30 settembre 2007

Era solo qualche giorno fa

Zanzara: “Pronto?”

Perla: “Ehi, ciao Zanzarina!”

Z: “Oh, ciao Perla!”

P: “Come stai oggi?”

Z: “Ah ah ah, bella domanda.”

P: “Vuoi quella di riserva?”

Z: “Eh, sarebbe meglio. Ma no, va abbastanza bene. Contami tu qualcosa, dài!”

P: “Ah, lo sai che mi arrivano ancora visite via Zanzara?”

Z: “Ma dài?”

P: “Sissì.”

Z: “Lo senti il casino che c’è qui?”

P: “No, cosa sta succedendo?”

Z: Ci sono i tizi che mettono l’adsl...”

P: “Incredibile! La civiltà è arrivata anche dalle tue parti?”

Z: “Lasciamo perdere...”

P: “Però è un buon segno, no?”

Z: “Bah...”

P: “Oh, oggi abbiamo cominciato a sistemare il camper per metterlo al riparo dall’inverno, ormai, che tristezza...”

Z: “Lo immagino, Il mio è lì, per quest’anno non si muove...”

P: “Ma che palle però, eh Zanzarina?”

Z: “Guarda non me ne parlare, una noia... Ma racconta , su, hai scritto qualcosa di nuovo?”

P: “No, solo quello che ti ho detto ieri. Oggi non ne ho voglia...”

Z: “Tu almeno produci qualcosa...”

P: “Pochissimo, lo sai...”

Z: “Sempre più di me che non sto facendo più niente...”

P: “Con quello che sta succedendo non è che ci può venire tanta voglia di scrivere, ti pare? Cara Zanzarina, di questi tempi c’è poco da ridere...”

Z: “Ah, bè, questo è vero...”

P: “Anche se, a dire il vero, una Zanzamela al giorno tornerebbe comodo, specie sotto questi chiari di luna...”

Z: “Mah, vediamo come va, per ora sono troppo pigra...”

P: “Allora siamo in due, tesoro...”

Z: “Ah ah ah...”

P: “Dì, ma lo sai che qui è già arrivato l’autunno?”

Z: “Beata te, io sto morendo di caldo... Ma vai giù!”

P: “Con chi ce l’hai?”

Z: “Con la piccola, quella che abbiamo preso al canile della Michela...”

P: “Ah, già, In questo periodo ne parlano molto della Brambilla...”

Z: “Eh, figurati. Per me è una ragazza in gamba...”

P: “La prossima volta ne parliamo, va bene?”

Z: “Va bene, cara...”

P: “Ciao Luisotta, ci sentiamo domani o dopodomani...”

Z: “Sì, ciao, grazie!”

P: “Grazie perchè mi prendo la mia Zanzamela al giorno?”

Z: “Ah ah ah….Ciao, va’!”.

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27 settembre 2007

Iracheni, la puntualità prima di tutto!

Ieri mattina due delegazioni parlamentari, una irachena e l’altra kurda, sono state ricevute, ma si fa per dire, dal presidente della Camera dei Deputati italiana.

Forse il caso, forse la cattiva organizzazione dell’incontro (troviamo irrilevante indagare sui motivi), ha fatto sì che i delegati arrivassero con un’ora di ritardo all’appuntamento con Fausto Bertinotti!!

Ma scusate, prima di proseguire, per comprendere il senso di questo post, sarebbe assolutamente utile fare due click: uno qui e un altro sul link della pagina con le parole “servizio-dichiarazioni-bertinotti”. Potrete così ascoltare la cronaca della mortificante accoglienza che la terza carica dello stato (sigh) ha riservato a questi uomini e a una donna provenienti da una realtà notissima per essere al centro delle maggiori controversie politiche e geostrategiche del pianeta.

Gli ospiti erano giunti a Montecitorio con l’animo pieno di aspettative e di illusioni; si erano preparati con parole che esprimevano riconoscenza ma anche l’appello per un ulteriore impegno concreto, da rivolgere al capo di una tanto importante istituzione italiana. Venivano a ricordare al presidente il ruolo avuto dall’Italia nella liberazione del popolo iracheno e a riaffermare la collaborazione tra le istituzioni italo-irachene, portando nuove proposte e, ciò che più ci avrebbe stupiti e rasserenati, l’immagine di un Paese che va avanti, verso la creazione, difficile ma non più impossibile, di una democrazia.

Volevano parlare di federalismo, del ruolo delle donne, di rapporti istituzionali da rafforzare con questo Iraq nuovo, come lo hanno definito loro stessi, ma di molto altro avrebbero entusiasticamente discusso.

Ma...

“...anche a me sarebbe piaciuto un incontro più prolungato ma il vostro ritardo me lo impedisce...”, ecco come ha invece esordito il democraticissimo “compagno presidente” (come lo chiamano dalle sue parti politiche).

Velocemente e, con un tono basso e formalissimmamente gentile, il padrone di casa (mica solo per la temporaneità della carica) ha liquidato il presidente dei deputati iracheni e il rappresentante dei kurdi con un glaciale discorsetto, dove gli premeva soprattutto ricordare loro che il governo e il parlamento italiani avevano ritirato i loro soldati dall’Iraq, considerando “sbagliata quella guerra”.

