27 febbraio 2006

L'alternativa all'Occidente "imperfetto" di Pera é il Medio Oriente "perfetto" di Prodi

Dal manifesto "Per l'Occidente": "Noi siamo impegnati a riaffermare il valore della civiltà occidentale come fonte di princìpi universali e irrinunciabili, contrastando, in nome di una comune tradizione storica e culturale, ogni tentativo di costruire un'Europa alternativa o contrapposta agli Stati Uniti. Siamo impegnati a rifondare un nuovo europeismo che ritrovi nell'ispirazione dei padri fondatori dell'unità europea la sua vera identità e la forza di parlare al cuore dei suoi cittadini. Siamo impegnati a promuovere l'integrazione degli immigrati in nome della condivisione dei valori e dei princìpi della nostra Costituzione, senza più accettare che il diritto delle comunità prevalga su quello degli individui che le compongono." ----------------- Ed ecco, linkando i 2twins, il "contro manifesto" tratto dal programma elettorale di Prodi: "Scegliamo l'Europa e il processo di integrazione europea, come ambito essenziale della politica dell'Italia. Scegliamo di mettere la vocazione di pace del popolo italiano e l'articolo 11 della Costituzione italiana al centro delle scelte che il nostro Paese compie in materia di sicurezza. Scegliamo il multilateralismo, inteso come condivisione delle decisioni e costruzione di regole comuni (la costruzione, il rafforzamento e la democratizzazione delle istituzioni e organizzazioni regionali ed internazionali, di cui l'Italia fa parte o con cui coopera, chiamate a garantire governance globale e sicurezza collettiva). Scegliamo il multipolarismo (la costruzione, soprattutto attraverso le aggregazioni regionali, tra cui l'Europa, di soggetti capaci di influire sullo scenario internazionale attraverso la costruzione di elementi di sovranità sopranazionale condivisa e non competitiva). Scegliamo una politica preventiva di pace che persegua attivamente l'obiettivo di equità e giustizia sul piano internazionale, favorendo la prevenzione dei conflitti e il prosciugamento dei "bacini dell'odio". Scegliamo la legalità internazionale, come chiave per affrontare i conflitti e per la costruzione di un ordine internazionale fondato sul diritto e sui diritti. Scegliamo di rilanciare sulla scena europea ed internazionale il ruolo dell'Italia, come attore attivo e consapevole, per favorire la pace, la stabilità, la giustizia, la democrazia, i diritti umani, il commercio equo, la cooperazione, l'economia ambientale sostenibile, la tutela delle risorse storiche, culturali, ambientali. Scegliamo di porre su nuove basi un impegno dell'Italia per la cooperazione allo sviluppo, sia per perseguire gli "obiettivi del millennio", sia per dare un ruolo agli attori (organismi non governativi, associazioni, regioni, enti locali, università, istituzioni, ecc.) che devono giocare un ruolo crescente nello sviluppo del partenariato internazionale. Scegliamo di mettere al centro dell'azione dell'Italia la promozione della democrazia, dei diritti umani, politici, sociali ed economici, a cominciare dai diritti delle donne." ---------------------------- Da liberale, da oggettivista e da individualista, dopo aver letto le aberrazioni terzomondiste, antioccidentali e antiamericane contenute nel documento prodiano, potevo non aderire al manifesto di Pera? L'ho fatto su quei punti che qui ho riportato in quanto non condivido la visione che i redattori dell'appello hanno della religione, della Chiesa e della famiglia. Certo i liberali hanno ragione a pensare che non si tratta di poca cosa ed è vero ma è anche vero che gli uomini passano e anche le idee, quando non sono universalmente condivise, passano ma l'Occidente resterà e se non lo difenderemo contro i filoterroristi, relativisti, i falsi progressisti, i buonisti terzomondisti, gli ideologi del "multi" ad ogni costo, gli europeisti dello statalismo a 25 o 30, i demagoghi della pace senza se e senza ma, gli ambientalisti fondamentalisti, in una parola i cattocomunisti, questo nostro Occidente sopravviverà solo come un punto geografico ma non sarà più la patria della nostra democrazia e delle libertà. Pertanto penso che sia importante aderire al documento di Marcello Pera e da sostenitori impegnarsi nel tentativo di emendarlo almeno nelle parti macroscopicamente più illiberali.

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25 febbraio 2006

Ciao Beniamino

Ieri pomeriggio il mio amatissimo gatto è morto. Lo ha fatto dolcemente, serenamente accompagnato da infinite carezze e irrefrenabili lacrime. Video di Beniamino

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23 febbraio 2006

La nostra forza è nello Stato di Diritto, parola di teologo..

Ha ragione il prof. Vito Mancuso a scagliarsi contro Giuliano Ferrara e i teocon che si appellano al Papa?
Secondo me sì.
Scrive Mancuso su Panorama: "...Il nazismo e il comunismo sono stati sconfitti dalla laicità delle nostre democrazie occidentali, con l'Islam va usata la stessa arma... In politica meno si parla di Dio meglio è... Se la Chiesa seguirà le sirene teocon, cedendo alla tentazione del governo del mondo, entrerà nella stessa logica che guida l'Islam e su questo terreno l'Islam non conosce rivali..." Queste non sono le espressioni di un laicista o peggio ancora di un chierico dell'anticlericalismo ma quelle di un cristiano che tra lo Stato e la Chiesa, nella lotta contro i fanatici del'Islam, non ha dubbi su chi debba affrontare la sfida.
Stiamo andando verso una deriva papista? Lo Stato sta abdicando a favore della Chiesa?
I tentativi ci sono e per questo chi scrive, pur non aderendo ad alcuna religione organizzata, sentendo profondamente il rispetto che si deve ad esse, si unisce con entusiasmo all'appello di questo filosofo credente. Temo i troppi che stanno invocando l'aiuto della Chiesa sovrapponendola allo Stato laico e causando pertanto confusione di poteri tra queste due istituzioni.
Se il centrosinistra non è in grado di offrire soluzioni che non siano le pericolose sdolcinature a senso unico pro-terroristi, il centrodestra dovrebbe, a mio modestissimo parere, trovare nelle sue radici fondanti della Casa delle Libertà gli strumenti politici per agire ordinando con fermezza il rispetto delle regole democratiche uguali per tutti.
Intanto Silvio Berlusconi va su Al Jazira e parla da politico compassionevole: ecco il video trasmesso dal tg5 con alcuni momenti dell'intervista alla tv araba.
Ma in tutto questo manca disperatamente qualcosa: l'Europa!

