sestri nel week-end scorso, ma non ve ne parlerò perchè ne potrete leggere resoconti seri e dettagliati a valanga, da oggi in poi. Farò solo questa riflessione: se è vero come è vero quanto, con un’efficace espressione, ha denunciato Mario Sechi,, cioè che l’Italia è ormai condannata da un "regime soft", che ha invaso e pervaso ormai ogni luogo del nostro vivere civile, credo che non sia più tempo di giocare alla guerra delle aggregazioni e, gettando le armi che abbiamo puntato contro i nostri stessi alleati, concentrarci interamente sulla costruzione di una cultura politica altra da quella egemone di sinistra. Qualcuno sta per andarsene da Tocqueville, è nel suo diritto, ma se invece di sbattere il portale mantenesse il link con la città dei liberi, sarebbe una risorsa di energia intellettuale alla quale continuare ad attingere tutti insieme. C’è da riscrivere la Storia di questi ultimi ottant’anni e recuperare il molto di buono che i nostri padri liberali ci hanno lasciato e che è stato gettato nei roghi del dimenticatoio dalla potente nomenclatura degli intellettuali comunisti, non di rado ex fascisti riciclatisi a sinistra, e c’è da riportare alla luce quella cultura dei grandi nomi del passato che sono stati oscurati dai notabili della Resistenza, quella Resistenza sempre eterna e redditizia. E’ urgente contrapporsi con le nostre idee ai fautori del pensiero unico a varie sfumature di colore rosso. Questo, io credo, dovrebbe essere il servizio che potremmo offrire ai nostri politici di riferimento: nuovi strumenti culturali da portare nel mondo reale che aspetta di essere liberato dal soffocante e tossico regime soft di questa sinistra. Fantastica la proposta di Diaconale di aprire una scuola di giornalismo online! E qui chiudo, chiedendo scusa per la prolissità del post.