Ha poi congedato frettolosamente il collega presidente e iparlamentari imbarazzati, con due bla bla di circostanza .

E, mentre la deputata irachena ancora tentava di presentare le sue istanze, lo spazientito Bertinotti tentava invece di “chiudere la porta”, sulla quale peraltro li aveva lasciati tutto il tempo.

Un attimo dopo, con piglio ben diverso, il presidente di Montecitorio era davanti ai giornalisti per esprimere anch’egli le sue banalità sui drammatici avvenimenti in Birmania.

Tranne Radio Radicale (parte in causa in questo sfortunato evento), nessun’altra testata ha parlato dell’arrivo in Italia di quei parlamentari, del comportamento arrogante e maleducato di Fausto Bertinotti e di come questa maggioranza tema di presentare agli italiani l’immagine di un Iraq normale, lontano dalle bombe e dai morti, affinché prevalgano sempre le immagini delle stragi, così da poter continuare a bollare Berlusconi e Bush come uomini incapaci, stupidi e criminali.

Temiamo, però, che neppure quei pochi giornali non di sinistra che conosciamo abbiano raccontato questo episodio, un peccato per l’Iraq ma anche un’occasione perduta per controinformare l’opinione pubblica italiana.

Tags: Fausto Bertinotti, Parlamento iracheno, Galateo istituzionale

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26 settembre 2007

Anticipazioni di sinistra

Romano Prodi era a New York e, all’1.35, ora italiana, finiva di parlare davanti alla 62.ma assemblea generale dell’Onu.

L’ora era tardissima ma Rai3 non lasciava di certo questo avvenimento senza copertura mediatica! In Italia era notte fonda ma nella Grande Mela era appena inizio sera, pertanto l’inviata tuttologa Giovanna Botteri è sveglissima e caricatissima. La giornalista racconta di un Prodi che ha dimostrato un coraggio che non si è mai visto dentro quel palazzo di vetro! E, frizzante come un lambrusco quando è frizzante, racconta di un Presidente del Consiglio che ha sfidato mezzo mondo con la sua battuta a favore di una risoluzione (l’Onu le sforna come fossero carta da pacchi) per una moratoria sulla pena di morte da imporre a tutti gli stati del mondo!!!

Neppure Christian Rocca, anch’egli in collegamento da New York, è riuscito , col suo più che condivisibile scetticismo, a raffreddare il fervore della collega giornalista.

Ma se il tg3 ha potuto rendere questo servizio a Romano Prodi, per i quotidiani non è stato possibile fare altrettanto; a quell’ora, si sa, i giornali sono già in distribuzione e i lettori del cartaceo li trovano pronti nelle edicole.

Però ieri sera, nelle redazioni dell’Unità e del Manifesto, i direttori e i redattori, quelli seri e onesti (come sono sempre a sinistra), devono essersi guardati negli occhi ed essersi detti che proprio no, non si poteva stampare la prima pagina senza la notizia del coraggioso e umanitario intervento del capo.

Così stamattina gli ignari lettori dell’Unità e del Manifesto (di Repubblica non sappiamo) leggeranno della dichiarazione di Prodi rilasciata davanti ai capi di stato all’Onu, che avrebbe superato la barriera invalicabile delle sei ore di anticipo sull'ora di New York.

Qui l’Ansa riporta l’evento con la data precisa: 1.31 del 26 settembre.

Certo bisogna capirli, il loro caro leader, per quanto li faccia penare, è sempre meglio di Berlusconi e, visto il gradimento che attrae su di sé, una bella notizia commovente che lo faccia passare per un buon cristiano abolizionista dell’iniezione letale (che fa anche un po’ antiamericano) bisognava pubblicarla.

Un tantino di buonismo onusiano per stemperare le coltellate "chigiotte" era indispensabile.

In quanto alla moratoria sulla pena di morte, qui è ciò che ne pensiamo.

Tags: Stampa e regime, Romano Prodi, Onu

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25 settembre 2007

Di cicale, grilli e formiche

Avvertenza: la fantastica storia che segue non è farina del sacco di Perla!

La formica lavora tutta la calda estate; si costruisce la casa e accantona le provviste per l'inverno.

La cicala pensa che, con quel bel tempo, la formica sia stupida; ride, danza, canta e gioca tutta l'estate.

Poi giunge l'inverno e la formica riposa al caldo ristorandosi con le provviste accumulate.

La cicala tremante dal freddo organizza una conferenza stampa e pone la questione del perché la formica ha il diritto d’essere al caldo e ben nutrita mentre altri meno fortunati come lei muoiono di freddo e di fame.

Santoro la ospita nel suo programma e dà la colpa a Berlusconi.

Il portavoce di Rifondazione Comunista parla di una grave ingiustizia sociale.

Rai 3 organizza delle trasmissioni in diretta che mostrano la cicala tremante dal freddo nonché degli spezzoni della formica al caldo nella sua confortevole casa con la tavola piena di ogni ben di dio.

I telespettatori sono colpiti dal fatto che, in un paese così ricco, si lasci soffrire la povera cicala mentre altri come la formica vivono nell'abbondanza.

I sindacati manifestano davanti alla casa della formica in solidarietà con la cicala mentre i giornalisti di sinistra organizzano delle interviste e si domandano perché la formica è divenuta così ricca sulle spalle della cicala ed interpellano il governo perché aumenti le tasse della formica affinché anch'essa paghi la sua giusta parte.