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21 febbraio 2006

Caro Panebianco, un leader isolato non può compensare la vigliaccheria dell'UE.

I silenzi di fronte agli attacchi islamisti Sindrome di Stoccolma di Angelo Panebianco
Bisognava aspettare che parlasse Benedetto XVI per sentire le parole ferme e chiare che i timorosi leader politici europei non sanno pronunciare. Il Papa ha deplorato la mancanza di rispetto per i simboli religiosi, ma ha anche dichiarato totalmente inaccettabile la violenza in nome della fede. Confrontate le parole del Papa con l’inerzia delle capitali europee di fronte alla selvaggia violenza scatenata nel mondo islamico col pretesto delle vignette satiriche. Sarebbe questa la «potenza civile», quella che, secondo certi involontari umoristi, avrebbe dovuto, niente meno, «bilanciare» la potenza americana, e imporre la propria autonoma influenza sui destini del mondo? Assalti alle ambasciate europee anche nei Paesi ove niente avviene se i tiranni non lo ordinano, l’uccisione di un sacerdote cattolico, i cristiani trucidati in Nigeria, gli assalti alle chiese in Pakistan, le manifestazioni antioccidentali dette «spontanee», organizzate da religiosi estremisti ovunque. E l’Europa sa solo balbettare «ci vuole il dialogo». Quando il regime siriano ordinò l’assalto alle ambasciate danese e norvegese, quando una squadraccia assaltò la sede dell’Unione europea in Palestina, l’Europa non reagì sentendosi colpita tutta, non reagì contro quegli atti di guerra chiarendo che non se ne sarebbero tollerati altri. Ogni giorno che passa l’Europa (come ha scritto Galli della Loggia su questo giornale) trasmette il senso della propria nullità politica e manda un chiaro messaggio a quel vasto mondo fondamentalista, di cui il terrorismo jihadista è l’appendice armata: potete esercitare contro di noi qualunque prepotenza avendo la certezza che noi cederemo. D’accordo, sono fanatici, pericolosissimi, e ci fanno paura. Ma non è mai accaduto nella storia che si subisse la prepotenza altrui senza ricavarne grandi disgrazie. Non si è sentito neanche un leader europeo di peso, da quando è cominciata l’orchestrata sollevazione contro le vignette, dire al mondo islamico quanto andava detto, ossia che quelle vignette erano di pessimo gusto, ma anche che il cattivo gusto è un prezzo che noi paghiamo per la libertà, e che essi non devono osare mettersi contro le nostre libertà. Non si è sentito un leader europeo, ad esempio, dire ai governanti musulmani che pretendiamo che si dissocino da quei fanatici pronti a pagare a peso d’oro l’assassinio dei disegnatori danesi. La vicenda italiana è parte di questa latitanza europea. Ha ben detto Magdi Allam sul Corriere di ieri: va bene che Calderoli venga licenziato ma non per ordine di Gheddafi.Ma sia da parte del premier che da parte del suo oppositore Prodi, abbiamo sentito parole di eccessiva comprensione per il tiranno di Tripoli. Somiglia alla sindrome di Stoccolma. La stessa che vediamo in azione nei tribunali che non riescono a colpire i jihadisti (e non si è capito se sono sbagliate le leggi o le prassi giudiziarie). La stessa che dopo l’11 settembre ha spinto tanti a prendersela con Oriana Fallaci piuttosto che con i fondamentalisti (la prima non fa paura, i secondi sì). La stessa che ci fa scandalizzare più per ogni pagliuzza nei nostri occhi che per le travi negli occhi loro. Tenere la schiena dritta quando altri ti scatenano addosso una guerra di civiltà che non avresti mai voluto combattere è difficile. Ma piegare la schiena significa la rovina sicura. 21 febbraio 2006

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20 febbraio 2006

Calderoli, la quiete dopo la tempesta.

"Abbiamo deciso di chiudere la vicenda delle mie dimissioni e di ristabilire un clima di serenità. Proporrò 4 punti per il programma Cdl a cui condizionare l'adesione alla coalizione: difesa delle radici cristiane dell'Europa e contrasto al fondamentalismo; sì al referendum sulla devoluzione; federalismo fiscale e reddito familiare."
Così oggi ha parlato Roberto Calderoli.
Queste sono le parole di buonsenso politico che, se pronunciate tre giorni fa, avrebbero risparmiato alla Cdl dannosi articoli come questo che hanno immediatamente riesumato il clima elettorale del marzo-aprile 2005, quando, sempre protagonista la Lega, la coalizione si presentò agli elettori divisa e litigiosa e da questi venne sonoramente punita.
Per il successo della Casa delle Libertà e per non tradire le speranze di coloro che avevano ricominciato a credere nella sconfitta dell'Unione, confido che questo sia l'ultimo errore commesso dagli alleati del centrodestra e che null'altro venga a turbare lo svolgimento di questa difficile e delicata competizione elettorale. Aggiornamento Così si esprime un ministro della Repubblica: (ANSA) - PALERMO, 20 FEB - In una realta' internazionale complessa ora "occorre una strategia contro l'ignoranza e il fanatismo", ha affermato Gianfranco Fini. Lo sviluppo economico e sociale del Mediterraneo "e' una carta - ha precisato il ministro degli Esteri - che deve giocare tutta l'Europa, ma e' indispensabile sconfiggere l'ignoranza e il fanatismo", che sono la vera minaccia. "Serve una strategia che comprenda una strada che riesca a far crescere il reciproco rispetto".