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16 giugno 2006

Intervista verosimile al mio amico liberale, libertario e... gay

Attenzione! Post autenticamente omofilo ! Siamo nello studio di Franco P., ingegnere edìle di Torino. Perla: “Allora, come va?” Franco: “Bene, bene...” P: “Bello questo ufficio nuovo...” F: “O sfotti o ti è tornata la vista di colpo!” P: “Sfotto, sfotto” F: “Sempre scema uguale...” P: “Domani sarai al gay pride” F- “Manco morto” P: “Come mai?” F- “Sono una persona seria, io” P: “Seria quanto?” F- “Quanto basta per tenermi lontano dalle masse folkloristiche” P- “Ma non vuoi esternare al mondo il tuo orgoglio gay?” F- “Il mio orgoglio e la mia dignità sarebbero messi a dura prova tra tamburi, carri di carnevale, boa di struzzo e tanga...Sono abituato alla sobrietà, almeno in pubblico ...” P- “Allora sei un conformista?” F: “I conformisti sono quelli che sfileranno domani per la città...” P- “Come sarebbe a dire?” F- “Che sfilare per chiedere allo stato di creare un altro mostro giuridico che regolamenti ogni aspetto della mia vita di coppia non è che un vizio illiberale, una richiesta protezionista, l’aprire porte e finestre all’invadenza dello Stato...” P- “Ti riferisci ai pacs?” F- “Certo. Solo a sinistra si possono avere certe esigenze normalizzatrici...” P- “Ma il problema della successione dei beni tra te e il tuo convivente?” F- “Perla, hai dimenticato che io non ho conviventi?” P- “...E Paolo?” F: “Entrambi siamo estremamente gelosi della nostra reciproca libertà, per cui...” P- “...Ciò non toglie che abbiate una relazione da anni, e quindi...” F- “Quindi entrambi desideriamo che venga liberalizzata la legge sulle successioni...” P- “Non capisco, puoi spegarmi meglio?” F- “Per la legge italiana (e non solo) chiunque possieda qualcosa si vede costretto, per automatismi dirigista e illiberali, a trasmettere ogni suo bene a parenti e affini. Se io potessi, senza trafile burocratiche e sfiancanti, scrivere su un pezzo di carta che ciò che è mio voglio che appartenga a Paolo e viceversa, si eviterebbero inutili e defatiganti conflitti sociali...” P- “Vuoi dire che oggi la proprietà privata non è a disposizione di chi se l’è creata?” F- “No, lo Stato decide per me chi la erediterà...” P- “Quindi, secondo te, i Pacs avvalorerebbero soltanto lo status quo, aumentando il peso della pubblica amministrazione sul cittadino?” F- “Temo di sì. Finchè si chiede al legislatore di normare e normare la nostra vita, la nostra vita sarà sempre più invivibile...” P- “E gli ospedali che sono inagibili ai partner di un malato gay?” F- “Altra perversione regolamentarista. Credo dovuta alla disastrosa legge Bassanini sulla privacy, o qualcosa del genere. Nessuno si dovrebbe arrogare il diritto di impedirmi di assistere un mio amico ricoverato in ospedale: è questa l’aberrazione che non si cancella con un’altra aberrrazione chiamata Pacs...” P- “E le adozioni? Non ti piacerebbe avere un bambino da crescere?” F- “Premetto che mi fanno sorridere tutti quelli che sono contrari all’adozione da parte di coppie gay, in quanto “condannerebbero” per questo i bambini a diventare omosessuali. Forse a costoro sfugge il “dettaglio” che da secoli tutti noi omosessuali siamo nati da coppie etero.” P- “Già, e allora?” F- “...E allora, amica mia, io non appartengo a quella scuola di pensiero che ritiene che un bambino possa crescere sereno con una coppia adottiva gay. A meno che non vogliamo prefigurarci un mondo tutto gay, un bambino adottato o concepito da gay partirebbe col molte, anzi troppe, diversità dal resto dei suoi coetanei. I bambini, si sa, cercano sempre un gregge nel quale sentirsi uguali e protetti e quando se ne sentono esclusi subiscono spesso inguaribili ferite psichiche.” P- “A proposito di bambini, cosa pensi di chi li porta ai gay pride?” F- “Tutto il male possibile. I bambini sono generosi con noi adulti oppure intimiditi e si fanno trascinare, magari sorridendo, nei cortei, ma questo non significa che non subiscano una violenza tale che solo degli “educatori” insensibili (gay o etero che siano) possono loro infliggere.” P- “In effetti io ho ricordi terrorizzanti di me bambina trascinata anche in pacifiche e silenziose processioni, pertanto credo che tu abbia ragione a parlare di bambini spaventati tra adulti rumoreggianti e seminudi.” P- “Cosa pensi della presenza di Pannella al gay pride di domani?” F- “Penso che vivrà il suo momento di gloria. Si sa che il popolo gay delle sfilate è parte del popolo di sinistra che lo osannerà per la sua attuale collocazione partitica.” P- “Ci sarà un carro pannelliano con uno striscione con la scritta: “No Vatican no Taliban”, che ne pensi?” F- “Grottesco e insultante! Mettere sullo stesso piano la Chiesa cattolica e i fondamentalisti islamici che impiccano gli omosessuali in quasi tutti i Paesi teocratici sgomenta anche chi, come me, è completamente indifferente a tutto ciò che il Vaticano o istituzioni ecclesiastiche simili proclamano. Sarebbe come dire che le scuole gesuite o salesiane educano alla violenza suicida, come avviene nelle madrasse di Kandaar.” P- “Tornando a domani, non ti attrae essere tra i tuoi simili? Insomma con chi condivide i tuoi stessi problemi?” F- “Io sono fortemente individualista e non ritengo sufficiente condividere i miei gusti sessuali con qualcuno e ciò che ne consegue per intrupparmi e scomparire nella massa.” P- “Ti piace essere definito gay?” F- “No, sono un essere piuttosto ombroso e poco mi si addice l’aggettivo gay. Ma anche omosessuale trovo che sia orribile come etichetta. Sarei per una definizione che è nel vocabolario della tua Norvegia: omofil, cioè omofilo. In questo modo non mi vedrei più guardato come un’oca giuliva o come uno che pensa solo al sesso.” P- “Chiudiamo qui, visto che il post sta diventando troppo lungo.” F- “Era ora! Vattene e vienimi a trovare quando ne avrai voglia.”