Alla pacifica manifestazione partecipano anche i centri sociali che bruciano alcuni alberi del bosco e le bandiere di Israele e degli Stati Uniti.

In linea con i sondaggi il governo Prodi redige una legge per l'eguaglianza economica ed una (retroattiva all'estate precedente) anti discriminatoria.

Visco e D’Alema affermano che giustizia è fatta, Mastella chiede una legge speciale per le cicale del sud.

Di Pietro chiede l'apertura di una inchiesta su Berlusconi.

Le tasse sono aumentate e la formica riceve una multa per non aver occupato la cicala come apprendista, la casa della formica è sequestrata dal fisco perché non ha i soldi per pagare le tasse e le multe: la formica lascia il paese e si trasferisce in Liechtestein.

La televisione prepara un reportage sulla cicala che, ora ben in carne, sta terminando le provviste lasciate dalla formica nonostante la primavera sia ancora lontana.

L'ex casa della formica, divenuta alloggio sociale per la cicala, comincia a deteriorarsi tra il disinteresse della cicala, del governo e dei sindacati.

Vengono avviate delle rimostranze nei confronti del governo per la mancanza di assistenza sociale, viene creata una commissione apposita con un costo di dieci milioni di euro. La commissione tarda ad insediarsi per la lite furibonda sviluppatasi all’interno della sinistra per la divisione delle poltrone.

Intanto la cicala muore di overdose mentre la stampa evidenzia ancora di più quanto sia urgente occuparsi delle ineguaglianze sociali; la casa è ora occupata da ragni immigrati.

Il governo si felicita delle diversità multiculturali e multirazziali del paese così aperto e socialmente evoluto.

I ragni organizzano un traffico d'eroina, una gang di ladri, un traffico di mantidi prostitute e terrorizzano la comunità.

Il partito della sinistra propone quindi l'integrazione perché la repressione genera violenza e violenza chiama violenza.

Fin qui la favola di Jean de La Fontaine riveduta, corretta e adattata alla strettissima attualità politica che stiamo vivendo; ora aspettiamo una rivisitazione del nostro amato Pinocchio per dare un ruolo anche al grillo parlante spiaccicato dal martello scagliato dal burattino, ma poi reddivivo e riabilitato alla fine della storia.

Oggi pare che l’attualità si stia occupando, con successo, della demolizione di un ben differente Grillo, troppo sboccato e stupido per poter aspirare a una futura riabilitazione.

Si ringraziano calorosamente:

Gli incensuraty@ yahoogroups. com per la composizione della “favola” e la splendida Marista Urru per la segnalazione!!!

Qui l’originale con allegato esempio di revisione in chiave sessantottina.

Tags: Politica Italiana, Produttori, Parassiti

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24 settembre 2007

Ci hanno liberati!

Esprimiamo immensa gratitudine ai soldati alleati che, con le modalità drammatiche che conosciamo, sono riusciti a liberare gli agenti del SISMI rapiti in Afghanistan!

Grazie per i due militari ma grazie, mille volte grazie per aver liberato anche noi, poveri italiani in casa e nel mondo, dalla insostenibile sceneggiata che la coalizione al governo ci stava già infliggendo dal primo istante in cui è apparsa la notizia del rapimento!

Auguri di pronta guarigione a tutti gli uomini rimasti feriti durante il blitz e a noi un bel sospiro di sollievo, perché c’è un limite a tutto ed era ingiusto e crudele pretendere che i cittadini inermi rimanessero a lungo ostaggio di questa raffica di insensatezze lanciata dai leader di questa maggioranza al Governo:

Parisi irritato (?!)

Diliberto

Prodi

D’alema chiedeva già aiuto all’Iran

Giordano

Ma sarà davvero finita?

  • Aggiornamento:

 

I liberatori sono anche italiani.

 

Tags: Partiti al Governo, Afghanistan, Liberazione ostaggi

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20 settembre 2007

Nel nome del Popolo Sovrano

Silvio Berlusconi (6 aprile 2006):

”Ho troppa stima per l’intelligenza degli Italiani per credere che ci siano in giro così tanti coglioni che possono votare facendo il proprio disinteresse.”

Prodi (17 settembre 2007):

“...non trovo che la società sia meglio della sua classe politica.” E, non pago, ribadisce: “Non è che la società italiana sia meglio della società politica”.

Dopo lette che abbiate queste due dichiarazioni, perchè non provare ad andare su Google e confrontare quali e quante siano state le reazioni della stampa e dell’opinione pubblica dopo la loro diffusione?

Se anche rileggendole oggi le parole di Berlusconi non si possono definire malevole contro nessuno, in quanto egli affermò di stimarli gli italiani, com’è possibile non riprovare la stessa stupita indignazione per la canea assordante, per le truppe d’assalto armate di insulti, sberleffi, satira della più becera, che, per settimane, cavalcarono l’ennesima furiosa ondata antiberlusconiana?

Il Cav. venne accusato di aver gravemente offeso gli italiani tutti, di aver attentato al diritto di opinione, ma soprattutto di aver insultato l’antropologicamente superiore popolo della sinistra!