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19 febbraio 2006

Per qualche voto padano in più.

Specie In questi ultimi anni nè Calderoli, nè nessun altro candidato leghista ha mai fatto campagna elettorale per la Cdl, se non per quel minimo sindacale che il dovere di alleato gli imponeva. Anche nell'attuale competizione la regola leghista della corsa solitaria e localistica si sarebbe dovuta applicare a qualunque costo, cioè anche a costo di portare alla disfatta tutta la coalizione di centrodestra in cambio della riconferma dei voti nelle roccaforti "padane".
E' gia successo: regionali del 3-4 aprile 2005. Il risultato disastroso che la Cdl riportò in quell'occasione andò oltre ogni più pessimistica previsione. Tutta la campagna elettorale fu turbata e monopolizzata dai ricatti di Calderoli che minacciava dimissioni un giorno sì e l'altro anche, pur di portare a casa della Lega nord la "devolution". Furono settimane di passione con le Camere trasformate in uno stadio dove l'opposizione potè facilmente mettere la prima sicura ipoteca sia sulle regionali che sulle amministrative. La riforma fu usata con grande sapienza dall'Ulivo che riuscì nell'agevole compito di accusare il governo di attentare all'unità nazionale. A causa di tanto frastuono e dei toni anche violenti che rimbombavano in quelle settimane di marzo l'elettorato moderato si rifugiò nell'astensionismo lasciando campo libero agli elettori irreggimentati del centrosinistra. Ma la Lega non si accontentò di "così poco" e per i suoi elettori padani ingaggiò un'altra guerra questa volta condotta dal ministro del lavoro Maroni, contro i circa quattro milioni di dipendenti del pubblico impiego! (Ricordo che siamo nel mese di marzo 2005 in piena canonica campagna elettorale). Se gran parte dell'Italia del nord e ancor più parte del centro-sud era stata colta da forte diffidenza quando non addirittura da astio nei confronti della Cdl prigioniera della Lega, Maroni riuscì nel capolavoro di portare nelle piazze d'Italia folle di impiegati statali organizzati dai sindacati e appoggiati dal centrosinistra che, come per la devolution, misero in forte difficoltà l'esecutivo che si divise ancora una volta con AN e UDC da una parte e Lega e FI dall'altra. Il messaggio leghista era chiaro e a volte anche palesato: quei dipendenti pubblici erano i parassiti che sfruttavano i padani, erano l'esercito della Roma ladrona che la padania combatteva da sempre, quindi niente aumenti di salario, almeno non come da richiesta sindacale. A Maroni poco tangeva che quattro milioni di statali potessero rappresentare oltre dodici milioni di elettori, in quanto si poteva oggettivamente supporre non trattarsi di cittadini orfani di famiglie, parenti e amici fortemente preoccupati e offesi dal comportamento del ministro. L'ecatombe fu inevitabile e non occorre essere dei guru della comunicazione, esperti di flussi elettorali o di sondaggi per capire che il mese prima di un voto dev'essere utilizzato con grande cura, cercando di trasmettere all'elettore solo messaggi positivi e tranquillizzanti. Si può essere duri verso gli avversari politici ma mai si debbono turbare i sonni del cittadino elettore. E' concessa la demagogia e anche l'accondiscendenza verso questa o quella categoria affinchè nulla ostacoli l'andamento della campagna elettorale e il candidato possa dare di sè sempre un'immagine accativante. La Lega, come nel 2005 ma anche alla vigilia di altre amministrative o suppletive, si é sempre voluta smarcare con molto rumore dagli alleati di governo e questo ha sempre danneggiato la coalizione senza per contro riportare il partito di Bossi alle vittorie dei primi anni della sua entrata nella scena politica.
Purtroppo la maglietta indossata da Calderoli rappresentava una strizzata d'occhio rivolta a quella fascia di elettorato poco sensibile ai sofismi e al rispetto che un ministro dovrebbe sempre alla carica che ricopre e che non rappresenta solo il 4% dei cittadini italiani. Un errore gravissimo che costerà caro non solo alla Cdl ma all'immagine dell'Italia tutta. Da giorni Calderoli é presente nei tg stranieri, compresi quelli del Paese in cui vivo, e le cronache che vengono trasmesse sono tutt'altro che lusinghiere. Grazie al "ministro" l'Unione ha ripreso ossigeno e lo sciacallaggio mediatico non si é fatto attendere. Comunque la data del voto non é molto lontana ma potrebbe esserci ancora lo spazio per recuperare, anche se qualcosa di perverso si é messo in moto fuori dall'Italia.

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17 febbraio 2006

Il sondaggio americano: l'ultimo incubo dell'Unione.