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13 giugno 2006

Una blogger cieca tra i cittadini di Tocque-Ville

E' arrivato il momento di dirlo e finalmente lo dico: Perla è cieca! Ma sì!
Una talpa un poco folle che da vent'anni sfida le leggi della gravità camminando sul filo della vita completamente bendata. Perla non vede da qui a lì ma non per questo si è mai sentita smarrita. Oddìo, in verità, all'inizio qualche problema e un certo disorientamento spirituale e materiale l'avevano sopraffatta. Tristi riflessioni sulle limitazioni delle sue libertà le avevano occupato la mente. Una stupidissima retinite sarebbe potuta riuscire dove il piccolo mondo che circondava Perla aveva fallito? Quel mondo l'aveva costantemente viziata, soffocandola col troppo affetto e, solo grazie al suo carattere poco docile, Perla era riuscita a conquistare precocemente libertà e indipendenza. Ora però era impossibile ribellarsi a una nemica che era dentro di lei: una rétina entrata in sciopero selvaggio e non più disposta a svolgere il suo abituale e prezioso lavoro. Che fare? Tutto tranne che piangersi addosso! Mentre buttava nella pattumiera i medici e le loro inutili medicine, Perla prendeva atto che solo un armistizio con la nemica cecità le avrebbe permesso di riprogettare la sua vita. Aver imparato presto a camminare da sola era un ottimo punto di forza, che, unito alla rete di affetti di ogni genere e a una certa dose di incoscienza, le avrebbe permesso di affrontare, da sola e ad "occhi bendati", un percorso a ostacoli che, fino ad allora, non avrebbe mai creduto di dover conoscere e di poter superare. Lei, che aveva sempre vissuto in provincia, imparava perciò a conoscere Torino, rifiutando l'aiuto di chiunque, persino quello più amorevolmente e reiteratamente offertole dall'iper-protettivo marito. Bisognava stringere i denti, affrontare una dimensione parallela e sconosciuta e trarre il meglio da quelle pochissime opportunità che lo Stato le offriva. Il meglio era arrivato, dopo mesi di frequenza di un corso (mesi che non si possono raccontare), ed era la riconquista dell'autonomia economica attraverso l'assunzione presso una banca! Lasciata la provincia Perla si trasferiva definitivamente in città, dove poteva, tra l'altro, intensificare la sua militanza nel partito radicale che allora, a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, ancora si poteva chiamare così. Un giovanissimo Carmelo Palma, vicino di pied-à-terre (vere soffittacce, in realtà) la coinvolse in una attività militante pressochè quotidiana tra i radicali di Torino. Sempre con la benda sugli occhi e megafono alla bocca partecipava a tutte le iniziative tavolinare nelle strade della città. Si trovò a coordinare lei stessa piccoli gruppi di lavoro, club pannelliani, manifestazioni e campagne elettorali che, data l'esiguità dei numeri dei candidati , la vedevano giocoforza presente in ogni tornata elettorale ( video con Perla). Erano quelli anni intensi, divisi tra lavoro, attività sindacale e di partito; anni di grandi incontri, vari amori e grandi scazzi. Perla si era specializzata nell'estorcere denaro, adesioni alle manifestazioni, spazi nei recalcitranti media locali ( video con Perla), ecc.. Una delle sue vittime fu Dario Fo, che con lei, in questo video ripreso da OdeonTv, rivolge un particolare appello all'iscrizione al PR. Ma col tempo Perla finì con non riconoscersi più nelle idee e nelle iniziative pannelliane e lasciò tutto e tutti. In quegli anni aveva incontrato il suo attuale marito e di conseguenza il precedente fortunato matrimonio si era sciolto in un sereno divorzio. Nel 1999 approdò nell'amata e tranquilla Norvegia. Qui, senza aver mosso un dito ma solo grazie all'affettuosa invadenza di una vicina di casa, si vide offrire in dotazione dallo Stato norvegese una megagalattica stazione informatica ad alta tecnologia. Seppur penalizzata dalla pigrizia che le ha impedito di seguire il corso di informatica messole a disposizione, Perla sguazza da anni in internet grazie a questi hardware e software. Infine la simpatica insistenza dello Pseudo Sauro affinché accettasse di riempire questo blog le ha dato l'opportunità di mettersi ancora una volta alla prova. Questo è quanto devo e posso raccontare in questo spazio, sperando che non muti l'atteggiamento dei gentili lettori di questo blog che auspico continuino ad apprezzarmi o disprezzarmi senza farsi condizionare (come non accade a chiunque mi conosca) da questa mia "omerica" particolarità...Ehm...speriamo che Omero non si offenda.
Mille volte grazie a Bisquì per l'aiuto complice di queste ultime settimane! Non perdiamoci di vista, e non dimenticate: always look on the bright side of life!

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