E quale trattamento è stato invece riservato a Romano Prodi dopo le sue inammissibili affermazioni di lunedì scorso a “Porta a Porta” contro l’intera società italiana? Salvo rarissime eccezioni il Presidente del Consiglio è stato definito persino “uomo coraggioso”!, insomma uno che ha detto ciò che tutti pensano ma non hanno i suoi attributi per affermarlo a voce alta!

In questi giorni seguiti alla trasmissione di Vespa sarebbe stato plausibile e auspicabile che organizzazioni presenti a migliaia sul territorio italiano, nate per dire no alla mafia, al pizzo, alla droga, alla violenza contro le donne o contro i bambini, quelle dei volontari che a milioni sacrificano tutto per altri milioni di indigenti,, i sindacati dei magistrati, quell’intero mondo che quando vota per lui rappresenta sempre l’Italia dalla faccia e dalle mani pulite, avesse avuto uno scatto di orgoglio e chiesto l’impeachment del Capo del Governo. E invece no! Tutti buoni e zitti, felici di incassare la chiamata in correità che il boiardo di Stato, uno dei maggiori protagonisti della storia affaristico-politica corrotta che la nazione possa ricordare, gli ha “coraggiosamente” lanciato.

Secondo Prodi il popolo italiano è una grande unica casta! Serenamente, d’ora in poi, egli potrà guardare dritto negli occhi l’elettore infuriato contro i tanti Prodi dalle carriere strabilianti e dirgli: “Caro elettore fatti l’esame di coscienza e guardati in casa tua: pensa a tuo figlio postino grazie al cognome che porta!”.

In questi giorni alcuni emeriti esponenti della società civile però si sono, pubblicamente e dolorosamente, fatti sentire: in difesa dei loro concittadini? No! In sostegno a Romano Prodi, contro Beppe Grillo.

La motivazione è assolutamente valida non solo perché Beppe Grillo è un illuso ignorante, politicamente parlando ed è pure un esibizionista cronico, ma perché buonsenso vuole che non si usi l’alzheimer per insultare una persona, per quanto indegna come Prodi, essa sia.

Trackback: Phastidio

Tags: Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Beppe Grillo

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18 settembre 2007

Love and peace, compagno Kouchner!

Nei confronti di Massimo D’alema, Bernard Kouchner non è solo l’omologo ministro francese, è anche il compagno che gli sedeva forse proprio accanto in tanti congressi della condivisa Internazionale Socialista e che (se fosse stato deputato europeo insieme a D’Alema) avrebbe votato col compagno italiano le deliberazioni di Strasburgo, ubbidienti entrambi agli ordini di scuderia del gruppo parlamentare del Pse.

Sessantottini entrambi, figli della stessa ideologia sconfitta ma non doma, si sono trovati, benché formatisi culturalmente nel partito del pacifismo ideologicamente e unilateralmente antiamericano, a doversi schierare a fianco di quei guerrafondai di yankee, sì, proprio quelli stessi della sporca guerra del Vietnam.

Qualcosa però rende i due ministri degli esteri profondamente distanti tra loro: il coraggio delle scelte controcorrente e impopolari che da sempre contraddistinguono la vita politica di Kouchner, contro l’opportunismo politicante e l’ipocrisia pusillanime che altrettanto fortemente caratterizza il percorso politico di D’Alema.

Bernard Kouchner sfida il suo partito e la sua Medici senza frontiere schierandosi apertamente con Bush (vedi recenti deliri della Spinelli) nella guerra contro Saddam Hussein.

Bernard Kouchner sfida quelli del soft power che da anni rimestano l’acqua nel mortaio dell’annosa politica del dialogo con il governo terrorista dell’Iran.

Bernard Kouchner, proprio nel giorno in cui nella sonnolenta Vienna si alza il sipario sull’ennesima replica di quella nota commedia che da anni ci riserva un dispendioso quanto inconcludente finale, fatto di minacce di sanzioni, frenate della Russia e sberleffi dell’Iran, dichiara, senza mezzi termini, che i tempi della diplomazia stanno per scadere e che l’opzione delle armi potrebbe imporsi per porre fine alla follia degli Ajatollah di Teheran.

Strategia? Tatticismo? Solita cronica grandeur della politica estera francese? Coraggiosa realpolitik in stile neo con? Una mossa decisiva nella partita a scacchi che l’Iran sta giocando da anni con tutta la spregiudicatezza e l’arroganza alla quale ha abituato il mondo?

Purtroppo la risposta non arriverà neppure stavolta al domani della chiusura dei lavori dell’assemblea dell’Aiea, ma di una cosa siamo certi: Bernard Kouchner non è cittadino di Bisanzio e si espone (anche quando consiglia, pur senza imporlo, alle aziende francesi di non fare affari con l’ Iran) agli strali dei teocrati iraniani e dei loro instancabili rabbonitori onunisti; mentre, ancora una volta, l’Italia e la Farnesina dimostreranno tutta la proverbiale inadeguatezza nell’affrontare una crisi grave come quella con l’Iran e col conflitto mediorientale che, ormai è assodato, è condizionato dal governo di Ahmadinejad.