Lo ammetto, questo Berlusconi mi sta facendo davvero divertire.
Ha cominciato già nel mese di ottobre, quando una iattante Unione, non so se l'avete presente, proprio quella che ormai aveva la vittoria elettorale in tasca, subì il primo duro colpo.
Il centrosinistra dopo lunghi e dilanianti scontri interni per la divisione dei collegi, delle cariche, delle poltrone e dei rimborsi elettorali, si era avviato trionfante alle mitiche primarie che avrebbero incoronato Prodi leader indiscusso della coalizione!
Che fece allora il premier? Varò alla Camera la riforma elettorale proporzionale rovesciando il tavolo del centrosinistra tanto riccamente apparecchiato. Il voto arrivò giusto due giorni prima che il diligente e ubbidiente popolo della sinistra si mettesse in coda per le primarie più inutili del secolo. Un guaio apocalittico per Prodi e i tanti leader della coalizione! Praticamente era tutto da rifare. Non rimaneva che puntare il massimo sull'ostruzionismo al Senato ma soprattutto parlare agli Italiani di golpe, di Costituzione violata, di un Quirinale che avrebbe respinto la riforma, ecc... Invece la legge passò al Senato identica a come era uscita dalla Camera e a dicembre Ciampi la firmò, attenuando le certezze di Lorsignori che già avevano iniziato a prendere le misure del mobilio dentro le stanze di Palazzo Chigi. Intanto montava il caso delle intercettazioni sulle opa e in coda a una vertigine di indiscrezioni, conversazioni rubate, verbali "sfuggiti" dalle mani dei pm, smentite e fughe di notizie, si inseriva il Giornale con la pubblicazione di una conversazione telefonica a luci rosse, proprio come le cooperative dell'Unipol: "...abbiamo una banca?" chiedeva Piero Fassino al compagno affarista Consorte. Preso con le mani nella marmellata il segretario dei Ds iniziò a balbettare di innocenti tifoserie nei confronti di quel mondo della mutualità benemerita, disinteressata al potere e al denaro, rappresentato dalla Lega delle cooperative.
Sè, sè, commentò il Cav., Fassino la chiami pure tifoseria ma per quello che so non si é affatto limitato a tifare.
Quello che seguì a queste maliziosette considerazioni di Berlusconi meriterebbe di entrare nella storia: per la prima volta qualcuno  tentava di demolire il muro di omertà che per decenni il pci-pds-ds aveva eretto a protezione del malaffare che lo vede da sempre organico alla Lega delle cooperative e del suo impero finanziario.
Un'altra apocalisse per questa sinistra moralmente superiore!
Il Cav. proseguì la sua maratona mediatica tenendo sotto scacco l'Unione e i Ds che non trovarono di meglio se non rifugiarsi nel vittimismo più imbelle.
Intanto, sotto il fuoco incrociato dei media vicini alle sinistre, il leader della Cdl (deposta la metaforica croce del duro lavoro per il bene del Paese) continuò a cantare a squarciagola e come un treno in corsa entrò in tutte le radio e tv elencando, spesso in stile Aiazzone, tutto il buono che la sua maggioranza aveva realizzato per l'Italia e gli Italiani.
E i sondaggi? Quali sondaggi? Quelli che vedevano una irraggiungibile l'Unione in vantaggio di 8, 7, 6, 5 punti sulla cdl?
Falsi, affermò Berlusconi e iniziò a insinuare tra i suoi sostenitori e tra il pubblico il dubbio sulla bontà di questi dati.Dice che ce n'é uno in arrivo dall'America commissionato da FI che smentirà quelli favorevoli all'Unione. Seguono settimane di spallucce da parte dei leader dell'opposizione, con un festival di battute sarcastiche all'indirizzo dell'illuso presidente del consiglio. Prodi e i suoi alleati ostentano sicurezza a oltranza anche dopo l'annuncio trionfale, fatto qualche giorno fa, da Berlusconi del sorpasso della Cdl! Si tratta di pura invenzione, dichiarano gli avversari, non esiste nessun sondaggio americano. Faccia il nome del sondaggista se vuol essere credibile.
Ma Silvio tiene duro, il nome lo farà solo a risultati pubblicati.
E i risultati arrivano: cdl 48,4% - Unione 48,2%!
Nel frattempo però sul tavolo del garante delle comunicazioni sono arrivate montagne di denunce contro Silvio Berlusconi, reo di aver annunciato l'esito dei sondaggi senza averne resa pubblica la fonte. Ma ieri, poche ore dopo questa notizia apparsa su Repubblica a firma Carmelo Lo Papa, si é saputo anche il nome della società che ha elaborato i rilevamenti sulle intenzioni di voto degli Italiani. Ancora ieri mattina però i giornalisti dei maggiori quotidiani italiani, senza che nessuno del centrodestra lo avesse mai citato come autore di nulla, scrivono di aver raggiunto telefonicamente Frank Luntz (il sondaggista repubblicano che avrebbe lavorato con Berlusconi nel 2001) e lo costringono a smentire dagli USA di essere l'autore del sondaggio che il Cavaliere non aveva mai detto di avergli commissionato.
I titoli sono davvero surreali e parlano di rabbia di Luntz, di accuse di Luntz di tradimento degli elettori, di giudizi politici di Luntz con parole e toni degni più di un alleato di Prodi che di un grande manager attento a non perdere la buona reputazione di cui deve godere soprattutto tra i clienti come Silvio Berlusconi.
Oggi finalmente conosciamo la misteriosa società che ha elaborato il sondaggio e un altro incubo sta tormentando le sinistre che per esorcizzarlo non trovano di meglio che delegittimare la Psb Associates, confermando pertanto che anche i sondaggisti, se simpatizzano per loro, godono di una assoluta superiorità morale.
Mancano meno di due mesi al giorno del voto e tra un programma elettorale, un faccia a faccia televisivo, una par condicio asfissiante, un bofonchiamento prodiano, un attacco isterico dalemiano, sono certa che si preparano altri momenti di puro divertimento come questi già vissuti in questi mesi.
 

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15 febbraio 2006

Questo contratto col Cav. va rinnovato per altri cinque anni.

Potrebbe sembrare un paradosso eppure é vero:solamente da poco più di un mese il governo e la sua maggioranza hanno potuto dare prova di che cosa sarebbero stati capaci di fare in un parlamento "normale", avendo contro un'opposizione "normale". La mole impressionante di provvedimenti legislativi varati in queste ultime settimane, grazie a una Cdl che non ha sciolto i ranghi neppure a legislatura conclusa, é lì a testimoniarlo. Questo governo é stato il più longevo ma anche il più osteggiato e tenuto sotto assedio di questi ultimi quarant'anni. Gli assedianti hanno indossato le toghe rosse e dalle procure hanno provato con ogni mezzo e qualche abuso di impedire a Silvio Berlusconi prima di essere eletto e poi di governare. Sono stati anni di processi che hanno inciso sulla serenità del lavoro della squadra di governo. Poi sono arrivati gli assedianti di luglio che indossavano le tute bianche o nere di fuori ma molto rosse di dentro, quelle dei violenti no global in marcia a Genova. Alcune importanti testimonianze rese alla commissione di indagine sul G8 hanno provato quanto pochissimo interesse suscitasse tra i Casarini, Agnoletto e pochi altri il vertice dei Grandi finchè era stato voluto da D'alema e Amato. Fu la vittoria alle elezioni del centrodestra a mobilitare quel numero impressionante di manifestanti decisi a tutto. Qualcuno lo dichiarò, altri lo smentirono ma in quei giorni il G8 divenne solo il mezzo per raggiungere il vero obiettivo dei "disobbedienti" e dei partiti che li appoggiavano: mandare a casa il governo Berlusconi. La Cdl dovette fronteggiare altri mesi di passione e di distrazione dal programma, con le istituzioni monopolizzate dall'opposizione. Giorno dopo giorno si moltiplicavano Interpellanze, discussioni, accuse, denunce, le scontate richieste di dimissioni del governo, dei singoli ministri o dei responsabili delle forze dell'ordine, tutto ben amplificato dai media in mondovisione. I fatti di Genova erano ancora tenuti sotto i riflettori dalla sinistra quando fummo sconvolti dall'11-9. Il governo dovette occuparsi della sicurezza nazionale attraverso il varo di nuove misure di controllo antiterrorismo, affrontando l'emergenza senza ricevere particolari collaborazioni dal centrosinistra. Nel mese di novembre, dopo settimane di travagli, l'Italia fu anch'essa al fianco degli USA nell'operazione "Enduring freedom" volta a liberare l'Afghanistan dai Talebani e al Qaida. Anche in questa occasione di politica internazionale il dibattito parlamentare fu interminabile e l'opposizione, sempre divisa su tutto al suo interno, rese al governo questo compito molto lungo e difficile. Ma siamo appena agli inizi. A gennaio del 2002 entra in vigore l'euro e mentre Prodi si fa bello agli occhi dell'Europa, la patata bollente é passata a Berlusconi. Il premier si trovò contro tutte le associazioni di categoria, sia dei commercianti che dei consumatori, pronte a crocifiggerlo con ogni accusa e ogni pretesto. Altra emergenza, altra attività intensa delle opposizioni per rendere ancora più difficile la soluzione della crisi. Ma che sto facendo? Mica posso raccontare la storia di questi cinque anni in un piccolo post. Eh, no. Perchè allora dovrei raccontare del sindacato che al grido di "la ritirata é finita!" (intendendo la pace sociale accordata ai compagni dei governi dell'Ulivo) ripresero a riempire, un giorno sì e l'altro pure, le piazze d'Italia. Scioperi come piovesse, manifestazioni con milioni di partecipanti uniti intorno alle parole di fuoco del rivoluzionario (oggi molto di meno) Cofferati. Dovrei parlare della guerra in Iraq, della crisi economica internazionale o dell'ostruzionismo gridato e sguaiato della solita opposizione che ha totalizzato mesi interi di blocco dei lavori parlamentari. Ma non posso riassumere qui tutto quanto é successo anche perchè sono convinta che i miei soliti due lettori conoscono meglio di me gli ostacoli frapposti da infiniti fattori davanti a questa maggioranza di centrodestra. Credo però di aver dato almeno l'idea dei motivi che mi hanno convinta a dire che Silvio Berlusconi e la sua coalizione devono ottenere il rinnovo di quel contratto del 2001, non importa sotto quale forma e davanti a quali telecamere, per dimostrare che l'esperienza passata é stata fondamentale per cementare una coalizione che non potrà che essere più coesa e, perchè no, più smaliziata, nell'affrontare la difficilissima riforma delle nostre istituzioni. Personalmente sono convinta che un Berlusconi confermato e rafforzato potrebbe meglio imporre la sua visione liberale dello stato nei prossimi anni di governo. E allora? Allora avanti!