Ieri mattina il povero D’Alema dev’essere rotolato giù dal seggiolone quando i suoi collaboratori gli hanno letto le dichiarazioni di Kouchner. Deve aver chiesto aiuto alla buonanima di Berlinguer affinché quest’altra mina vagante non facesse saltare i nervi e le fragili fondamenta della sua coalizione. Si è chiuso, come tutti i suoi imbarazzatissimi alleati di governo, in un riserbo che avrebbe preferito non dover rompere.

A margine di una visita a un centro torinese noto per le sue battaglie pacifiste, è stato però, suo malgrado, costretto a esprimersi pubblicamente; e quindi, cosa ha detto l’uomo che ordinò (di nascosto dal Parlamento italiano) di bombardare il Kosovo? Ha dato una risposta in perfetto “stile Massimo Catalano” che, almeno per ora, non manderà completamente in frantumi la sua poltrona: la guerra è brutta e cattiva, invece la pace è bella e buona!

Un vero peccato che il ministro italiano ignori (o finga di ignorare) che intanto la Siria, come ci informa Fiamma Nirenstein, sta già attirando su di sé i raid israeliani, che hanno localizzato e distrutto materiale nucleare proveniente dalla Corea del Nord!

 

Aggiornamento:

"D'Alema frena Kouchner" è un titolo tanto servile quanto patetico, ma questa è Repubblica, questa è la stampa italiana.

 

 

Aggiornamento 2:

Grazie a Ilsignoredeglianelli ecco un editoriale del Foglio salvato dal metodo di archiviazione assurdo usato dal quotidiano di Ferrara. Lo linkiamo in quanto crediamo si integri perrfettamente col contenuto del post.

 

Tags: Bernard Kouchner, Massimo D'Alema, Iran, Aiea, Socialisti

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13 settembre 2007

Nemmeno Castro crede a Bin Laden

Prima di tutto chiariamo che si chiama Bin Ladin (la E non è contemplata nell’alfabeto arabo), dopodiché ci soffermiamo sui due ultimi messaggi dello “sceicco del terrore”, soltanto per evidenziare che, neppure questa volta, ha minacciato di morte i teorici del complotto che attentano ogni giorno alla sua reputazione di sterminatore mondiale di crociati e di infedeli.

L’ultimo vip a negare che l’organizzatore della strage dell’11 settembre sia stato il latitante dei latitanti è Fidel Castro!

E’ plausibile, visti i tempi, immaginare che il dittatore cubano si sia convinto dell’estraneità di Bin Laden e del complotto della CIA, dopo aver letto una copia omaggio di “Zero”, il libro scritto da molte mani famose, soprattutto per essere costantemente scollegate dal cervello.

Giulietto Chiesa ed altri straordinari intellettuali di sinistra, come è ormai noto, hanno messo nero su bianco la verità sull’attentato alle Twins Towers ed ora ognun lo sa: Osama Bin Laden non c’entra un piffero con l’attentato in casa americana!

La tesi negazionista affascina sempre più il pubblico ferocemente antiamericano e autolesionista, che da sempre si eccita al suono delle parole magiche: è stato tutto un complotto della CIA!

E Osama Bin Ladin che c’entra? Quasi nulla, di lui dicono trattarsi di una creatura dell’intelligence americana ma nessun merito gli viene riconosciuto per quell’operazione terroristica perfetta, sia nella progettazione che nella realizzazione.

Attenzione però! E’ importante precisare che l’operazione risulterebbe perfetta solo se considerata parto delle menti criminali di Al Qaida; ma se vista invece dalla parte dei cospirazionisti globali, “analizzata” come opera degli 007 americani, farebbe acqua da tutte le parti.

Missili camuffati maldestramente da aerei di linea, rinvenimento di pezzi di motore non corrispondenti al tipo di velivolo impattato sul terreno, testimoni a bizzeffe che avrebbero visto volare piccoli aerei bianchi molto sospetti, calcoli ingegneristici completamente sballati, radar finti ed altro, molto altro è stato scoperto dai sociologi e politologi della ”internazionale negazionista”.

Ma se la verità fosse davvero questa, non ci rimarrebbe che suicidarci all’idea terrificante di una super potenza mondiale, qual’è la nostra migliore alleata, alla mercé di servizi segreti tanto pasticcioni e arruffoni che solo un mirabolante “fattore C” ha protetto, almeno fin ad ora, dalla distruzione per mano dei numerosi e minacciosi nemici di ieri e di oggi.

In quanto ai fondamentalisti e ai terroristi islamici di tutto il mondo: si mettano il cuore in pace e la smettano di esultare a ogni anniversario di “Ground Zero” perché non ne hanno nessun “merito” e guardino al loro capo nascosto sotto terra come a un mitomane, millantatore di atti eroici mai, lo rivelano anche Chiesa e Ravera, affatto compiuti.

Tags: Bin Laden, 11 settembre, Terrorismo, cospirazionismo, CIA

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12 settembre 2007

Al voto, al voto!

”Fabiano Fabiani rientra a Viale Mazzini, Prodi si protegge in vista del voto.”

Così Il Foglio di ieri intitolava un suo articolo.

Articolo che sottoscriviamo per intero, arrivando perfino a riconoscere a Romano Prodi quanto il giornale dà per scontato, cioè che il premier è sveglio e nota che intorno a lui c’è aria di elezioni anticipate!

Fatichiamo un po’ a convincercene, ma al Foglio sono certo più informati di Perla; quindi accettiamo l’idea di un Romano Prodi già in pista, pronto a lottare con tutti i mezzi leciti e illeciti, pur di garantirsi la permanenza a Palazzo Chigi. Forse quello che sfugge ancora al leader (?!) della coalizione, ma non sarà un dettaglio determinante, è che, con una certa probabilità, il prossimo candidato dell’Unione si chiama Walter Veltroni.

L’ultimo Tribunale amministrativo non si è ancora pronunciato sulla legittimità dell’invereconda cacciata di A.M. Petroni (l’ultimo giapponese a resistere contro lo tsunami rosso che tutte le poltrone aveva già trascinato con sé), ma il tempo stringe, il consenso popolare si restringe e, quindi, vaffa’ a tutto.

Vaffa’ al TAR, vaffa’alle promesse di un cda di garanzia, vaffa’ all’indipendenza dei consiglieri Rai, vaffa’ a ogni residua parvenza di pluralismo, vaffa’, apertamente e definitivamente, all’opposizione! Ma ce n’era ancora di opposizione in giro? A leggere i giornali si direbbe di sì: quella tutta interna alla maggioranza!

Oltretutto, ai vaffa’ lanciati da Palazzo Chigi se n’è unito anche uno proveniente dal Quirinale! Eh sì, perché quanto dichiarato da Napolitano appare un’insulto all’intelligenza dei cittadini che l’hanno sentito esternare su tutto, fino a dettare l’agenda dei lavori parlamentari, ma che oggi, da quel vecchio comunista qual è, ritiene opportuno “...far finta di non aver sentito” e assecondare la sua maggioranza.

Con un simile Presidente della Repubblica il centrosinistra può giocare a risico quanto gli pare, senza porsi alcun problema: liberamente sa che potrà scegliere tra andare alle urne, fare un rimpasto o un rimpastino oppure continuare a vivacchiare, come oramai fa da un anno, imponendo il voto di fiducia su ogni deliberazione a rischio di bocciatura.

Intanto il “gioco” del voto di scambio sta gonfiando la imminente finanziaria, che, lontano dall’essere un salutare Dpef di risanamento e di risparmio, si sta sempre più prefigurando quale è: un perfetto preventivo di spesa ...elettorale.

Tags: Governo, Rai, Elezioni anticipate

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11 settembre 2007

Norvegia: FRP, un voto storico

La trentottenne leader del Fremskrittparti (il partito liberale norvegese) Siv Jensen é entusiasta del risultato che il suo partito ha ottenuto in queste elezioni regionali e comunali. Il 17.6% (1.2% in più) su base nazionale rappresenta la lieve perdita di voti in alcune realtà come Oslo a fronte della diffusa crescita di consensi in numerosi altri comuni e regioni. Con molte probabilità anche il prossimo ordfører (letteralmente portaparola=sindaco) dell'importante città di Bergen sarà dell'FRP. Ma é il drammatico crollo verticale subito dall'SV (il partito di estrema sinistra oggi al governo coi "laboristi") ad aver acceso le più forti reazioni e commenti da parte dei politici e dei politologi; la domanda pìù frequente che tutti si pongono é relativa ai rapporti futuri tra i partiti della attuale maggioranza. Per quanto riguarda la candidata Perla qui trovate la lista dove era stato inserito il suo nome, lista che ha mantenuto i suoi quattro consiglieri precedenti.

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7 settembre 2007

Italiani presto alle urne

Diciamocelo: le primarie farsa ci sarebbero apparse un po’ meno farsa se a “scontrarsi” sul palcoscenico dello stucchevole teatrino della politica sinistrorsa fossero stati Prodi e Veltroni e non quei figuranti e caratteristi all’Adinolfi o alla Bindi che ci sono stati imposti in questi mesi.

E allora sì che avremmo capito bene qual'era la reale posta in gioco malamente nascosta dietro la corsa alla segreteria del PD, che Veltroni non vuole, ancora in questi giorni, dichiarare apertamente.

Eppure, di certo, ci dev’essere stato qualcun altro che, come noi, aveva fiutato da un pezzo dove mirassero esattamente Veltroni e i suoi variegati alleati: disarcionare al più presto mr. Magoo-Prodi, sempre pateticamente ignaro (per troppa presunzione) delle trame ordite dai suoi stessi “leali” compagni pronti a destituirlo, appena se ne fosse presentata l’occasione.

E finalmente quell’occasione è arrivata!

In casa Veltroni è tutto pronto, la campagna elettorale per la conquista di Palazzo Chigi è partita dal Lingotto di Torino e, per quanto qualche volta rischi di vedere scalfita la sua immagine patinata e bronzea per mano dei suoi stessi amici e compagni (purtroppo dal centrodestra si odono soltanto lontani brontolii), Uolter sta velocizzando i tempi persino concordando con la Cdl la modifica della legge elettorale per poter andare immediatamente al voto, prima che i consensi intorno a questa maggioranza crollino in modo irrimediabile.

A parte Prodi, tutti nell’Unione si stanno rendendo conto che non c’è tempo da perdere e hanno cominciato alacremente a lavorare per mantenersi saldamente stretta la poltrona.