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13 febbraio 2006

Chissà se il Cavaliere meritava una rosa oppure un pugno

Si sa, la politica non é un gioco per signorine e non é neppure regolata da un codice d'onore che preveda il tradimento come colpa. La gratitudine in politica poi é un sentimento che alberga in pochissimi cuori e mai troppo a lungo vi fa sosta. Perchè allora scriverne qui? Ma per umana solidarietà verso Silvio Berlusconi, divenuto oggi oggetto di attacchi di ogni genere da parte di Marco Pannella e dei suoi compagni. Però, proprio perchè questa é una storia di tradimenti e di ingratitudine che si è consumata in quel mondo, visto che l'attualità mi stimola a raccontarla, cercherò di farlo evitando di esprimere giudizi morali sui suoi autori. Cominciamo dal 1994, quando Berlusconi regalò ai pannelliani sei collegi sicuri concretizzatisi in sei seggi al Parlamento. Lo stesso anno Berlusconi designò Emma Bonino al prestigioso ruolo di commissario europeo. Fu grazie a questa vetrina internazionale che la fedelissima di Marco Pannella ottenne un successo tutto personale alle elezioni europee del 1999. Alla vigilia del voto anticipato del 1996, nonostante l'esiguità dei militanti e degli elettori portati in dote dal movimento dei club Pannella (infatti elessero solo un senatore), Berlusconi in aprile siglò lo stesso col leader un generoso contratto miliardario e segreto che L'Espresso rese pubblico qualche mese dopo quando da via di Torre Argentina era partita una denuncia contro il Cav. accusato di non ottemperanza dell'esoso patto. La "nobiltà della politica" prima di tutto! Naturalmente nelle settimane precedenti la firma dell'intesa mai i pannelliani fecero accenno al vile denaro che era al centro delle trattative e solo questo accordo venne reso pubblico e comunicato alla stampa. Come oggi con l'Unione, anche allora, con lo stesso identico metodo, uscivano dagli incontri col Polo attaccando i futuri alleati affatto docili alle loro richieste, accusandoli di non voler inserire nel programma le eterne quanto imprescindibili istanze sui diritti civili. Sarà il caso ma quella fu l'ultima volta che il centrodestra si alleò coi pannelliani! Da allora in avanti, ad ogni appuntamento elettorale, il trio Pannella-Bonino-Capezzone ci ha inflitto il tormentone dei questuanti che bussano indifferentemente a destra come a sinistra ma che nessuno accoglie in quanto essi sono troppo....troppo....troppo ...cari? No, non si pretende l'obbligo di riconoscenza verso l'uomo che li ha tenuti in vita, politicamente parlando, al quale devono anche la non chiusura di Radio Radicale ma la sequela di insulti, sarcasmi e lo scherno che quotidianamente non risparmiano al premier di certo si può considerare poco liberale e altrettanto poco nonviolento. Ecco le ultime sobrietà di Pannella: "Altri cinque anni, un intero decennio berlusconiano?! Una catastrofe per l'Italia e per l'Europa. A qualsiasi prezzo, con il massimo rigore e vigore democratico e nonviolento va scongiurato." Bonino: "Da mesi affermiamo che per battere questa maggioranza come espressione del potere e spesso dello strapotere berlusconiano la Rosa nel pugno..." Capezzone: "...Berlusconi fa sentire l'odore del sangue ai suoi..." E avanti di questo tenore per cui Berlusconi é come re Creso, Berlusconi non ha il senso dello Stato, Berlusconi se ne vada in pensione a godersi i suoi investimenti nel gas russo, quelli in Cina e in Turchia, Berlusconi ha costretto l'Unione ha parlare solo di Unipol (una bagatella per i pannelliani), sono fanfaronate i punti del programma della Cdl, ormai Berlusconi si é paragonato a Napoleone (era solo una battuta del Cav. ma perchè perdonargliela?), Berlusconi é un massone, ... Bisognerebbe avere più spazio e molto più tempo per raccogliere tutti gli insulti che arrivano dai compagni nonviolenti ma credo che come esempio per il momento e per questo post sia già abbastanza.

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9 febbraio 2006

In questo video tutto il candore della Norvegia.

So bene che da una Perlascandinava ci si aspetterebbe un blog con post che trattano prevalentemente di politica, cultura, sport e spettacolo in Scandinavia. Spiacente aver deluso qualcuno ma non amo fare l'inviata e soprattutto, a causa dell'amore che nutro verso questa realtà nordica, peccherei di assenza di obiettività. Ma oggi rompo per la seconda volta questa regola che mi sono autimposta per documentarvi su un aspetto della cultura norvegese che noi italiani scambieremmo per pornografia o nel migliore dei casi liquideremmo col sarcastico atteggiamento di superiorità latina.Invece questo video é serio e seriamente promuove un programma radiofonico a cura della radiotelevisione di stato (NRK). Il programma si intitola "Juntafil" e offre un servizio di consulenza sul sesso per tutti i ragazzi che si trovano ad affrontare qualsiasi problema (psicologico, fisiologico, sentimentale, medico) inerente la sfera sessuale. Guida alla visione: La prima voce é quella della mamma del ragazzo protagonista che chiede: "Hai finito con l'aspirapolvere? Quindi appare una fanciulla molto rassicurante la quale, in sintesi, informa il giovane sul programma radiofonico ideato apposta per lui, dove potrà chiedere tutto quello che non oserebbe mai chiedere ad altri. Riflessione e link con l'attualità: da ieri la polizia ha consentito alcune manifestazioni di protesta contro la pubblicazione delle vignette all'ordine del giorno. I manifestanti sono gli stessi che vivono la quotidianità di questa cultura dell'emancipazione. Per questi immigrati di religione musulmana che poco o nulla vogliono integrarsi nella società scandinava, questo dell'insulto alla loro fede diventa l'alibi per dichiararsi vittime sacrificali del satana democratico. Potrebbero quindi, con maggiore determinazione che in passato, arrogarsi il diritto di alzare nuovi e più alti steccati tra le comunità islamiche e il resto del mondo che le circonda. Il video

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7 febbraio 2006

Che ne é stato del fiero spirito del 7 luglio?