Ed è per questo che la prossima sarà un’ennesima e sfacciata finanziaria di spesa, i primi 30 miliardi di euro che già alcuni ministri pretendono per i loro dicasteri ne sono una testimonianza inequivocabile

La corsa alle urne ha preso una tale accelerazione che persino l’aumento della tassazione sul risparmio già previsto nel DPEF  dovrà essere depennata, come richiesto da Rutelli.

Generosamente quanto irresponsabilmente si regalano bonus da trecento euro ai pensionati!

Non si affronta una campagna elettorale aumentando le tasse, come non la si vince lasciando crescere nei cittadini il senso di insicurezza che errori come l’indulto ha generato.

Per questo che Amato, l’uomo per tutte le stagioni e tutte le poltrone, ha rotto gli indugi lanciando al centro della pista dell’immenso circo mediatico a sua totale disposizione lo spauracchio della svolta reazionaria fascista! Sembra incredibile che, dopo sessant’anni di totale egemonia culturale di sinistra e di governi antifascisti che più antifascisti non si può, un politico possa ancora trarre profitto da questa abusata, logora e inesistente minaccia.

Ma tant’è, questa sinistra, che ha fondato il suo potere e le sue rendite sull’antifascismo e mai, assolutamente mai, sul liberalismo, è così priva di argomenti e così delegittimata da essere costretta a recuperare riportando il Paese indietro agli anni settanta.

Amato però vuole ottenere un altro risultato: riciclarsi come uomo d’ordine e paladino degli onesti nei confronti di un’opinione pubblica disgustata, che ritiene ladra una classe politica della quale egli è, di certo, tra i più rappresentativi.

Un altro esempio di attivismo elettorale è rappresentato dal ministro Fioroni! Basterebbe leggere il suo Dl appena sfornato dal CDM per trovarci altri finanziamenti a pioggia, coperti da finte ma molto bene annunciate riforme, che peggioreranno scuola e debito pubblico.

Anche il min. dell’Istruzione vuole recuperare al centro senza perdere a sinistra, per cui, per non essere anch’egli bollato come fascista, decreta l’accantonamento delle famose tre “I” volute dal Cavaliere Nero Berlusconi e promette “una scuola più seria, non più severa”; evidentemente Fioroni non può turbare quelle diffuse sensibilità sessantottine che, da oltre trent’anni, hanno liberato la scuola dalla severità, notoriamente fascista!?

E che dire del sottosegretario Enrico Letta che annuncia imminenti detassazioni per il sud?

Per ora ci fermiamo qui chiedendoci se, ammesso che queste nostre elucubrazioni non fossero solo fantapolitica, suonerà finalmente la sveglia liberale da qualche parte dello Stivale che farà partire quella rivoluzione tanto agognata dagli Italiani delusi da troppe promesse di libertà che non riescono a vedere strutturalmente realizzate.

Tags: Elezioni anticipate, Primarie, Walter Veltroni, Romano Prodi

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5 settembre 2007

Il valore dei soldi

E’ vero: le donne e gli uomini delle istituzioni italiane nuotano in un oceano caldo di ricchezze e di privilegi castali.

Che ricoprano cariche elettive o che godano di nomina pubblica, i soliti noti, insieme a un esercito di burocrati ignoti, si spartiscono una fetta incalcolabile di beni mobili e immobili del bistrattato patrimonio pubblico, accumulato grazie allo sforzo enorme e in parte inutile del contribuente italiano.

Soldi, soldi e ancora soldi a miliardi escono dalle tasche del cittadino destinati a scomparire nelle casse e nelle tasche di deputati, senatori, ministri, sindacalisti, presidenti di autority, sindaci, assessori, consiglieri di enti pubblici e para pubblici e, ancora, costosi consulenti, assistenti, portaborse e varia umanità che affolla aziende elefantiache come la Rai o come gli innumerevoli baracconi inutili creati, non di rado, per dare un posto al “cliente” di turno o al compagno di lista trombato alle elezioni.

Ma, per coincidenza, mentre in Italia si aprono e si chiudono inchieste giornalistiche sui furti (spesso legalizzati) perpetrati ai danni del povero Pantalone, in Norvegia si sta svolgendo la campagna elettorale per le amministrative.

(Lunedì prossimo avremo i risultati).

Come già sanno coloro che avessero letto qui, Perla era stata candidata nelle liste del FRP (Fremskrittspartiet) la quale però, è corretto lo si dica, per ragioni personalissime e non politiche, ha seguito parte dei corsi, curati dall’FRP, di preparazione al buon governo liberale dei comuni, ma ha, affettuosamente, disertato gli appuntamenti elettorali organizzati dal partito.

Il tempo è denaro, dice la massima, e pertanto, avendolo negato alla causa, il suo tempo Perla lo ha convertito in denaro, anche se in minima parte (almeno così lei credeva) e ha quindi portato un contributo in moneta alla povera cassa della lista.

Durante l’ultima riunione, giunti al punto dell’odg riguardante il bilancio, ammontante alla stratosferica cifra di novemila corone (poco più di mille euro) Perla ha preso dal portafogli le sue millecinquecento kr (neppure duecento euro) e le ha consegnate al coordinatore, nonché candidato sindaco, della campagna elettorale.

E’ difficile, anzi impossibile, descrivere la gioia di Larsen e lo stupore degli amici presenti.