"Quando proveranno a cambiare il nostro Paese mostreremo la nostra dignità e con una forza tranquilla esprimeremo i nostri valori che dureranno molto più a lungo dei loro.".
Queste furono le parole più belle, toccanti e colme di orgoglio nazionale che Tony Blair pronunciò all'indomani degli attentati terroristici di Londra.
E a quelle parole fummo tutti quanti noi occidentali ferventi cultori di quegli stessi valori di libertà e di democrazia percorsi dalla stessa ondata di fierezza del popolo anglosassone così duramente colpito. Cos'é cambiato oggi? Perchè nessun primo ministro europeo ci ripete queste frasi rincuoranti mentre gli stessi fanatici di ieri attaccano con smisurata violenza i nostri inderogabili principi di libertà?
Ecco cos'é cambiato: lo scrive The Guardian commentando le manifestazioni di integralisti islamici che si sono svolte a Londra e altrove nel Paese, venerdì scorso: "Da secoli la legge britannica ma non solo é piena di disposizioni che prevedono l'arresto delle persone che minacciano violenza o assassinio in pubblico o che vanno in giro a terrorizzare la gente. Venerdì, durante le manifestazioni che si sono tenute nel Regno Unito, almeno una decina di questi reati sono stati commessi. Un uomo era vestito da attentatore suicida (lo stesso giornale dà oggi la notizia del suo arresto -n.d.P.-); altri portavano cartelli con su scritto: "Massacrare chi insulta l'Islam!" "Maciullare chi prende in giro l'Islam!" "Il Regno Unito pagherà!" "Il 7 luglio é di ritorno!".
Un manifestante portava un cappello con su scritto: " I love Al Qaida". Molte persone coinvolte in marce politiche più pacifiche sono state arrestate per comportamenti meno violenti. Questo Paese ha dunque bisogno di una strategia per contrapporsi a gente come questa. A chi porta quei cartelli, a chi fa quelle minacce non basta dire, come hanno fatto molti ministri laburisti, che le cose sono difficili e dunque bisogna sperare che tutto passi in fretta. Sono successe cose molto gravi nelle manifestazioni di venerdì, queste minacce sono reali, presenti e serie e se i ministri mettono la testa sotto la sabbia rischiano di perdere il controllo della situazione. Chi, durante le manifestazioni, minaccia di uccidere deve rispondere delle sue minacce. Dev'essere arrestato e messo sotto sorveglianza. Chi può essere espulso dev'essere mandato via dal Paese. I razzisti bianchi vengono giustamente arrestati e processati per le loro campagne di odio, i fanatici musulmani devono affrontare la stessa severità per le loro azioni non meno repellenti.
Il nostro é un sistema di vita tollerante dobbiamo difenderlo con forza contro i suoi nemici."
-Traduzione di Davide Carretta.-

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4 febbraio 2006

"Submission" e il Corano sulla nostra pelle.

Il 2 novembre del 2004 venne assassinato Theo Van Gogh, il regista del film "Submission". L'Europa fu scossa da un'ondata di orrore e terrore e soprattutto di incredulità. Fummo tutti storditi da un delitto così selvaggio e crudele commesso nel Paese più evoluto e tollerante d'Europa. Da quel momento l'ultimo film di Van Gogh, scritto da Ayaan Hirsi Ali, una donna di origine somala, divenne pericoloso per la vita di chiunque avesse avuto a che fare con esso, se pur come semplice spettatore. Per paura la pellicola venne ritirata dallo stesso produttore e nessuno la proiettò più nelle sale o dai teleschermi. Ma nel 2005 il film tornò a far parlare di sè tra mille polemiche e accuse di "sottomissione" ai dictat dei fondamentalisti islamici, dirette al parlamento UE e agli organizzatori di vari festival cinematografici che censurarono il film.
Molti però poterono finalmente visionarlo anche perchè il video venne inserito nel web. Si poterono così valutare le scene che avevano causato lo scorrere di tanto sangue e ancora tanto minacciavano di farne scorrere. Anche io ho seguito, con emozione, la testimonianza che la protagonista del film rende sulla sua condizione di vita di donna musulmana. Le scene sono tutte molto toccanti ma l'immagine che, a mio avviso, più fa riflettere é quella dei versi del Corano "stampati" sulla pelle dell'attrice. Un'immagine simbolica che se in "Submission" induce a concludere che sulla pelle delle donne islamiche si accaniscono con violenza molti precetti del Libro di Maometto (forse volutamente male interpretati, quando non addirittura inventati come per le mutilazioni genitali femminili), in diverso modo e con diversi tragici effetti una lettura talebana delle sure si abbatte sulla pelle di tutti i fedeli islamici, uomini compresi. La sharìa, la jihad, il terrorismo suicida, l'allienazione da ogni volontà di progresso e di diritto alla libertà o alla democrazia e infine la crudeltà disumana dei tribunali islamici mietono vittime innocenti di ogni sesso ed età in nome della legge di un Dio che però chiamano Misericordioso. Ma le idee forti si sa fanno presa sulle coscienze e la forza travolgente di questa idea dell'implacabile Dio dell'Islam sta dilagando grazie a una serie di fattori fisiologici leggibili attraverso la geopolitica recente ma anche grazie proprio all'odio per le altre religioni che si é radicato ormai nella mente di milioni di musulmani abbandonatisi all'integralismo anche in Paesi dove l'Islam era stato sempre vissuto con laicità (vedi la Bosnia). La violenza genera violenza per cui colui che la subisce fin dall'infanzia vissuta tra segregazioni e punizioni crudeli, cercherà il nemico sul quale riversarla. Ed eccolo il nemico, si chiama occidente! Fragile, pavido e facilmente vulnerabile perchè non si é nutrito dello stesso odio di cui tutte quelle donne e quegli uomini che in questi giorni minacciano persino la nostra libertà di espressione, si sono invece nutriti. La circostanza inquietante di quelle vignette che pubblicate già nel settembre scorso incendiano le sensibilità religiose di milioni di musulmani quattro mesi dopo, rappresenta forse una prova generale di forza orchestrata da quei leader arabi e medio orientali i quali convocano gli ambasciatori europei lanciando minacce di ritorsioni verso i paesi che si sono macchiati del "delitto" di libera espressione del pensiero? A questo punto chiedo: saremo in grado di difenderci prima che anche noi occidentali proviamo sulla nostra pelle la violenza fondamentalista di cui siamo in piccola parte già stati vittime a Madrid, a Londra, ad Amsterdam e in tanti altri luoghi del mondo? Con pragmatismo, freddezza e lucidità riusciremo a raggiungere la consapevolezza condivisa del pericolo ed affrontarlo senza speculari guerre sante ma anche senza relativismi buonisti che consegnerebbero all'assolutismo fondamentalista le nostre conquiste di libertà?

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2 febbraio 2006

Cari Riformatori, prego, non esageriamo con la questione di civiltà.

Anche la Camera dei Deputati ha bocciato la mozione dello Sdi sulla presentazione del simbolo della "Rosa nel pugno". Il dibattito si é consumato in pochi minuti e senza tensioni. Eppure, secondo la spropositata drammatizzazione voluta da Marco Pannella, quelle di ieri e di oggi sarebbero dovute essere sedute parlamentari da barricate ostruzionistiche. L'opposizione ci aveva abituati a molto di più per molto meno. Invece i dibattiti nelle due Camere si sono svolti tra assenze in massa in entrambe le coalizioni e tiepidi interventi a sostegno dell'iniziativa boselliana.Ma le ragioni di tutto questo ci sono e si trovano nell'osservazione dei fatti per come realmente sono, fuori dagli infingimenti tipici nel gioco delle parti. a) Ormai é noto a tutti che da parte dell'Unione si guarda a Pannella con pietosa benevolenza ma con anche insofferenza. Tutti preferirebbero potersi giocare la carta Bonino senza dover fare i conti con l'ingombrante Marco. b) Il problema della raccolta firme (dimezzate a 90.000) non impensierisce nessuno, Pannella per primo, il quale é a conoscenza del fatto che sono già state raccolte dalla poderosa organizzazione ulivista. c) Da ciò appare evidente che l'alleanza socialisti-pannelliani non corre nessun rischio. d) Esiste una condivisione generale della riforma elettorale almeno sul numero delle firme da raccogliere. Credo che sia assolutamente corretto stabilire che una formazione politica che non sia in grado di raccogliere neppure 90.000 sostenitori (avrei mantenuto 180.000) alla sua presentazione alle elezioni, debba essere esclusa in partenza. Per troppi anni abbiamo assistito alla proliferazione di piccolissimi partiti e movimenti costituiti in liste dallo 0,001%, spinti esclusivamente dall'ideale del rimborso elettorale. Contro la frammentazione dei partiti, l'ingovernabilità e l'antieconomicità della situazione pre-riforma questo rimane un dispositivo assolutamente efficace. e) La riforma si é focalizzata sui simboli elettorali e non sui candidati e questo ha provocato le proteste della "Rosa nel pugno" che evidentemente ha voluto ignorare la riforma o é stata costretta ad ignorarla a causa della fredda ospitalità della coalizione di centrosinistra. f) Per questa tornata elettorale la legge penalizza (non più di tanto) lo Sdi e ciò che rimane del vecchio Partito Radicale in quanto altri sono confluiti in altre liste rispettando lo spirito della riforma. Quindi é lecito dedurne che non essendo questa una legge che condanna a morte nessuno, il "politico" Pannella avrebbe potuto dimostrare maggior buonsenso senza utilizzare l'arma del ricatto morale e dell'impietosimento che ormai appartengono al passato e all'infanzia della lotta politica. Purtroppo il leader dei pannelliani non sembra essere consapevole del tempo che passa e dei cambiamenti avvenuti nella nostra società, tanto che persiste ogni giorno nella convinzione che quanto avvenne nel 1974 col divorzio o nel '78 con l'aborto si possa ripetere allo stesso modo oggi come se nel mondo politico e nella società attuali esistessero gli stessi rapporti di forza di allora. Sappiamo che l'Unione non perde l'occasione di ribadire che una volta al governo abrogherà tutte le riforme varate dalla Cdl per cui non mi spiego l'accanimento nel voler modificare questa riforma a forza di digiuni quando sarebbe bastato aspettare poche settimane e cancellarla per via parlamentare. Cari Riformatori Liberali, capisco la vostra solidarietà col l'ex vostro "padre politico" ma ,dovendo essere sinceri con voi stessi, ammettete di non condividere questa estremizzazione del confronto politico. Mi spiace riaffermarlo (non ci provo neppure più gusto a ironizzarci sù) ma Pannella é ormai prigioniero di se stesso e del suo mito (falso) che vorrebbe vedere perennemente celebrato dai media nazionali e transnazionali. Queste sono le date che più di tutto provano l'incomprensibilità di questa ultima performance di Pannella: 14 ottobre 2005: la Camera approva la riforma elettorale che dovrà passare al Senato senza nessuna modifica (parola della maggioranza!). 17 novembre 2005: si costituisce la "Rosa nel pugno" nonostante si conoscano già le nuove disposizioni in fatto di raccolta firme. 14 dicembre 2005: il Senato approva il testo della Camera ma tutti ancora tacciono. 22 dicembre 2005: Ciampi firma la legge di riforma elettorale e la Rosa tace. Post ispiratomi da Phastidio -Visitate il blog delle Quote intelligenti ! -Si ricorda ai gentili lettori che Watergate2000 non é più. E' stato sostituito da watergate senza più 2000.

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1 febbraio 2006

Le mosche nel pugno: il Senato ha detto no.

Questa mattina il Senato ha bocciato la richiesta di modifica del regolamento relativo alla presentazione del nuovo simbolo elettorale dei socialisti-radicali.
I promotori della mozione sono stati i senatori dello Sdi che insieme ai pannelliani si presentano alle prossime elezioni sotto la rosa nel pugno.
L'ennesimo sciopero della fame e della sete di Pannella ha ottenuto, ancora una volta, un nulla di fatto.
Mi lascia sempre più perplessa questo metodo di "lotta politica" che scade nella ripetitività anche nei suoi fallimenti.
Davvero non valeva la pena per così poco (Gandhi si rivolterebbe nella tomba) attuare un'iniziativa tanto esasperata e drammatica degna di miglior causa.
Pannella é consapevole di aver perso i suoi militanti di un tempo ma per la raccolta di queste firme sa altrettanto bene di poter contare sull'imponente organizzazione dell'Unione.
Per cui dopo la denuncia di quella che a torto o a ragione considera una norma sbagliata avrebbe potuto affrontarne la modifica una volta entrato al Parlamento, facoltà che non gli é mai stata preclusa dall'attuale legge.

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