Quei centonovanta euro venivano così tanto apprezzati e valorizzati da lasciare Perla incredula e commossa.

Baci e abbracci, ”tusen takk!” (mille grazie) investivano l’ex connazionale dei politici della “Casta”!

D’un tratto Perla rivedeva i numeri a nove zeri riportati dai giornali, espressione di tutto il disprezzo, la sciatterìa, il cinismo che le donne e gli uomini di potere dimostrano per il cittadino che a loro affida la gestione, che vorrebbe oculata, del suo denaro.

Si sa che la Norvegia occupa sempre il primo posto nelle classifiche mondiali dei paesi più ricchi e morigerati, perciò non dovrebbe stupire neppure il contenuto dell’invito telematico inviato da Larsen a tutti i candidati che desiderano seguire insieme lo spoglio delle schede e col quale informa su dove e quando ci si dovrebbe incontrare, ma, senza perifrasi, avverte: “L’affitto del locale costa trecentocinquanta Kr (43 euro), spesa che verrà suddivisa tra tutti i partecipanti alla serata, per cui più numerosi saremo, meno pagheremo.”!!

Tags: Norvegia, Italia, Caste, Elezioni, Fremskrittspartiet

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3 settembre 2007

Massimo D'Alema incoerente-mente

“In un paese democratico è giusto che il leader politico di un partito popolare vada a una manifestazione del genere. Lo fa per sentire, valutare e magari anche essere fischiato. Ho letto la piattaforma e non è una manifestazione “contro” ma di stimolo critico per accellerare l’impegno del governo...”

(Massimo D’alema 1997, in occasione della sua partecipazione alla manifestazione sindacale in difesa delle pensioni e dell’occupazione)

Oggi queste sono le stesse parole auto consolatorie e rassicuranti verso la base scandite dai compagni comunisti che si preparano a scendere in piazza il 20 ottobre prossimo.

Lo faranno “contro” (o per stimolare?) se stessi? Loro ci dicono di essere gramsciani (se ne vantano pure) ma, in realtà, ci appaiono più schizofrenici che nobilmente travagliati da un amletico “essere o non essere” compagni di lotta e/o di governo!

Ma il ministro D’Alema, questo monumento vivente al politichese e al camaleontismo partitocratico, non si pone questi dubbi e segue un obiettivo preciso: accelerare la riforma Dini sulle pensioni, quella del 1995 “migliorata” dal governo Prodi nel 1997 e, per quanto si legge qui, commentata dal presidente del Consiglio del 1999 (cioè proprio D’Alema) con queste parole: “indicare per la bellissima riforma delle pensioni di Lamberto Dini la scadenza del 2020 non ha risolto il problema!”

Coerentemente quindi, ci eravamo detti noi poveri sprovveduti, il D’Alema blair-clintoniano-neo liberal del 1999 ha chiuso irrevocabilmente con le piazzate sindacali e conservatrici.

E invece no, ci eravamo sbagliati!

Infatti appena l’alleanza del leader diessino perde le elezioni e il nostro passa all’opposizione assistiamo, increduli, alla fine del ”riformismo” dalemiano!

L’amatissima ma troppo blanda riforma Dini è caduta nelle rapaci grinfie del pericoloso nemico del popolo Silvio Berlusconi. E allora chi se ne importa dell’accelerazione che il ministro leghista Maroni vuole dare alla riforma pensionistica come auspicava il fu D’Alema in tenuta british?

“Qualunque cosa dica o faccia Silvio Berlusconi va demolita, fosse anche risolutoria di tutti i problemi che affliggono il Paese!”, sono state queste le parole d’ordine lanciate, raccolte e messe implacabilmente e sistematicamente in pratica all’unisono dalla sinistra-centro per tutti i cinque anni del governo della Cdl.

Ed eccolo, lo statista (?!?!) post comunista ammainare le vele del risanamento del bilancio pubblico per issare quelle della pirateria pronto a speronare la barca del nemico...di classe.

“Non siamo qui per strumentalizzare la manifestazione, ispirata dai sindacati e con forti motivazioni. Certo, questo governo prima se ne va, meglio è... E’ una manifestazione nella quale noi ci riconosciamo...”, Queste le dichiarazioni dell’ex presidente del governo ulivista (il quale ha già abbandonata al suo imbocco l’elegantissima “terza via” e re-indossa una logora tuta blu con stampati la falce e martello), rilasciate mentre marcia alla testa del corteo sotto lo slogan: “Difendi il tuo futuro”.

Eravamo nel dicembre del 2003, durante l’ennesimo spiegamento di forze lanciato contro il governo di centrodestra.

“...non c’è dubbio che se i ministri vanno a una manifestazione questo pone un problema al governo... La sinistra estrema rischia di trovarsi in un’insostenibile contraddizione perché i cittadini potrebbero chiedergli perché non si dimettono...”

Questa è l’ultima versione, quella primavera-estate 2007 (ma non sarà quella definitiva vista la relativamente giovane età del ministro degli esteri) di un D’alema variopinto e sgargiante dopo ogni muta stagionale.

Insomma le riforme vanno bene quando è lui a fingere di volerle fare e in piazza contro il proprio governo ci si può andare quando, sempre lui, lo ritiene coerente e, perchè no, gramsciano!

Tags: Massimo D'Alema, Comunisti, Riforme

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